Torniamo con gioia all’Eucaristia, la liturgia durante e dopo il Covid-19

Intervento del vicario generale sulla lettera della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ai presidenti delle Conferenze episcopali

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Dai giorni della chiusura totale a causa della emergenza sanitaria da Covid-19 ad oggi le comunità cristiane, i sacerdoti e i singoli fedeli si sono trovati a fare i conti con notevoli restrizioni che hanno segnato nel profondo la vita liturgica e pastorale della Chiesa e che, nel tempo di maggiore pericolo, hanno persino comportato la sospensione delle celebrazioni liturgiche in presenza del Popolo di Dio. Di fronte a queste limitazioni si sono manifestate anche all’interno delle nostre comunità sensibilità diverse e reazioni molteplici, talvolta anche scomposte, che hanno espresso una diversità di approccio alla gravità della situazione sanitaria ancora in divenire.

Lo scorso 12 settembre, con l’approvazione di Papa Francesco, è stata resa pubblica una lettera della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti indirizzata ai presidenti delle Conferenze episcopali che reca la data del 15 agosto. Il testo importante e significativo per autorevolezza e per proposta di contenuti, merita di essere portato alla conoscenza dell’intera compagine ecclesiale perché offre una preziosa chiave di lettura di quanto abbiamo vissuto e di quanto ancora dobbiamo affrontare.

Dopo aver richiamato che la dimensione comunitaria della preghiera cristiana e della liturgia ecclesiale hanno un profondo ed irrinunciabile significato teologico, la lettera ricorda che i cristiani, pur nella loro alterità rispetto al mondo, hanno sempre cercato un equilibrato inserimento nella società umana e civile. In questo spirito “anche nell’emergenza pandemica è emerso un grande senso di responsabilità: in ascolto e collaborazione con le autorità civili e con gli esperti, i Vescovi e le loro conferenze territoriali sono stati pronti ad assumere decisioni difficili e dolorose, fino alla sospensione prolungata della partecipazione dei fedeli alla celebrazione dell’Eucaristia”. Tuttavia, non appena possibile è assolutamente necessario per i cristiani tornare alla celebrazione comunitaria dell’Eucaristia, culmine e fonte della vita evangelica ed ecclesiale. La comunità cristiana infatti non può vivere «senza la Parola del Signore … senza partecipare al Sacrificio della Croce … senza il banchetto dell’Eucaristia … senza la comunità cristiana … senza la casa del Signore,  senza il giorno del Signore». Dunque è necessario che tutti riprendano il loro posto nell’assemblea dei fratelli, riscoprano l’insostituibile preziosità e bellezza della celebrazione, richiamino e attraggano con il contagio dell’entusiasmo i fratelli e le sorelle scoraggiati, impauriti, da troppo tempo assenti o distratti”.

Infine, la Congregazione, dopo aver ribadito alcuni principi e suggerito alcune linee di azione per promuovere un rapido e sicuro ritorno alla celebrazione dell’Eucaristia, e dopo aver offerto alcuni criteri per gli eventuali adattamenti rituali in periodo di emergenza, afferma che il  “principio sicuro per non sbagliare è l’obbedienza. Obbedienza alle norme della Chiesa, obbedienza ai Vescovi. In tempi di difficoltà (ad esempio pensiamo alle guerre, alle pandemie) i Vescovi e le Conferenze Episcopali possono dare normative provvisorie alle quali si deve obbedire. La obbedienza custodisce il tesoro affidato alla Chiesa. Queste misure dettate dai Vescovi e dalle Conferenze Episcopali scadono quando la situazione torna alla normalità”. Tale  giudizio sul ritorno alla normalità è sottratto alla sensibilità dei singoli fedeli ma ancora una volta affidato alla responsabilità dei Vescovi nella loro qualità di pastori del Popolo di Dio.

                                                                                  don Massimo Calvi
Vicario generale Diocesi di Cremona

 

Il testo integrale della lettera sull’Osservatore Romano

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