L’omaggio del vescovo Antonio alla Madonna di Caravaggio: «Siamo qui a dissetare la nostra sete di senso»

Prima della celebrazione eucaristica in basilica il presule ha incontrato gli scout di Caravaggio e Fornovo che gli hanno donato un bastone e i loro fazzolettoni

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È giunto pellegrino al Santuario di Caravaggio per affidare alla Vergine il suo ministero episcopale, ma anche per dissetarsi a quella fonte di senso del vivere che è la Madre di Dio. Mons. Napolioni, all’indomani dell’ordinazione episcopale, dopo la sosta significativa alla Casa della Speranza, è giunto nel grande complesso mariano poco prima delle ore 12, accolto dal rettore don Antonio Mascaretti, dai sacerdoti cooperatori e da quelli della parrocchia di Caravaggio. Prima del pranzo al Centro di Spiritualità il presule ha visitato la basilica con lo Speco e il Sacro Fonte, soffermandosi in preghiera. Al Centro di Spiritualità non poteva mancare una sosta orante nella cappella dove Giovanni Paolo II celebrerò l’Eucaristica durante i giorni della sua visita in diocesi nel lontano giugno 1992. Alle 15, una lieta sorpresa: il saluto del gruppo Scout di Caravaggio (presenti anche rappresentanti del gruppo di Fornovo) che conta un centinaio di componenti dagli 8 ai 20 anni di età. Guidati da Luca Mascaretti e dall’assistente ecclesiastico don Giandomenico Pandini i ragazzi hanno accolto nel grande cerchio attorno al fuovo il vescoco Antonio che si è subito sentito a suo agio tra cocinelle, lupetti, scolte e rover. Gianandrea Rizzi ha letto un breve messaggio di benvenuto ricordando che quest’anno il gruppo festeggia il 7o° di attività – fu fondato subito dopo la Seconda Guerra Mondiale da Gianni Fortini e don Erminio Balossi – e invitando il presule, al quale sono stati donati i fazzolettoni, ad alimentare il fuoco con un pezzo di legno. Poi in dono copie dei progetti educativi e un bastone per camminare più velocemente sulle strade tracciate dalla Provvidenza. E infine due preghiere: la prima perchè in mons. Napolioni non venga mai meno l’ardore dello stile scout e la seconda perchè nel gruppo non si spenga la fiamma della fede, della speranza e delle promesse scout. E infine un compito affidato al nuovo Pastore: «Aiutaci a mantenere viva la nostra gioia di cristiani».

Con uno stile molto libero e affabile, sorreggendosi al bastone come quando si percorrono strade di montagna, mons. Napolioni ha ricordato scherzando di essere il “Vescovo più scout d’Italia” dato che ha vestito la divisa all’età di 16 anni. Poi facendosi serio e guardando negli occhi i ragazzi ha affermato: «Voi siete necessari alla vostra gioia, a quella della vostra famiglia e della vostra comunità», e poi ancora: «Lo scoutismo è il regalo più grande per il nostro tempo». Quindi l’invito a sentirsi scout sempre, a trasformare le azioni più care come il giocare, il lottare e il ridere in una ricerca del senso vero del vivere, a non dimenticarsi mai le parole della promessa. «Vi assicuro – ha concluso – che sarò sempre pronto ad ascoltarvi e ad esservi vicino, ma voi da parte vostra interrogatevi sempre sulle grandi scelte dalla vita perchè lo scoutismo deve preparare anche a questo». Dopo il canto “Madonna degli Scout” e la benedizione episcopale ogni unità e squadriglia ha presentato al presule il proprio urlo.

Terminato l’incontro mons. Napolioni ha percorso a piedi il grande cortile che separa il Centro di Spiritualità dalla basilica. Qui, dinanzi al portone centrale, il rettore don Mascaretti e i sacerdoti che operano nel complesso mariano hanno accolto il vescovo che ha fatto il suo ingresso nel maestoso tempio stipatissimo di fedeli e autorità. In prima fila il questore di Bergamo Girolamo Fabiano, il sindaco di Caravaggio Prevedini, i primi cittadini di Barbata e Calvenzano, i rappresentanti delle diverse forze dell’ordine.

