Vespri dell’Epifania al monastero domenicano di Cremona. Mons. Lafranconi: “Tutti dobbiamo essere contemplativi”

Il grazie dell'amministratore apostolico alle claustrali di S. Sigismondo nell'ottavo anniversario della posa della clausura con lo sguardo al Giubileo delle Misericordia insieme a quello per gli 800 anni dell'Ordine dei Frati Predicatori

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È nella chiesa monastica di S. Sigismondo, a Cremona, che nel pomeriggio di mercoledì 6 gennaio, come ormai tradizione, mons. Lafranconi ha celebrato i Secondi Vespri della solennità dell’Epifania. Una consuetudine iniziata otto anni fa quando il Vescovo di Cremona pose ufficialmente la clausura papale sul monastero domenicano di S. Giuseppe presso S. Sigismondo, a meno di un mese dall’insediamento ufficiale in città delle claustrali dell’Ordine dei Frati Predicatori. Un anniversario che quest’anno è stato caratterizzato da due particolari circostanze: la conclusione del ministero episcopale di mons. Lafranconi, che fortemente ha voluto questa presenza, polmone spirituale per la diocesi insieme al monastero della Visitazione di Soresina; e il Giubileo per gli 800 anni di fondazione dell’Ordine domenicano, che si intreccia con l’Anno Santo della Misericordia.

Accanto a mons. Lafranconi c’era il delegato episcopale per la Vita consacrata, don Giulio Brambilla e il superiore della comunità camilliana di Cremona, padre Virginio Bebber, oltre al cappellano del Monastero, don Daniele Piazzi. Presenti anche altri sacerdoti, alcuni dei quali hanno preso posto sull’altare, mentre altri hanno seguito la preghiera del Vespro tra l’assemblea.

Nel coro le monache di clausura, con la priora, madre Maria Lucia Soncini, affiancata dalla vice, madre Maria Caterina Aliani.

Dopo il canto del Vespro è stata esposta l’Eucaristia per l’adorazione, aiutata anche dalla meditazione dell’amministratore apostolico che ha iniziato la propria riflessione guardando all’Epifania. Proprio l’Incarnazione – ha sottolineato – è il modo più evidente del manifestarsi di Dio. Se il farsi uomo di Dio da un lato può essere la manifestazione divina più comprensibile per l’uomo, dall’altro non semplifica il mistero che unisce insieme la natura divina e umana di Cristo.

“Di fronte al mistero – ha detto mons. Lafranconi – noi non possiamo mai sottrarci al bisogno interiore e alla necessità della contemplazione”. E ancora: “La contemplazione è una dimensione connaturale della fede cristiana, per questo è un’esigenza di tutti”. Quindi il riferimento esplicito alla presenza delle Domenicane: “Avere in mezzo a noi un monastero di monache contemplative richiama costantemente a tutti i cristiani la necessità di mantenere il cuore, la mente e il desiderio aperto alla contemplazione di Dio. Tutti dobbiamo essere contemplativi!”. “Grazie a voi, sorelle, – ha proseguito – perché con la vostra vita ce lo ricordate e in qualche maniera ci aiutate a viverla, anche se magari in modo un po’ zoppicante”.

Poi il riferimento al Giubileo Misericordia che “mette dentro di noi il desiderio della contemplazione, per riconoscere Dio per quello che è” e all’anno giubilare dell’Ordine dei Frati Predicatori, iniziato il 7 novembre 2015 (festa di Tutti i Santi dell’Ordine) e che si concluderà il 21 gennaio 2017 (data della bolla “Gratiarum omnium largitori” di Papa Onorio III) in occasione degli 800 anni di fondazione dell’Ordine domenicano. Due eventi – ha affermato mons. Lafranconi – che “si compenetrano, perché di fatto un giubileo, comunque esso venga compiuto, è sempre un atto di misericordia”. E ha aggiunto: “Allora ci sentiamo ancora di più uniti nel vivere insieme questi due percorsi che conducono tutti allo stesso fine e nascono tutti e due dalla stessa sorgente: la misericordia di Dio”.

Il motto del giubileo domenicano – “Mandati a predicare il Vangelo” – è stato quindi lo spunto per alcune riflessioni sul significato della predicazione del Vangelo. Anzitutto riguardo alla metodologia: “fatta di parola che tocca l’intelligenza dell’uomo e favorisce la cultura – ha detto mons. Lafranconi – ma che nello stesso tempo è vita e testimonianza, qualcosa che si rende visibile attraverso le opere. Il Vangelo non può essere predicato solo in un modo o solo nell’altro, perché la sua metodologia è l’unità di queste due dimensioni”.

Poi l’aspetto dei destinatari dell’annuncio: tutti gli uomini, non sono coloro che frequentano la Chiesa.

Infine mons. Lafranconi si è soffermato sul fatto che si tratta di una missione affidata da Dio. “Questo da una parte – ha spiegato il Vescovo – dice la fiducia che Dio ha negli uomini, in noi”. Ma “Proprio perché è un compito che ci è affidato è giusto viverlo, esprimerlo e metterlo in atto senza pretese, cioè lasciando a Dio di determinare il tempo dei frutti che la predicazione del Vangelo opera”.

“Care sorelle – ha concluso mons. Lafranconi – la vostra presenza, voluta fin dall’inizio come sostegno vigoroso a coloro che viaggiano sulle strade per annunciare il Vangelo, vi faccia sentire partecipi di questo ministero, vi faccia condividere la fatica, la gioia e l’impegno di coloro che sono chiamati ad annunciare il Vangelo. E, mentre vi fa sentire partecipi di questo mandato affidato dal Signore, vi dia anche la gioia – come sono certo che ve la dà – di vedere nella segretezza della vostra vita contemplativa – forse più di noi predicatori del Vangelo – i frutti che questa predicazione suscita. Me l’avete detto tante volte quando leggevate i messaggi delle Sentinelle del Mattino. Il Signore si è manifestato: raccogliamo la sua grazia, viviamo nella sua gioia e nella sua pace”.

Il testo dell’omelia del vescovo Lafranconi

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