“Attraversati dal vento”, un libro per ricordare don Massimo Morselli

Dall'8 al 15 dicembre la presentazione del volume in quattro parrocchie legate alla sua figura

image_pdfimage_print

Una pubblicazione postuma, di un autore ormai scomparso: è questa la caratteristica essenziale del volume “Attraversati dal vento”, libro sulla vita di don Massimo Morselli che dall’8 al 15 dicembre sarà presentato in quattro comunità della diocesi particolarmente legate alla figura del sacerdote cremonese scomparso due anni fa.

Si inizia la sera di venerdì 8 dicembre, alle 21, nella chiesa parrocchiale di Cividale Mantovano (parrocchia d’origine di don Morselli) con la presentazione a cura di don Gianni Cavagnoli. Locandina

Nel pomeriggio di domenica 10 dicembre (ore 17.30) la presentazione avrà luogo nella chiesa di Breda Cisoni (di cui don Morselli fu parroco dal 2001 al 2012). Interverranno don Giambattista Piacentini e la presidente diocesana dell’Azione Cattolica, Silvia Corbari, insieme ad alcuni estensori del testo. A impreziosire l’incontro la lettera di alcuni brani estratti dal libro e intermezzi musicali a cura di Laura Gambarin e Gianluigi La Torre di GardArt. A seguire momento conviviale in casa parrocchiale. Locandina

Venerdì 15 dicembre doppio appuntamento. Alle 20.30 nella chiesa parrocchiale di Calcio, dove don Morselli fu parroco dal 2012 sino alla morte. Dopo la presentazione a cura di don Cavagnoli, l’associazione culturale GardArt proporrà la rappresentazione “Ad Abramo e alla sua discendenza”, epistolare teatrale e musicale liberamente tratto dal libro di don Tonino Bello. Locandina

Alle 21, invece, don Davide Schiavon insieme ad alcuni amici di don Massimo presenteranno il libro al cineteatro “Giovanni Paolo II” di Castelleone, dove don Morselli fu vicario dal 1993 al 1999. Locandina

 

Il libro dedicato a don Morselli

Non è la solita biografia, in quanto l’autore è lo stesso protagonista, don Massimo Morselli, nostro prete diocesano. Si è potuto arrivare a tanto, perché larga e doviziosa è stata la sua produzione scritta. Approfittando soprattutto delle ore notturne, il don amava raccontare quello che percepiva e viveva nelle comunità, di cui era stato costituito vigile sentinella e in cui aveva posto la sua tenda. Ben sei realtà ecclesiali (vicario a Castelleone e a San Bernardo in Cremona; parroco a Breda Cisoni, dell’unità pastorale Breda Cisoni – Ponteterra – Sabbioneta – Villa Pasquali e a Calcio; assistente diocesano in Azione Cattolica), nel giro di pochi anni di vita (1968-2015) e di ministero (1993-2015), si sono succedute e intersecate.

Vi si aggiungano i capitoli del Seminario e quello della malattia, che inesorabilmente l’ha condotto alla morte. Due scenari che lasciano trasparire l’impari lotta della sua profonda umanità con il “mistero” della chiamata, tanto al ministero presbiterale, quanto alla definitività dell’esistenza.

Il volume è stato redatto in collaborazione da testimoni diretti delle esperienze ecclesiali condivise nelle varie comunità, in piena sinergia tra prete e laici, nella più pura logica evangelica: anche chi si accosta a questo volume potrà rendersi conto della personalità di don Massimo e della solidità dei suoi insegnamenti (cfr Lc 1,4).

La varietà delle situazioni pastorali fatte proprie nel suo pur breve cammino lo ha convinto di un asserto, che ha voluto trasmettere così nel suo blog: «La vita quotidiana è teatro di tensione costante, di ambienti chiusi, di relazioni contorte che rischiano di travolgermi. Penso che sia prioritario raccogliere e dare valore ad ogni frammento, avere attenzione ai particolari, ai dettagli perché la nostra vita oggi è un continuo migrare verso un mondo disorientato di frammenti che non sappiamo più utilizzare».

