A Vescovato una strada in ricordo di don Luisito Bianchi

La targa scoperta nella serata di sabato 4 novembre, festeggiando poi con un concerto in chiesa parrocchiale

image_pdfimage_print

Scrittore, poeta, insegnante e traduttore, prete-operaio e inserviente d’ospedale, ma soprattutto uomo della gratuità. Queste le molteplici vite – e le tante qualità – di don Luisito Bianchi, sacerdote diocesano, originario di Vescovato, morto il 5 gennaio 2012. E proprio il suo paese natale nella serata di sabato 4 novembre gli ha intitolato una strada, quella che prima era via XI Febbraio (dove si trova la canonica), adiacente a Piazza Roma, sulla quale affaccia la chiesa parrocchiale di San Leonardo.

La cerimonia di inaugurazione con lo svelamento della relativa segnaletica stradale è stata organizzata dal Comune di Vescovato in collaborazione con l’unità pastorale Cafarnao. Insieme al sindaco Gian Antonio Ireneo Conti e al parroco don Giovanni Fiocchi, per l’occasione era presente anche il vescovo Antonio Napolioni.

Dopo la breve celebrazione di svelamento sotto la pioggia, che ha sancito ufficialmente il nuovo odonimo dell’arteria vescovatina, nella chiesa parrocchiale l’evento è stato festeggiato con l’elevazione musicale “Cantate Domino” proposta dal coro G. P. da Palestrina di Suzzara con i solisti dell’orchestra dei Cori Morenici. Tra i brani eseguiti “Cantate Domino”, da cui l’evento ha preso il nome, un brano scritto da Enrico Arisi per la prima Messa del sacerdote, e alcuni brani di musica classica di Antonio Vivaldi. L’esecuzione, diretta da Pieralessio Caroli, ha visto l’esibizione del basso continuo Carlo Benatti e dei soprani Carlotta Bellotto e Nadina Calistru.

Nella scelta di farsi prete, don Luisito Bianchi prese ispirazione dalla testimonianza di vita di un altro grande sacerdote cremonese, don Primo Mazzolari. Laureato in Scienze politiche a Milano, don Luisito fu ordinato sacerdote nel 1950 e divenne subito insegnante presso il Seminario vescovile (1950-1951). Fu poi missionario in Belgio (1951-1955), vicario della parrocchia di S. Bassano a Pizzighettone (1956-1958), quindi ancora insegnante in Seminario (1964-1967). Tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta scelse di diventare uno dei primi preti-operai, lavorando dapprima in fabbrica, alla Montecatini di Spinetta Marengo, ad Alessandria, e poi come inserviente presso l’Ospedale Galeazzi di Milano. Sono di quegli anni alcune delle sue opere più mature, tra cui il capolavoro di narrativa moderna La messa dell’uomo disarmato.

Don Luisito Bianchi era molto legato alla sua terra cremonese, in particolare a quel «grumolo di terra e di case, nel cuore della Grande Pianura, dallo scanzonato e solenne nome di Vescovato». Un amore per la sua terra ora più che mai ricambiato in una strada che porterà – con l’orgoglio di tanti – il suo nome.

TeleRadio Cremona Cittanova
Facebooktwittermail