A Pieve d’Olmi confronto con il Vescovo nell’ambito della festa dell’oratorio

Martedì 30 agosto una serata con giovani e famiglie per riflettere sulla missione dell'oratorio

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Martedì 30 agosto, alle ore 21 il vescovo Antonio, nell’ambito della festa dell’oratorio di Pieve d’Olmi, ha aiutato la comunità a riflettere sul senso e sul significato dell’oratorio oggi, per vivere “qui ed ora” la gioia di essere cristiani.

La gente è accorsa festosa e curiosa: c’erano ragazzi, giovani, adulti, genitori e alcuni nonni, quasi a formare una famiglia di famiglie.

Dopo il momento di preghiera, il parroco don Emilio Garattini ha presentato il Vescovo e lo ha ringraziato per la sua presenza.

Mons. Napolioni ha affermato di non voler fare una relazione a senso unico e ha scritto sulla lavagna la parola “oratorio” invitando i presenti a pensare e riflettere a piccoli gruppi, per qualche minuto, partendo dalla vita concreta, con lo scopo di individuare parole pertinenti il tema. Sono così emersi progressivamente termini come “compagnia”, “amicizia”, “offrire”, “accoglienza”, che il Vescovo ha approfondito rimarcandone l’importanza per la vita dell’oratorio.

Compagnia come “condivisione del pane”, quindi anche come momento per mangiare insieme, da amici veri e schietti. Oratorio come luogo di offerta di sé, nella gratuita quindi e come luogo dove ciascuno si sente come a casa propria, si sente accolto al di là delle differenze di ciascuno e senza la formazione di gruppetti particolari.

Ma anche oratorio inteso come luogo di crescita dell’anima e del cuore, per essere tutti più buoni; crescita per vincere la paura del futuro anche nel confronto con il diverso: disabile, anziano, ammalato o extracomunitario.

Inoltre luogo per il catechismo, “eco della Parola di Gesù annunciata duemila anni fa e che continua a diffondersi nella Chiesa e nel cuore delle persone”.

Una comunità, quella oraratoriana, che non è punto di arrivo – ha chiarito il Vescovo – ma di partenza. Comunità in cui si può discutere, avere pareri diversi, litigare anche, ma poi mettere insieme le idee per arricchirsi a vicenda. Parola d’ordine, quindi, “condivisione”, atteggiamento tipico della comunità. E in questo senso mons. Napolioni ha voluto raccontare alcune sue esperienze pastorali vissute da parroco.

Oratorio luogo del divertimento: sano e non con mezzi inutili come droghe. Non di competizione, ma per vivere la gioia vera che nasce da un modo diverso, evangelico, di stare insieme: occorre camminare – ha ricordato il Vescovo –, fare fatica per arrivare alla gioia del cuore, gioia del donare: che arricchisce e non impoverisce.

Dalla “gioia” ai momenti di difficoltà. Gli eventi tragici – ha sottolineato il Vescovo – vanno pregati e riflettuti alla luce della Parola di Dio, condivisi in oratorio e nella comunità, così la vita continua fino ad aiutare le persone a diventare sante. E in questo senso mons. Napolioni ha voluto ribadire come compito principale di un vescovo non sia quello di organizzare la diocesi o spostare i sacerdoti, ma guidare il popolo di Dio verso la gioia del Vangelo.

A conclusione alcune domande su come vivere le belle esperienze di camposcuola o di festa in oratorio e crescere quindi come comunità. Il vescovo Antonio ha proposto esempi di famiglie che si ritrovano per momenti di crescita spirituale, di incontri di preghiera, di lettura del vangelo e se si è in pochi, cercando di unirsi con altre parrocchie.

Infine ha ricordato la data del 19 settembre per incontrarsi in Cattedrale e avviare l’anno pastorale e il Sinodo dei giovani.

Quello del 30 agosto è stato un incontro di riflessione sull’oratorio e sulla comunità molto apprezzato e gradito, seguito con attenzione da parte di tutti i presenti, anche per l’originalità dell’impostazione della serata, per la chiarezza e la precisione esplicativa. Per tutti ora l’impegno di un cammino gioioso verso la luce di Cristo.

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