Ad Arzago l’ultimo saluto a don Pierino Macchi

Nella mattinata di lunedì 2 dicembre il vescovo ha presieduto le esequie del parroco emerito di Vidalengo, morto all’età di 92 anni

image_pdfimage_print

Ultimo saluto, nella mattinata di lunedì 2 dicembre ad Arzago d’Adda, per don Pierino Macchi, parroco emerito di Vidalengo morto venerdì 29 novembre all’età di 92 anni alla RSA dell’ospedale Caimi di Vailate dove era ospite dall’inizio del 2018. Le esequie sono state celebrate dal vescovo Antonio Napolioni nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo, per l’occasione gremita di fedeli, giunti anche da fuori paese. Ad animare la celebrazione con il canto la corale parrocchiale di Vidalengo.

Hanno concelebrato il vescovo emerito di Cremona Dante Lafranconi e il parroco di Arzago don Enrico Strinasacchi, insieme a numerosi altri sacerdoti diocesani.

Nei primi banchi, i sindaci di Arzago Gabriele Riva, di Caravaggio Claudio Bonandrini e di Castel Rozzone (dove don Pierino ha spesso prestato il suo servizio) Luigi Giovanni Rozzoni.

Nell’omelia il Vescovo ha richiamato alcuni concetti chiave, facendo leva sul testamento spirituale di don Macchi. «Don Pierino – ha detto – ha avuto un lungo presente e ha vissuto nella gratitudine del dono ricevuto e della speranza sapendo che il Signore porta sempre a compimento ciò che ha iniziato. La vita di ognuno è chiamata e risposta». In questa luce ha letto quanto il sacerdote scrisse nel lontano 1980 come testamento spirituale, trovando somiglianze fra alcuni tratti della sua vita e la figura del centurione che va da Gesù, nel brano di Vangelo proclamato nella liturgia.

Il primo è il servizio. Il centurione era a servizio dell’imperatore; don Pierino era a servizio delle comunità, nelle quali si è speso con la sua umanità sperimentando e testimoniando che davvero che tutto è dono.

«Un secondo tratto – ha proseguito il Vescovo – è l’umiltà, lo stupore con cui accogliamo il Signore che porge il suo sguardo su di noi. E, infatti, ricordando il giorno della sua ordinazione sacerdotale, di don Pierino emerge una gioia umile, quasi nascosta». «Lui è morto con il rosario in mano – ha proseguito monsignor Napolioni – ma mi piace pensare che nell’altra avesse avuto il giornale, perché il suo modo di pregare era attento alla realtà. Gli piaceva sapere le cose che accadevano e parlarne con le persone cui voleva bene». Tutto questo con grande fiducia. «Una fiducia che lo ha fatto sentire protetto. Una fiducia che ha fatto sì che la sua lunga vita sia stata prevalentemente serena e gioiosa».

Infine il Vescovo ha voluto sottolineare la realtà sacerdotale come manifestazione di Dio. «Don Pierino – ha – detto sperava che si potesse dire di lui quello che si diceva del curato d’Ars: abbiamo visto Dio in un uomo. Sperava che nella sua umile persona potesse scorgersi la presenza di Dio».

Al termine della Messa, dopo la benedizione sul sagrato della chiesa, don Enrico Strinasacchi ha accompagnato la salma di don Macchi verso il cimitero locale per la tumulazione.

Photogallery

 

Profilo di don Macchi

Don Pietro Macchi (don Pierino, come da tutti era conosciuto), classe 1927, fu ordinato presbitero il 3 giugno 1950. Una classe di ben 16 sacerdoti, ora rappresentata solo da don Cesare Perucchi.

Iniziò il suo ministero come vicario di Santa Maria in Campagna, nel comune bergamasco di Torre Pallavicina, dove rimase 13 anni. Nel 1963 fu nominato parroco di Isengo, nel Soncinese.

Pochi anni dopo, nel 1970, il trasferimento, sempre come parroco, a Vidalengo, dove rimase ben 37 anni, sino al congedo nel 2007. Ultimamente era ospitato presso la Fondazione Ospedale Caimi di Vailate, dove è serenamente deceduto all’età di 92 anni all’alba di venerdì 29 novembre, con la corona del Rosario tra le mani.

Luca Maestri
TeleRadio Cremona Cittanova
Facebooktwittermail