Giornata del Creato, a Binanuova veglia con conclusione sull’Oglio

L'appuntamento nella serata di lunedì 4 settembre per i fedeli dell'unità pastorale "Cafarnao”

image_pdfimage_print

Nella serata di lunedì 4 settembre, a Binanuova, l’unità pastorale “Cafarnao” (comprendente le comunità di Vescovato, Ca’ de Stefani, Pescarolo, Pieve Terzagni, Gabbioneta e Binanuova) si è radunata per una veglia di preghiera in occasione della 12esima Giornata per la salvaguardia del Creato. Appuntamento ormai da qualche anno diventato consuetudine.

Una assemblea partecipe ha condiviso momenti di ascolto della Parola, preghiera e riflessione, aiutata anche da immagini, musiche e segni. A partire, naturalmente dal tema del viaggio, cui è stato incentrato quest’anno il messaggio della Giornata: “Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo” (Gen 28,16).

È da dodici anni che la CEI propone, il 1° settembre, la Giornata per la salvaguardia del Creato. La data è stata scelta in comunione con la Chiesa ortodossa che già da tempo dedicava l’inizio del mese a questa preziosa iniziativa. Papa Francesco, sulla scia della Laudato si’ ha voluto ulteriormente promuoverne il valore, anche ecumenico, prolungando le occasioni di riflessione fino alla festa dedicata a san Francesco.

La veglia di Binanuova, presieduta dal parroco in solido don Paolo Tomasi, ha focalizzato l’attenzione sul fatto che l’uomo non sia padrone della terra, ma viaggiatore su di essa, con il desiderio di Dio, con la ricerca e la comprensione dell’altro e nella scoperta del creato.

La serata si è conclusa con la processione che dalla chiesa parrocchiale ha condotto i fedeli nella suggestiva parte di oratorio prospiciente la riva dell’Oglio, per l’occasione illuminata a festa. Qui, dopo l’affidamento a Maria, è avvenuta la benedizione dei presenti e delle acque, mentre il barcaiolo Federico, risalendo il fiume contro corrente, ha gettato una corona di fiori a memoria di tutte le vittime dell’acqua.

Photogallery della veglia

 

Il messaggio della Giornata e il commento di don Bignami

Facebooktwittermail