I Vescovi alle Chiese: “Custodite il Creato anche con un turismo sostenibile”

Il primo settembre si celebra la XII Giornata Nazionale per la custodia del creato. Il Commento di don Bignami al messaggio della CEI

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Il mese di settembre si apre con la celebrazione nelle Chiese locali d’Italia della Giornata per la custodia del creato, giunta alla XII edizione. L’iniziativa ha assunto quest’anno una connotazione particolare, intercettando le riflessioni di tre Commissioni episcopali della CEI e affrontando con energia una tematica dai delicati risvolti economici e sociali: il complesso rapporto tra mobilità, risorsa turistica e rispetto dell’ambiente.

Il settimanale “La vita Cattolica” dedica al tema un approfondimento, con il commento del moralista don Bruno Bignami, che riportiamo insieme al testo del messaggio dei vescovi italiani. Domenica 3 settembre si terranno le prime iniziative nazionali promosse dalla Chiesa italiana, e la S. Messa domenicale trasmessa da RAI 1 ricorderà la tematica. Nel corso del mese di settembre anche in Diocesi seguiremo le iniziative promosse per una sensibilizzazione sul dovere di tutelare e custodire l’ambiente in cui viviamo.

 

Il messaggio della Giornata per la tutela del creato

 

Sussidio per la 12ª Giornata Nazionale per la Custodia del Creato

 

Il commento di don Bruno Bignami su “La Vita Cattolica”

Due scene reali.

«A che ora chiude Venezia?», chiede, serio e convinto, un turista straniero sul far della sera a un residente.

L’autostrada seminata di tabelloni che indicano in quanti minuti si raggiungerà le prossime città: Parma 20’, Reggio Emilia 35’, Modena 45’…

Che strano: davvero qualcosa sta cambiando nel nostro approccio col mondo, se trattiamo le città come un mega Luna Park con orari di apertura e chiusura o se valutiamo le distanze con i minuti più che con i chilometri… Gli esempi si potrebbero anche moltiplicare: si pensi ai viaggi esotici in mari bellissimi ma in villaggi turistici che non fanno incontrare la popolazione locale, o alla tragedia, mai purtroppo fuori moda, del turismo sessuale, oppure all’occupazione di massa di località montane come le Dolomiti, spostando il problema dell’inquinamento da Milano a Madonna di Campiglio o Cortina…

La 12a giornata Nazionale per la Custodia del Creato (1 settembre 2017) ha al centro il tema del viaggio. A partire dallo stupore di Giacobbe, che in Gen 28,16 rimane meravigliato della presenza di Dio sulla terra che sta calpestando: «Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo» – ammette candidamente. Felice scoperta, quella di chi, in viaggio, scopre la presenza di Dio su una terra che non gli appartiene, ma di cui rende lode. Si sa, il viaggio è metafora dell’esistenza. Dimmi come viaggi e ti dirò chi sei! Mai come in questo tempo esistono infinite modalità di viaggiare: basterebbe ascoltare i racconti vacanzieri dei vicini di casa o dei colleghi di lavoro. Ciascuno ama descrivere la meta, cosa ha visto, ma spesso anche il modo per raggiungerla. Chi ha sperimentato una qualche fatica ricorda con più dovizie di particolari il percorso del viaggio. Roma in aereo non è come Roma in treno e men che meno come Roma a piedi sulla via Francigena. A tal punto che in quest’ultimo caso scomodiamo la parola pellegrinaggio per dire che nel viaggio c’è il senso della meta: la tomba degli apostoli Pietro e Paolo, certo, ma anche la storia particolare di Fidenza, Parma, Lucca, Siena o Viterbo…

Nel messaggio della Chiesa italiana per l’attuale giornata, si afferma che «abitiamo la terra come viaggiatori». La mobilità appartiene alla dignità umana: è esperienza di vita. Chi non può muoversi, infatti, è motivato o da una disabilità o dall’intervento di qualche grave causa esterna: il carcere, l’ospedale, la necessità di accudire qualcuno, le ristrettezze economiche.

L’uomo viaggia. Lo fa per conoscere luoghi e culture, per attraversare ambienti e per incontrare persone. Il turismo sostenibile risponde a queste esigenze. Non occupa spazi né invade esistenze. Si muove in punta di piedi. Sa contemplare la bellezza, la riconosce, se ne stupisce e soprattutto sa incontrare l’umanità. Ciò vale per chi ospita e per chi arriva. Se non «sostiene» i volti, il turismo è anonimo e vuoto. Insostenibile, appunto. I luoghi non sono mai attrazioni turistiche, ma culture e tradizioni. Le persone non sono mai solamente ospiti o ospitanti ma umanità che si incontra e interagisce. Tutto ciò papa Francesco lo esprime in modo poetico in Laudato si’ 84: «Tutto è carezza di Dio». La fede aiuta a guardare alla terra come dono, non solo come fonte di ricchezza. Per questo l’autentico viaggiare è pellegrinaggio, ossia scoperta dell’amore di Dio attraverso un luogo e le persone che lo abitano.

Perché ciò avvenga c’è bisogno della cultura della cura. Ciascuno è chiamato a prendersi cura del quartiere o del paese dove vive. Prima attenzione. Chi viaggia, però, non può dimenticare di custodire ciò che trova e lasciarlo un po’ migliore di com’era prima del suo arrivo. Il celebre motto scout mantiene tutta la sua forza. Ecco la seconda urgente attenzione.

Da ultimo oggi la mobilità e il viaggio rimandano alla drammatica condizione dei migranti. Il tema andrebbe sottratto alla velocità di un tweet del politicante di turno per affidarlo alla lentezza della poesia. Prendo a prestito un testo della nobel polacca Wislawa Szymborska, intitolato Salmo:

«Oh come sono impermeabili le frontiere umane! Quante nuvole vi scorrono sopra impunemente,

quanta sabbia del deserto passa da un paese all’altro, quanti ciottoli di montagna rotolano su terre altrui

con provocanti saltelli!

Devo menzionare qui uno a uno gli uccelli che trasvolano, o che si posano sulla sbarra abbassata?

Foss’anche un passero – la sua coda è già all’estero, benché il becco sia ancora in patria. E per giunta, quanto si agita!

Tra gli innumerevoli insetti mi limiterò alla formica, che tra la scarpa sinistra e la destra del doganiere

non si sente tenuta a rispondere alle domande “Da dove?” e “Dove?” (…)

Solo ciò che è umano può essere davvero straniero.

Il resto è bosco misto, lavorio di talpa e vento».

Meditiamo, gente, meditiamo.

don Bruno Bignami

 

 

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