Chiesa di Casa, l’abbraccio alle famiglie nell’ultima puntata della stagione

In occasione del X Incontro mondiale delle famiglie ospiti in studio i coniugi Maria Grazia e Roberto Dainesi (incaricati diocesani Pastorale familiare) con don Enrico Trevisi (coordinatore area pastorale Famiglia di famiglie)

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ƒ. Ci credono con forza i coniugi Maria Grazia e Roberto Dainesi, incaricati diocesani per la Pastorale familiare. Una famiglia che ha bisogno di altre famiglie. In altre parole del respiro di una comunità, che a sua volta ha la responsabilità di «intravedere nelle famiglie i segni della presenza del Signore». Ne è convinto don Enrico Trevisi, coordinatore dell’area pastorale «Famiglia di famiglie», che insieme ai coniugi Dainesi è stato ospite questa settimana di Chiesa di casa, il talk di approfondimento pastorale della Diocesi di Cremona, che nell’ultima puntata della stagione non poteva che cogliere spunto dall’incontro mondiale delle famiglie.

Un evento con il quale la Chiesa intende in qualche modo aiutare ad accogliere il «progetto di Dio», e quindi la propria «vocazione», come ha sottolineato il sacerdote. Riguardo le modalità di questo aiuto, poi, la comunità cristiana deve rimanere disponibile a quanto la realtà oggi suggerisce: esigenze, generazioni e tempi del tutto nuovi.

Proprio a questo riguardo, secondo Maria Grazia «si fa ancora un po’ fatica a pensare a proposte che tengano conto davvero dei vissuti familiari». Ma c’è un’altra necessità: una comunità che vuole includere le famiglie, secondo Maria Grazia, deve lasciarsi stupire: «l’invito che ci facciamo è di guardare a ogni famiglia con ammirazione e stima». Certo, lo stupore non basta: l’attenzione della Chiesa e, nello specifico, della Diocesi di Cremona, vuole farsi abbraccio tangibile. Un rapporto, dunque, prima ancora che una formula o uno schema da rispettare.

Don Trevisi, traendo spunto da Amoris laetitia, sottolinea inoltre che «la pastorale familiare non può essere fatta soltanto di conferenze e incontri». Il compito di una comunità cristiana consiste piuttosto nel «relazionarsi alle famiglie per quello che sono». Cioè, come spiega Dainesi, nella partecipazione alla «normalità di relazioni». Basta così anche una semplice cena, un incontro del tutto informale, per entrare in rapporto con le famiglie, coglierne le esigenze e condividerne la vita.

È per questo che stilando un bilancio dell’anno pastorale trascorso, secondo l’incaricato diocesano anche questo «è frutto delle relazioni». Come dire, guardando alle prospettive dell’ufficio famiglia, che il punto su cui mettersi al lavoro non sono tanto le iniziative, le attività o gli incontri. Ecco allora che «se ognuno è attento alla singolarità delle famiglie, tutte le occasioni si possono cogliere». Ne è convinto don Trevisi che pensa a un «annuncio, la proposta di un cammino di fede» che non richiede esagerati sforzi organizzativi, ma una compagnia nel quotidiano, nell’ascolto del Vangelo. Sarà poi la realtà a mostrare se questi tentativi di aiuto vadano realmente nella direzione di un sostegno effettivo alla vocazione delle persone.

Se è vero che una famiglia ha bisogno di una comunità, è anche vero che la comunità trae beneficio dalla presenza di famiglie al suo interno. Queste, infatti, sono la testimonianza che «anche nella fragilità – sostiene don Enrico Trevisi – rimane una buona notizia, il Vangelo» e che esiste una Chiesa dove «ci si sente a casa».

Perché la famiglia – conclude Maria Grazia Antonioli Dainesi – «è qualcosa di molto più complesso e ricco di un calendario di iniziative» e, dunque, a noi cristiani è affidata la sfida di coglierne il bisogno essenziale, guardando al Vangelo e seguendo la Chiesa.

Matilde Gilardi
TeleRadio Cremona Cittanova
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