Tutela minori. Il vescovo a Milano: «Non cediamo alla tentazione del silenzio ipocrita»

Nella giornata nazionale promossa dalla Cei, la Conferenza episcopale italiana riunita in raccoglimento nella Cappella arcivescovile con la riflessione del delegato regionale monsignor Napolioni

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Dal dolore alla consolazione: nella seconda Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili – promossa dalla Conferenza episcopale italiana per venerdì 18 novembre in concomitanza con la Giornata europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale – i Vescovi lombardi hanno pregato insieme, uniti idealmente ai fedeli delle dieci Diocesi lombarde.

Nella Cappella arcivescovile della Curia di Milano – al termine della mattinata di lavori della Conferenza episcopale italiana e all’indomani della presentazione del primo Report nazionale sulle attività di tutela nelle diocesi italiane – l’atto penitenziale ha aperto il momento di raccoglimento, fatto di preghiera silenziosa e di riflessione a partire dalle parole di papa Francesco ai membri della Pontificia Commissione per la Tutela dei minori.

La riflessione sulla pagina evangelica della Natività secondo Luca è stata quindi affidata al vescovo Antonio Napolioni, in qualità di delegato regionale della Conferenza episcopale lombarda proprio in materia di Tutela minori.

Una riflessione iniziata con l’immagine del buio della notte di Natale, che «attende che una voce, un canto, una luce squarci quelle tenebre». Nella consapevolezza che tutto viene dalla nascita di quel Bambino, «se questo è al cuore della nostra fede, come possiamo non avere altrettanta cura per ogni bambino che nasce, per ogni ragazzo che cresce, per ogni adolescente che fiorisce alla vita?», si è domandato Napolioni. Che ha proseguito: «In ogni contesto, in ogni modo». Ricordando la passione educativa che contrassegna la storia della Chiesa.

«Parlare in questa giornata è più difficile. La tentazione sarebbe quella del silenzio, ma certi silenzi potrebbero essere impuri, vigliacchi, ipocriti. E allora non ci sottraiamo, tutti noi, dal dovere di accogliere la parola che viene dall’alto e quella che viene anche dal basso, dalle miserie umane e dai peccati, dalle colpe e dagli abusi».

Una «parola di consolazione e di speranza, di giustizia e di comunione» che porta «a non fermarci alla superficie delle cose, a luccichi artificiali, ma a metterci in ascolto della realtà, di andare a vedere» come fecero i pastori a Betlemme. Con davanti agli occhi l’immagine del Bambinello ritratto nella pala d’altare della Cappella arcivescovile: «fragile, nudo e inerme, affidato alle mani degli adulti».

La via da imparare dal Signore è dunque quella della «debolezza, non della forza; del servizio, non dello sfruttamento». E ancora: «Un bambino venuto a farsi vittima, non a fare vittime». Quello stesso stile che deve avere la Chiesa, ha ricordato monsignor Napolioni.

E se la pagina evangelica si conclude con i pastori che raccontano ciò che è stato detto loro, «questa parola – ha evidenziato il vescovo Napolioni – oggi non può lasciarci indifferenti. Specie noi, Pastori delle Chiese di Lombardia e con noi tutti coloro che hanno ricevuto il ministero sacro». E proprio l’immagine del Bambinello, posto sul nuovo altare della Cattedrale di Cremona, e scelta dal vescovo Napolioni per gli auguri di Natale, intende ricordare che cosa è veramente sacro.

Da ultimo l’invito, rivolto ai confratelli, di saper «ascoltare il grido degli uomini, le sofferenze rimaste sepolte, nascoste, taciute, e le speranze che possono fiorire». Un modo di fare verità e luce, senza scandalismo ma nemmeno omertà, che è «lo stile con cui le Chiese di Lombardia, in questi anni, si sono messe al lavoro per fare luce, per non ignorare, per prevenire e accompagnare». Lo ha detto pensando al servizio che «nelle nostre Chiese sta crescendo e si sta diffondendo, con discrezione e con competenza».

Con un augurio: «Allora sì che la luce del Natale sarà la luce di vite che rinascono, anche dalle macerie di un dolore così grande. Che sia quella luce gentile che dà calore e fiducia anche a chi ha sofferto il freddo della notte». 

Poi il gesto simbolico, compiuto da ogni Vescovo, di accendere dalla fiamma del cero pasquale, offerta dall’Arcivescovo, un lumino deposto ai piedi dell’altare della Cappella. Mentre ciascuno ha fatto proprie le parole del Salmo 147, icona biblica della Giornata 2022, letto prima del Padre Nostro, lo scambio della pace e del perdono e la benedizione «di consolazione e incoraggiamento» impartita dall’Arcivescovo.

 

Vittime di abusi, il 18 novembre la preghiera nelle parrocchie e dei Vescovi lombardi riuniti a Milano

TeleRadio Cremona Cittanova
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