Dal campetto di Cristo Re alla Nazionale: Gianluca Vialli, uomo vero e indimenticabile

Alla notizia del decesso a Londra la mattina del 6 gennaio, Nobile (presidente Corona Calcio): «Se ne va un grande uomo, sempre disponibile per la città di Cremona e che non ha mai dimenticato da dove è partito»

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Sono passati ormai cinquant’anni da quando Gianluca Vialli calcava il campetto della parrocchia di Cristo Re, a Cremona. Tesserato nei Pulcini del Corona Calcio prima del grande salto nel “calcio dei grandi”, quel calcio che lo ha reso uno degli attaccanti italiani più importanti di sempre.

Dalle giovanili del Pizzighettone alla Cremonese, con cui ha esordito in Serie C1 a sedici anni. Quattro anni in prima squadra, culminati con la promozione in Serie A, mai giocata con la maglia della sua città. Poi la Sampdoria, in cui fu protagonista dello Scudetto 1990-1991, la Champions League vinta da capitano della Juventus, i trofei continentali e le coppe nazionali con il Chelsea, la Nazionale italiana, prima da calciatore e poi da capo delegazione, al fianco dell’allenatore, amico fraterno e “gemello del gol” dai tempi di Genova, Roberto Mancini, con cui alza l’Europeo del 2021. Infine una pausa, annunciata lo scorso 14 dicembre, con l’obiettivo – raccontava in una nota – di utilizzare tutte le energie psico-fisiche per aiutare il suo corpo a superare questa fase della malattia. Un cancro al pancreas con cui ha convissuto dal 2017. Gianluca Vialli è deceduto a Londra, la mattina del 6 gennaio, dopo anni sì di sofferenza, ma vissuti appieno, con forza e orgoglio. Una carriera da vero combattente, da vero vincente, in cui ha girato l’Europa e il Mondo, senza però mai dimenticare la Cremona che gli ha dato i natali e che lo ha cresciuto.

«Ricordo che ha cominciato a tirare i primi calci qui da noi, nel nostro campetto di fianco alla chiesa – spiega Giordano Nobile, presidente del Corona Calcio –. C’è grande dolore per un ragazzo di Cristo Re che se ne va, per un grande uomo, sempre disponibile per la città di Cremona e che non ha mai dimenticato da dove è partito».

Un ricordo colmo di emozione, legato a una fotografia che lo stesso Vialli aveva lasciato con dedica agli amici di Cristo Re prima del trasferimento a Londra. «Resteranno sempre nel mio cuore, diceva la dedica. Ecco, Gianluca – conclude Nobile – questo vale altrettanto per noi: resterai per sempre nei nostri cuori».

Al cordoglio per la scomparsa di Gianluca Vialli si aggiungono anche numerosi colleghi, amici, società sportive e addetti ai lavori. Tra i tanti, anche la società grigiorossa. Cordoglio espresso anche dal cav. Giovanni Arvedi: «A lui mi legano molti positivi ricordi sia del passato che del presente – si legge sul sito della società –. Non era solo un grande sportivo, giustamente tra i più amati, era anche un uomo con il quale sentivo di condividere quei valori che devono essere alla base dello sport come della vita e che lui ha sempre testimoniato ai più alti livelli».

Un lato poco conosciuto di Gianluca Vialli, rispetto al suo rapporto con la fede, emerge dal libro Grazie A Dio  –  Giampaolo Mattei E I Campioni Del Calcio (edizioni Piemme  1999). Dicendosi cattolico, Vialli riconosce «di non essere così praticante come dovrei e vorrei». E prosegue: «Ma se anche non sono un praticante modello ritengo di essere credente vero». Particolarmente intenso il suo rapporto con la preghiera: «Prego ogni giorno. Non potrei avere fede senza la preghiera», racconta il calciatore cremonese, convinto che «è importante affrontare i problemi di oggi alla luce del Vangelo, dell’insegnamento di Cristo». Nell’intervista non manca neppure una domanda sulla testimonianza che può dare un calciatore cristiano. La risposta termina così: «Non ho la presunzione di insegnare qualcosa in materia di fede. Spero di essere sempre ricordato come un giocatore serio, corretto e onesto».

Matteo Cattaneo
TeleRadio Cremona Cittanova
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