Cresce il traffico e il consumo di droghe: nuovi rischi nella pandemia

Nella Giornata mondiale contro l’abuso e il traffico di droga, l’Onu richiama i Paesi a non abbassare la guardia nella lotta contro il commercio illegale di sostanze stupefacenti e a rafforzare i programmi di prevenzione delle dipendenze e di cura delle vittime. Ma la strada è ancora lunga da percorrere. Parte in Italia la campagna lanciata nelle comunità terapeutiche “Mai più invisibili”.

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“Conoscenza migliore per cure migliori”. E’ il tema della Giornata mondiale contro l’abuso e il traffico di droga 2020 celebrata venerdì 26 giugno. Una ricorrenza istituita dall’Assemblea generale dell’Onu nel 1986 con l’intento di unire gli Stati nella lotta contro il commercio illegale di sostanze stupefacenti e rafforzare i programmi di prevenzione delle dipendenze da droghe e di cura delle vittime.

600 mila morti l’anno

Dopo oltre 30 anni, il bilancio è però fallimentare. Sono quasi 600 mila i morti in un anno e circa 270 milioni le persone che fanno uso di sostanze stupefacenti nel mondo, secondo le ultime stime dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodoc), che ha sede a Vienna. Sono dati al rialzo, che evidenziano anziché il calo l’aumento del consumo di droga, cresciuto del 30 per cento negli ultimi 10 anni. Nel Rapporto mondiale sulla droga, presentato ieri nella capitale austriaca, riferito al 2018 si segnala che vi sono 35 milioni di persone che soffrono di disturbi collegati all’uso di droghe.

La cannabis è la più usata

Regina delle droghe si conferma la cannabis, la più utilizzata, con 192 milioni di consumatori, responsabile di oltre la metà dei reati penali connessi alla droga, registrati in 69 Paesi monitorati tra il 2014 e il 2018. La legalizzazione della cannabis non ha migliorato la situazione. Se “l’impatto delle leggi che hanno legalizzato la cannabis in alcuni Paesi, sottolinea il Rapporto – è ancora difficile da valutare, è interessante notare che l’uso frequente della cannabis è aumentato in tutte questi Paesi dopo la legalizzazione. In alcune di queste giurisdizioni, i prodotti di cannabis più potenti sono anche più comuni sul mercato”.

Gli oppiodi sono i più letali

Sono però gli oppiodi le sostanze più letali: nell’ultimo decennio i decessi dovuti all’uso a questo tipo di sostanze sono aumentati del 71 per cento, fino al 92 per cento nelle donne rispetto al 63 per cento degli uomini.. Preoccupazione particolare destano i consumi di droghe in progressivo aumento nei Paesi in via di sviluppo rispetto ai Paesi sviluppati e sempre più diffuse tra gli adolescenti e i giovani, più vulnerabili agli effetti dannosi delle sostanze stupefacenti sulla loro psiche in formazione.

I nuovi rischi della pandemia

Ad aggravare quest’anno lo scenario già drammatico è stato lo scoppio della pandemia del Covid19. La chiusura delle frontiere e altre restrizioni alla mobilità hanno infatti provocato carenza di droghe sulla strada, portando ad un aumento dei prezzi e una riduzione della purezza. L’aumento della disoccupazione e i disagi sociali dovuti alla pandemia si ripercuotono sulle fasce più povere e deboli delle popolazioni, quindi più esposte al consumo di stupefacenti ed anche  al traffico e alla coltivazione di droghe per trarne guadagni per la sopravvivenza in una fase di acuta crisi economica.

Allarme per nuove rotte della droga

A causa della diffusione del Covid19 i trafficanti potrebbero dover trovare nuove rotte e metodi di smercio, specie in rete, nel cosiddetto darkweb, rendendosi ancora più invisibili, aumentando le spedizione via posta. La pandemia ha già causato carenza sul mercato di oppiacei, e questo può portare i consumatori a cercare sostanze più facilmente disponibili come alcol benzodiazepine o miscele di droghe sintetiche. Si teme anche l’incremento di tipologie di uso più dannose attraverso l’iniezione.

Monito dell’Onu: non ripetere errori passati

Da qui il monito dell’agenzia specializzata contro le droghe (Unodoc) a non ripetere gli errori del passato, quando a seguito della crisi economica mondiale del 2008 i governi ridussero i budget per la lotta all’abuso e al traffico di droghe, specie gli interventi di prevenzione e i servizi di trattamento farmacologico. Basti dire che per 1 dollaro investito nelle cure produce un ritorno di 12 dollari in risparmi sanitari e costi di giustizia. Si teme inoltre che a seguito della pandemia possano diminuire anche le operazioni internazionali di collaborazione e intercettazione, agevolando i trafficanti di droga nel loro mercato di morte.

