A Vitorchiano la professione solenne di suor Maria Carolina Omodei

Nella mattinata di venerdì 19 marzo la giovane cremonese, originaria di Bonemerse, è entrata a far parte a tutti gli effetti dell’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza

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In un mondo scombussolato da un virus invisibile, c’è chi non smette di vivere e donare la propria vita. Lo sa bene la comunità delle monache trappiste di Vitorchiano, che nella mattinata del 19 marzo, nella solennità di San Giuseppe, era in festa per la professione solenne di Irene Omodei, oggi suor Maria Carolina. Cremonese, classe 1986, originaria della parrocchia di Bonemerse, la giovane monaca nasce in una famiglia numerosa, vivace e ricca di fede, segnata però dalla prematura scomparsa della mamma Chiara.

Irene cresce sostenuta dalla compagnia di Comunione e Liberazione, movimento nel quale si riconosce e dove si spende creando una fitta rete di amicizie in mezzo mondo. Amante del bel canto (ha fatto parte del coro parrocchiale di Bonemerse, diretto dalla zia Ilaria Geroldi), ha sempre avuto un’attenzione particolare per i bambini e i ragazzi, specie quelli più in difficoltà.

La sua scelta vocazionale matura nel tempo, dopo gli anni intensi dell’Università Cattolica di Milano e dopo un’esperienza di insegnamento in Colombia che la segna profondamente.

Nel dialogo con alcuni amici sacerdoti, tra i quali in particolare don Cesare Zaffanella, e con alcune monache di clausura, intuisce che è attraverso il lavoro, il silenzio e la preghiera che può compiersi il desiderio di essere felice che ha sempre cercato e desiderato. Non una fuga dal mondo, anzi. Un modo di essere ancor più dentro il mondo che passa dal fare le marmellate, curare i campi e l’orto o la realizzazione di immagini sacre e poi nel silenzio, nell’obbedienza, nella castità e nella preghiera e nella correzione fraterna.

Così, rientrata da Bogotà, decide di entrare in monastero seguendo una delle sue più care amiche di Cremona, Maria Chiara Bruschi (oggi suor Maria Giulia) che poco tempo prima aveva fatto lo stesso. In monastero, luogo che pure conosceva da anni, scopre una realtà nuova, ben lontana dalla vulgata comune secondo la quale le suore si chiudono tra quattro mura per sfuggire alle pressioni esterne. Tutt’altro: sono anni di scoperte di sé, di dialoghi, di nuove amicizie e di una profondità che rende ancora più belli i rapporti anche con chi è rimasto “fuori”. Una ricchezza grande. Questo è evidente a chiunque varchi il cancello del monastero, che ogni anno accoglie nuove entrate e che proprio nei mesi scorsi ha dato vita a una nuova Fondazione in Portogallo (l’ottava).

   

In foto due momenti della professione solenne, nella Messa presieduta da padre Loris Maria Tomassini, abate del Monastero Cistercense della Stretta Osservanza di Frattocchie a Roma

Negli anni proprio il grande numero di vocazioni, in controtendenza rispetto ad altre realtà simili, ha portato Vitorchiano ad aprire nuove fondazioni trappiste in Argentina, Cile, Venezuela, Indonesia, Filippine, Repubblica Ceca, Congo. Misteriosamente, e con la grazia di Dio, il carisma benedettino continua a generare e l’amicizia speciale con tanti cremonesi lo conferma. Del resto suor Maria Carolina è solo l’ultima di una lunga serie di giovani cremonesi che hanno scelto l’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza per il proprio cammino di conversione e incontro con Dio.

Maria Acqua Simi
TeleRadio Cremona Cittanova
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