Dopo un breve momento di adorazione al Santissimo il presule si è diretto in sagrestia per assumere i paramenti sacri. Qui ha ritrovato mons. Ariotti, nunzio apostolico in Paraguay, particolarmente devoto del santuario e una ventina di sacerdoti delle zone prima e seconda della diocesi già pronti per concelebrare.

La Messa è stata animata dall’unione corale Don Domenico Vecchi diretta dal maestro Giovanni Merisio e accompagnata all’organo dal maestro Luca Legnani. Dopo il saluto liturgico don Mascaretti si è rivolto a mons. Napolioni: «Le chiediamo di amare il Santuario di Caravaggio, di visitarlo frequentemente, e raccogliere le numerose richieste di preghiera di chi, pellegrino, si reca in questi luoghi privilegiati dalla presenza di Maria, apparsa a Giannetta il 26 maggio 1432. Da allora chi si reca a Caravaggio trova, nell’acqua del fonte, il desiderio di vivere in maniera più intensa il dono della fede battesimale. Con la fede e la preghiera di innumerevoli pellegrini, le assicuriamo la nostra vicinanza». 

Nell’omelia a braccio il vescovo Antonio ha ripercorso la sua vita ricordando la costante presenza della Vergine anche se nella sua famiglia il Rosario non si recitava: «Questa preghiera – ha confidato – lo riscoperta molto tempo tempo e devo ancora riscoprirla nella sua interezza». Ma a pochi chilometri da Camerino, sua terra natale, sorge il Santuario di Loreto, quello della Santa Casa di Nazareth, a lui molto caro. Il Vescovo ha spiegato che quella casa è formata solo da tre muri senza soffitto e senza pavimento: «rappresenta un abbraccio: che bello pensare alle nostre case come ad un abbraccio». E a partire da questa immagine è sorta una domanda rivolta all’assemblea attenta: «Come viviamo la nostra quotidianità? A braccia aperte o a pugni chiusi? Perchè è qui che si gioca la scommessa educativa nei confronti delle nuove generazioni».

Un’altra traccia di Maria nella vita di mons. Napolioni è il santuario della sua diocesi di origine, dedicato a Santa Maria in Via, alla Madonna della strada: «Quando sembra che ogni strada si chiude, giunge Maria che traccia una via nuova che conduce sempre a Cristo».

E ancora il ricordo della Vergine dei Lumi, il santuario che si trova nella parrocchia di San Saverino Marche che don Antonio ha guidato per cinque anni e che gli ha costantemente rammentato che solo Cristo è la luce che rischiara le tenebre del mondo.

La casa, la strada, la luce… e ora il fonte, quella sorgente fatta scaturire miracolosamente da Maria durante l’apparizione a Giannetta e sulla quale è stata costruita la basilica. Per mons. Napolioni questo luogo sacro è un invito a guardarsi nel cuore non avendo paura di riconoscere la propria sete di senso del vivere, la propria povertà, il proprio bisogno di un significato da dare all’esistenza. E spiazzando positivamente tutta l’assemblea ha intonato un canone che si canta nella comunità ecumenica di Taizè: «Di notte andremo di notte, ad incontrar la Fonte, Solo la sete ci guida, solo la sete ci guida». È la sete che spinge a camminare, a ricercare la fonte: «E noi siamo assetati o siamo stanchi e disperati? Siamo assetati di giustizia, di pace, di verità e di amore?».

La celebrazione è poi preseguita nel modo consueto fino a dopo le comunioni: terminata l’orazione mons. Napolioni insieme ai sacerdoti si è diretto al Sacro Speco per affidare il suo ministero a Maria e da qui ha impartito la benedizione episcopale solenne, la sua seconda benedizione dopo quella del giorno precedente in Cattedrale.

La giornata si è conclusa con l’abbraccio delle autorità e dalla folla che nel piazzale del Santuario, mentre le ultime luci del giorno calavano inesorabilmente, lo ha letteralmente circondato: per tutti una benedizione, un abbraccio, una battuta, un incoraggiamento. «E poi dicono che i lombardi sono freddi!» ha commentato don Antonio travolto da tanto entusiasmo.  Prima di lasciare il Santuario mons. Napolioni ha visitato il Consultorio familiare diretto dal diacono Ireneo Mascheroni e don Antonio Facchinetti.

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