Guterrez: fatti e responsabilità condivise

Nella lotta alla droga servono “fatti e responsabilità condivise”, raccomanda il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterrez, in un messaggio per la Giornata odierna. “Dobbiamo sforzarci di costruire su ciò che funziona”, aggiunge ricordando quanto di buono è stato fatto nel suo Paese in Portogallo, vent’anni fa quando lui era primo ministro, operando su due fronti: reprimendo il traffico di droga e perseguendo le persone che traggono “profitto dalla miseria umana” e assicurando le cure necessarie ai tossicodipendenti “prima di tutto pazienti e vittime”. Oggi rileva Guterrez, il Portogallo ha uno dei tassi di mortalità più bassi in Europa di mortalità per droga.

Campagna in Italia “Mai più invisibili”

Tra i Paesi invece che sembrano aver dimenticato l’urgenza di una piaga sociale tanto estesa è l’Italia, dove oggi è partita la campagna “Mai più invisibili”, promossa dalle principali Reti del privato sociale e dalle Comunità terapeutiche, che lamentano l’ignavia e l’indifferenza delle autorità dello Stato. Per questo oggi, in occasione della Giornata mondiale contro la droga, migliaia di striscioni colorati, con la scritta impressa, sono esposti dai ragazzi, che in massima parte sono gli ospiti di queste strutture residenziali, sparse su tutto il territorio italiano.

Appello delle Comunità terapeutiche

In questo periodo di pandemia “vogliamo gridare al Paese – dichiara Luciano Squillaci – presidente della Federazione italiana delle comunità terapeutiche (Fict) – che esistiamo anche noi e che siamo stanchi di essere dimenticati”. “I nostri bisogni – aggiunge Biagio Sciortino, presidente del coordinamento nazionale Intercear – sono puntualmente disattesi” da molti anni ormai dal governo e dai parlamentari. “Non solo invisibili e dimenticati” nel piano Colao per la ripresa economica del Paese “ma anche non riconosciuti nella nostra funzione sociale e sanitaria”. “I danni economici e sociali dell’epidemia – lamenta Francesco Vismara della comunità di San Patrignano – si vanno ad aggiungere alla situazione di difficoltà in cui versa il settore da troppo tempo dimenticato”.

Ascolta l’intervista a Luciano Squillaci

Le dimenticanze colpevoli dello Stato

“Siamo sgomenti – dichiara Giampaolo Nicolasi della Comunità Incontro – nel riscontrare in Parlamento nuovi tentativi di legalizzare la cannabis, non solo quella light ma anche quella sintetica”. “Appare surreale – commenta Nicolasi – che in una fase drammatica come quella che stiamo attraversando, la politica e le istituzioni ne discutano nuovamente anziché puntare su un approccio valoriale e preventivo da condividere a livello sociale. Tra l’altro in nessuna manovra finanziaria così come in occasione dei recenti Stati Generali di Villa Pamphilj, la politica ha tenuto conto del terzo settore e di chi lotta ogni giorno contro le dipendenze”. Parole forti, pronunciate con passione ed emozione, da chi opera in prima fila nella lotta alla droga e chiede di essere supportato dallo Stato per il bene di tutto il Paese.

Isolati e abbandonati nell’emergenza del Covid19

“Vogliamo in questa Giornata – dichiara Luciano Squillaci – mandare un messaggio forte al governo e al Parlamento, considerato che oggi in Italia abbiamo oltre mezzo milione di persone che avrebbero bisogno di essere prese in carico, che fanno uso strutturale di sostanze illegali e di queste solo una su cinque trova risposte nei servizi, che sono normati da un legge vecchia di 30 anni”. Una realtà drammatica dimenticata, constata Squillaci “nonostante il numero dei morti continui ad aumentare: 350 l’anno, quasi una persona al giorno muore per droga, senza contare i decessi per incidenti stradali e altre patologie collegate”. La politica è sorda ai nostri richiami, lamenta Squillaci “perché la droga a livello politico non conviene, divide conduce su strade ideologiche che nulla hanno a che fare con la persona umana e i suoi bisogni”. Latitante anche la stampa, “presente solo in casi eclatanti”. La pandemia del Covid19 ha esasperato la situazione. “Zero le risposte in tre mesi in cui sono stati richiesti interventi specifici. Isolati e abbandonati, ci siamo salvati arrangiandoci”.

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