Dall’8xmille un contributo di 459mila euro per i beni culturali ecclesiastici cremonesi

Nella scelta favorite le piccole comunità che hanno meno disponibilità finanziaria. Mons. Bonazzi: "Spiace non metter mano a chiese importanti come S. Omobono, S. Lucia e S. Vincenzo"

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Anche quest’anno i Vescovi delle diocesi italiane sono stati invitati a inoltrare le richieste sui fondi dell’8×1000 della Conferenza Episcopale Italiana attraverso i delegati vescovili. Fondi che interessano diversi ambiti propri dei beni culturali: quali immobili sottoposti a vincolo, come le Chiese e le loro pertinenze (case parrocchiali o vicariali, oratori..), impianti di sicurezza per le stesse, archivi, biblioteche, musei, restauro organi storici, associazioni di volontariato.

Le richieste inoltrate per la diocesi di Cremona sono sulla base dei budget a disposizione: 350.000 euro per i beni immobili; 13.000 per musei, 13.000 per le biblioteche (anche per quelle di ordini religiosi); 13.000 per gli archivi; 19.000 per gli impianti di sicurezza; il 40% sull’importo delle spese per il restauro degli organi; 10.000 per le Associazioni. La sintesi nella seguente tabella:

Riepilogo-controbuti

Come si può osservare è sempre stato chiesto il massimo per ogni voce, ad eccezione degli archivi (mancano i presupposti giuridici), musei (si sta elaborando il progetto) e il volontariato (non esistono associazioni diocesane che abbiano come finalità la tutela dei beni culturali).

Si può notare anche che due sono le biblioteche per le quali si sono ottenuti fondi: quella del Seminario Vescovile e quella delle Suore Adoratrici di Rivolta d’Adda.

La parte più consistente riguarda i beni immobili, per i quali da qualche anno, vista la crisi economica, occorre prestare attenzione poiché i fondi 8×1000 possono coprire al massimo la metà della spesa; l’altra è a carico della Parrocchia. Purtroppo non sempre è possibile inoltrare richiesta per alcune chiese proprio perché la Parrocchia non è in grado di garantire la restante copertura finanziaria.

Il criterio di scelta è nelle mani di una Commissione diocesana che propone al Vescovo quanto ipotizzato; ed è il Vescovo a inoltrare direttamente a Roma la richiesta.

Per quest’anno la richiesta, procedendo, come sempre, con il criterio di favorire le piccole comunità che hanno meno disponibilità finanziaria, riguarda le coperture delle chiese parrocchiali di Villastrada (Dosolo – MN), Castelfranco d’Oglio (Drizzona – CR) e di Gombito (CR). Ha avuto fondi anche la Parrocchia di Casalbuttano, che si è trovata ad affrontare diversi lavori sia per la sagrestia che per l’Oratorio. E Villa Pasquali (Sabbioneta), che aveva già avuto contributi nell’anno 2012/2013: trattasi di una bellissima Chiesa – del Bibbiena – posta in una piccola comunità. Si è dovuto modificare il regolamento nazionale per avere i fondi necessari per l’intervento della zona absidale, fessurata anche per i terremoti del 2012.

Avuta certezza del contributo il 1 dicembre 2015, il giorno seguente alla scadenza della richiesta (30 novembre), i lavori sono già iniziati a Castelfranco, Villastrada e Casalbuttano, mentre Gombito e Villa Pasquali stanno predisponendo l’inizio o hanno già iniziato, ma non è stata ancora completata la documentazione per accedere alla prima rata.

Gli impianti di sicurezza sono stati stanziati per le Chiese di Romanengo, Casalbuttano (Santuario della Graffignana), Cassano d’Adda (Chiesa di S. Antonio), S. Martino in Beliseto e Villastrada.

L’organo storico è quello della Chiesa Parrocchiale di Soresina.

Qualcuno può affermare che si tratta di somme relativamente significative, ma nel panorama di povertà che caratterizza anche le comunità parrocchiali questi contributi risultano invece indispensabili per la conservazione dei luoghi di culto: il contesto verso il quale si sta andando, considerato che non esistono le possibilità economiche per mantenere aperte tutte le chiese, anche quelle di un valore religioso e storico-artistico elevato, è quello di chiuderne alcune per il culto. Spiace, ad esempio, rimanendo nel solo ambito della città, non metter mano a chiese importanti, come S. Omobono, S. Lucia e S. Vincenzo. Chissà se in un prossimo futuro sarà possibile concretizzare qualcosa.

mons. Achille Bonazzi
responsabile Ufficio diocesano
per i Beni culturali ecclesiastici

Nella foto la chiesa di Villa Pasquali opera del Bibiena

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