Tale frammentarietà di situazioni si riconnette però al convincimento di fondo che «Dio è sempre molto attento ai frammenti: agli occhi, ai gesti, a come si fanno e si dicono le cose, al granello di senape, alla pecora perduta, allo spicciolo della vedova. In ogni momento di crisi Dio ci chiede di partire dai frammenti e dai dettagli per riprendere il cammino e la nostra dignità».

Tutto ciò costituisce la motivazione ultima dell’aver raccolto in un volume tanta frammentarietà, perché costituissero la memoria viva di lui nella Chiesa, che don Massimo ha servito sino alla fine.

All’orizzonte sta la certezza che “la memoria del giusto è in benedizione” (Pr 10,7).

Inoltre, dall’intero volume traspare un altro connotato irrinunciabile della personalità di don Massimo e dello stile a cui ha improntato ogni iniziativa pastorale: la sua possente sensibilità umana, che vibra nell’affettività del suo cuore. Al riguardo candidamente confessa: «Ho ritrovato i pensieri che da un po’ di tempo vado facendo sul modo troppo intellettuale e asettico di comunicare la fede, quando invece è necessario ritornare a parlare un linguaggio semplice che trovi punti di incontro senza paure, che aiuti a volare alto… senza dare ascolto a chi ci toglie la capacità di sognare.

Nei tempi di crisi sono sempre le idee e i gesti più semplici che riaprono il cammino, che fanno ritrovare la strada. Forse abbiamo bisogno di ripartire dalla tenerezza. La tenerezza è una carezza che tocca senza prendere, avvicina senza dominare. La carezza fa vibrare, affiorare i misteri nascosti nel cuore degli altri, del tempo, del mondo. La tenerezza nasce da piccole attenzioni, un gesto di cura lieve e si colloca nella cucitura dell’anima e del corpo».

Questa è la chiave interpretativa di queste pagine, cucite insieme per affidarle ai pazienti lettori, davvero “accarezzati” dalla testimonianza di un prete scomparso da poco più di due anni, a soli 47 anni di età.

La sintesi di quest’opera multiforme si evince dalla trasparenza della sua esistenza, affidata ai solchi di questa Chiesa e di questa umanità, con un  unico convincimento, così amabilmente condensato da don Massimo in questi termini: «Dobbiamo credere che l’ultima parola non appartiene all’interesse, al profitto, alla dura lotta quotidiana, ma alla tenerezza e alla bellezza e a tutti quei gesti che passano inosservati, ma che segnano in profondità la vita dell’uomo. E questa Chiesa? Troppo intellettuale, troppo asettica e lontana. Anch’essa ha bisogno di ripartire con gesti semplici, capaci di accarezzare le ferite e le speranze».

Gianni Cavagnoli

 

BIOGRAFIA DI DON MASSIMO MORSELLI

Don Massimo Morselli è nato a Bozzolo (MN) il 4 marzo 1968. L’ordinazione sacerdotale il 19 giugno 1993, mentre risiedeva a Cividale Mantovano.

Il primo incarico pastorale è stato come vicario a Castelleone (1993-1999); poi il trasferimento a San Bernardo in città (1999-2001), negli stessi anni è stato anche assistente diocesano dell’ACR, mentre dal 2007 al 2008 è stato assistente diocesano dei giovani di Azione Cattolica.

Il 28 aprile 2001 è diventato parroco di San Giorgio Martire in Breda Cisoni. Nel 2008 è stato nominato parroco di S. Antonio Abate in Villa Pasquali, S. Gerolamo in Ponteterra e S. Maria Assunta in Sabbioneta, mantenendo la guida spirituale della comunità di San Giorgio Martire in Breda Cisoni.

Nell’autunno del 2012 un nuovo trasferimento. Lasciata la sua terra mantovana, il 21 ottobre si è insediato a Calcio, come nuovo parroco della parrocchia di S. Vittore martire, in sostituzione di don Stefano Moruzzi, diventato parroco della comunità San Giorgio in San Pietro al Po in Cremona.

Colpito da un male incurabile, è deceduto nel pomeriggio del 6 aprile 2015, Lunedì dell’Angelo, poco prima delle 19, nella propria abitazione, circondato dall’affetto dei propri cari. Aveva 47 anni. Le sue condizioni di salute nelle ultime settimane erano divenute critiche, e da un alcune settimane aveva iniziato le cure palliative.

Facebooktwittermail