“Zona Rossa”, al via il progetto del Consultorio Ucipem Cremona

Obiettivo mettere al centro le relazioni, rinsaldare i legami sociali di una comunità, raccontare attraverso linguaggi artistici i vissuti di una comunità durante il lockdown

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Mettere al centro le relazioni, rinsaldare i legami sociali di una comunità, raccontare attraverso linguaggi artistici i vissuti di una comunità durante il lockdown, creare riti per ricordare in forma comunitaria chi ci ha lasciato: questi gli ingredienti del progetto “Zona Rossa” che il Consultorio Ucipem Cremona sta realizzando in queste settimane grazie al sostegno della Fondazione Comunitaria per la Provincia di Cremona.

«Siamo abituati a definire “zona rossa” – spiegano dal Consultorio di via Milano – un territorio pericoloso, isolato da cui non si può entrare e uscire. Qui si vuole invece ribaltare il suo significato per indicare un territorio e una comunità dove svolgere in maniera intensiva e specifica azioni volte alla rielaborazione di quanto avvenuto creando relazioni, scambi e incontro tra le generazioni».

Il progetto nasce da un’idea dell’equipe consultoriale che, vista la situazione di spaesamento e isolamento seguita al lockdown, ha intuito la necessità di creare occasioni di rielaborazione in una modalità creativa. La popolazione appare infatti molto toccata da quanto successo e confusa rispetto ai comportamenti e alla programmazione del futuro. Il tessuto sociale così frammentato e provato dal punto di vista economico, psicologico e sociale ha bisogno di interventi capaci di rimettere al centro i legami comunitari e fare proposte che portino a vincere la paura. Il progetto si propone pertanto di proporre azioni per sostenere il tessuto sociale di una comunità favorendone l’incontro, la narrazione di quanto vissuto e la rielaborazione.

Significativo l’intreccio con il canale artistico ed espressivo nato dalla collaborazione con attori e tecnici esperti di arti performative che vivono nel territorio.

Tra le azioni hanno particolare evidenza gruppi di parola e di confronto sui temi del lutto e della separazione, accompagnamento al ruolo di alcune figure socio-educative; esperienze espressive e di comunità attraverso i linguaggi artistici, l’esplorazione dei vissuti emotivi attraverso mostre fotografiche, produzione di video, installazioni, performance di teatro sociale, danza di comunità ed esperienze musicali. A ricordare come si può stare vicini anche nel distanziamento saranno anche utilizzate telefonate ai nonni fatte da bambini e ragazzi.

A conclusione del progetto in ogni “Zona Rossa” ci sarà un evento finale volto a far ritrovare la comunità attorno a una narrazione condivisa.

Per ora tre sono le “zone” interessate dal progetto: il comune di Vescovato e a Cremona il quartiere Po e la casa di riposo “Giovanni e Luciana Arvedi”. Qui si stanno realizzando interventi di tipo formativo, psico-educativo e artistico che coinvolgono diversi target: bambini, ragazzi, genitori, adulti e anziani. Il modello di intervento sperimentato in queste Zone Rosse potrà poi essere esportato anche in altri quartieri e paesi.

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