Un opuscolo racconta la storia dell’ex chiesa di San Vitale e degli scultori Arturo e Piero Ferraroni

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Arturo e Piero Ferraroni, padre e figlio uniti dall’amore per l’arte e per la scultura, hanno lasciato un segno indelebile nel panorama culturale cremonese del secolo scorso. La storia dei due uomini, apprezzabile ancora oggi grazie alle loro opere, inizia all’interno di una chiesa, ormai sconsacrata, che agli inizi del ’900 divenne a Cremona il laboratorio di Arturo: San Vitale.

Una delle chiese più antiche della diocesi di Cremona, eretta fra la fine del 500 e l’inizio del 600, in piena epoca bizantina. Distrutto da un incendio e poi ricostruito, l’edificio sacro subì numerose modifiche nel corso dei secoli, ospitando per molti anni le spoglie di san Geroldo, patrono dei ciechi, oggi custodite nella chiesa di Santa Maria Maddalena nell’attuale via XI Febbraio.

Nel 1913 San Vitale divenne la casa e il laboratorio di Arturo Ferraroni, oggi la struttura appartiene alla Provincia di Cremona, che alla fine degli anni ’80 la restaurò grazie al lavoro di Rossano Ghizzoni, per molti anni dirigente del settore edilizio della Provincia di Cremona.

E proprio Rossano Ghizzoni, insieme a Enrica Ferraroni, figlia di Piero e nipote di Arturo, ha presentato nel pomeriggio di lunedì 9 dicembre a San Vitale un opuscolo che descrive con precisione la storia della chiesa, ma soprattutto ripercorre la vita e le opere dei due scultori cremonesi.

Proprio grazie alla generosità della famiglia Ferraroni è da 32 anni che viene conferito il “Premio Ferraroni”, un riconoscimento concesso ogni anno ai migliori studenti dell’istituto Stradivari di Cremona: proprio in occasione del conferimento del premio, il 12 dicembre a San Vitale, l’opuscolo sarà messo a disposizione.

TeleRadio Cremona Cittanova
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