Corresponsabili nel cammino della Chiesa

L'intervento del vescovo Napolioni, insieme a quelli di don Enrico D'Abbicco ed Eleonora Palmentura, ha caratterizzato l'ultima mattina della 73ª Settimana di aggiornamento pastorale

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«Prospettive di nuove corresponsabilità di fronte ad accoglienza, spiritualità, solidarietà»: questo il titolo della tavola rotonda cui nella mattinata di mercoledì 26 giugno all’Istituto Ambrosiano di Seveso ha preso parte il vescovo Antonio Napolioni a conclusione della 73ª Settimana di aggiornamento pastorale organizzata dal Centro di orientamento pastorale.

Un tema attorno al quale, insieme al vescovo di Cremona, hanno riflettuto don Enrico D’Abbicco e Eleonora Palmentura, rispettivamente vicario generale e membro del Consiglio pastorale dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto.

Che cos’è questa corresponsabilità? «È la capacità – ha spiegato Napolioni – di rispondere insieme a Dio, alla chiamata, alla realtà. Qualcosa che viene dal profondo del nostro essere cristiani».

Una corresponsabilità che si legge nella storia episcopale di monsignor Napolioni, vescovo da otto anni, catapultato dalle Marche alla Bassa Padana. «Non potevo contare sulla conoscenza della realtà – ha raccontato –, quindi sono stato costretto alla corresponsabilità, e l’ho fatto volentieri». Una corresponsabilità che si evince anche nella preziosa collaborazione con il vescovo emerito Dante Lafranconi.

«Nelle comunità occorre parlarsi, è necessario prendersi il tempo per ascoltare le opinioni e le sensibilità». Da queste parole del vescovo l’illustrazione delle Aree pastorali in cui la Diocesi di Cremona è divisa: “Comunità educante, famiglia di famiglie”, “In ascolto dei giovani”, “Nel mondo con lo stile del servizio” e “Capaci di comunicazione e cultura”. «Quattro elementi dello stesso discorso, l’identikit della comunità cristiana in missione oggi – ha sottolineato –. Una corresponsabilità nella conoscenza della realtà e nel discernimento». Un pensiero allora va anche alla visita pastorale, spalmata su più anni, programmata per conoscere tutti i membri della famiglia diocesana, «non per fare festa al vescovo».

Due altre componenti di questa corresponsabilità che caratterizza la Chiesa cremonese sono il Santuario di Caravaggio e il Seminario vescovile. «Stiamo cercando di fare laboratori di corresponsabilità, non solo per i sacerdoti – ha evidenziato Napolioni –, ma affiancandoli con religiosi e famiglie che scelgono di vivere temporaneamente al Santuario, dando una testimonianza di Chiesa il più possibile intervocazionale». «E altrettanto vale per il Seminario – ha aggiunto il vescovo –: stiamo pensando non solo a resistere, ma a rinnovare, tentando di superare il modello monastico clericale, integrandolo con la partecipazione nella vita nelle comunità, con gli incontri con le famiglie».

«Il banco di prova più consistente è però quello delle unità pastorali», ha concluso. Comunità costruite, secondo le esigenze, sulla corresponsabilità tra sacerdoti e laici, che diventano così con-discepoli.

Don Enrico D’Abbicco ed Eleonora Palmentura hanno raccontato l’esperienza del cammino sinodale nell’arcidiocesi di Bari-Bitonto, caratterizzato dagli incontri nelle carceri, nelle comunità, nei centri d’ascolto. Ma soprattutto dalle consultazioni sinodali per strada. «Perché Gesù è il primo ad aver vissuto questo stile – ha sottolineato il vicario generale –, perché la prima comunità si è formata per strada, perché il cristianesimo è nato come movimento di strada». Con il ruolo di “Portatori di Parola”, come raccontato da Palmentura, in un «laboratorio che fa della strada, della piazza, dei mercati, uno spazio animato, luogo di vita, di relazione, e anche di fede».

 

 

A Seveso la 73ª Settimana nazionale di aggiornamento pastorale

Matteo Cattaneo
TeleRadio Cremona Cittanova
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