Festa al Santuario della Fontana, «palestra» dove crescere nella fede, nella carità e nella speranza

Nel pomeriggio di lunedì 8 aprile il vescovo Napolioni ha presieduto a Casalmaggiore l'Eucaristia nella solennità dell'Annunciazione

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Un santuario come una «palestra» dove crescere nella fede, nella carità e nella speranza, e nel quale Maria «ci traccia la strada». Così il vescovo Antonio Napolioni nella Messa celebrata lunedì 8 aprile al Santuario della Madonna della Fontana di Casalmaggiore, nella solennità dell’Annunciazione del Signore, nella quale ha voluto ricordare come questi luoghi siano «un rifornimento continuo, una fontana zampillante di queste virtù».

In tanti hanno preso parte alla festa patronale del santuario maggiorino – celebrata “in ritardo” rispetto alla data del 25 marzo a motivo della coincidenza con la Quaresima – unendosi alla festa della comunità dei frati Cappuccini che vi presta servizio. Accanto al vescovo Antonio Napolioni anche monsignor Giampiero Palmieri, arcivescovo di Ascoli Piceno e vicepresidente per l’Italia centrale della Conferenza Episcopale Italiana, presente con una piccola delegazione di giovani preti della sua diocesi presenti da qualche giorno in terra cremonese per un’occasione di spiritualità fraterna. Tra i concelebranti anche diversi sacerdoti della zona, con il parroco di Casalmaggiore don Claudio Rubagotti e il diacono permanente Luigi Lena che ha prestato servizio all’altare.

«Non si può non celebrare l’annunciazione, perché questo annuncio è la notizia, è la svolta dell’umanità», ha esordito il vescovo nell’omelia davanti ad un santuario gremito di fedeli, cogliendo quindi tre aspetti dalle letture liturgiche. L’episodio della prima lettura del re Acaz, il quale per orgoglio rifiuta l’aiuto del Signore, ha aiutato a riflettere sull’affidamento a Dio. «Questo – ha detto il vescovo – è un santuario nel quale tante persone vengono a chiedere un segno, un miracolo, una carezza di Dio. Non sempre si ottiene quello che si chiede; qualche volta si ottiene molto di più, cioè la pace del cuore». E ha proseguito: «L’importante non è pretendere, ma fidarsi! Acaz non si fidava. Tanti potenti, e tanti di noi quando pensiamo di avere grosse responsabilità, decidono di far da soli e si fanno solo i pasticci». Per questo «è importante imparare dai piccoli, dai bambini, dai malati: affidarsi a quelle mani senza le quali io non potrei fare nulla». E allora il primo passo è quello «di non fermarci ai segni che vorremmo, non rifiutare i segni che Dio ci manda, ma metterci nella disposizione della fiducia, dell’accoglienza, dell’abbandono», ha sottolineato monsignor Napolioni.

Un atto di fiducia, quello dell’abbandonarsi a Dio, come «quello d’amore di una ragazza che si fida del suo sposo, come la terra si fida della pioggia che scende dal cielo e del seminatore che sparge il grano e genera vita». Proprio come il gesto di Maria, che accoglie «questa rivoluzione introdotta da un “rallegrati”» pur avendo in conto di diventare un giorno madre. Eppure, si è interrogato il vescovo, «quanta gente viene a chiedere un figlio? È forse una preghiera passata di moda». Secondo monsignor Napolioni la contemporaneità è sinonimo di sterilità: «Sempre meno figli, sempre meno giovani, sempre meno fiducia nella vita, perché c’è meno giustizia a favore di chi ha il coraggio di mettersi dalla parte della vita stessa».

Il mistero della Creazione, pur esigendo «estrema delicatezza e rispetto nei confronti della paternità e della maternità», è tuttavia il dono di Dio: «Lui, che ha suo figlio in comunione con sé dall’eternità, lo dona all’umanità perché essa ne faccia ciò che vuole», ha detto Napolioni. L’ incarnazione di Gesù è allora «la fiducia del Figlio di Dio che, attraverso quella della madre Maria, diventa la fiducia del mondo, la fiducia dell’universo, che riceve da Dio il corpo di Gesù, ma anche il corpo di me stesso e di ogni fratello e sorella» per «fare la volontà del Padre», ha aggiunto il vescovo. Un’obbedienza, insomma, «da figli liberi animati dall’amore di Dio», così che ognuno «si senta membro di un unico corpo di questa umanità rigenerata dall’amore di Dio, che ci ha dato suo figlio per la salvezza del mondo», ha concluso il vescovo.

Al termine della celebrazione, il superiore dalla comunità cappuccina, padre Francesco Serra, ha ringraziato tutti i presenti e quanti hanno animato la liturgia; i concelebranti si sono recati poi nella cripta, davanti all’antica effigie della Madonna della Fontana, dove il vescovo ha recitato la preghiera di affidamento prima della benedizione. Infine, un breve momento conviviale negli spazi esterni del convento.

 

Omelia del vescovo Napolioni

Jacopo Orlo
TeleRadio Cremona Cittanova
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