«Sui temi della vita tanti silenzi in parrocchia»

Una riflessione di Paolo Emiliani, presidente del Movimento per la Vita di Cremona, nella Giornata nazionale per la Vita

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Domenica 3 febbraio ricorre la celebrazione della Giornata Nazionale per la Vita. Pubblichiamo la riflessione del dott. Paolo Emiliani, presidente del Movimento per la Vita di Cremona.

Chi, come me, ha partecipato alle grandi manifestazioni del passato in difesa della vita umana, non può non riconoscere anche nella nostra comunità una certa rassegnazione di fronte ad un diffuso sentimento individualista ed alla crescente egemonia della «cultura dello scarto». L’entusiasmo contagioso della campagna referendaria per l’abrogazione della legge 194 (inizio anni 80), l’intelligente sensibilizzazione per l’astensionismo ragionevole in occasione del referendum per l’abrogazione della legge 40 (anni 90), la mobilitazione a sostegno delle diverse proposte di legge di iniziativa popolare ideate dal Movimento per la Vita fino alle più recenti contestazioni circa le possibili derive eutanasiche contenute nel testo di legge sul «fine vita», sono percepiti in larga parte della popolazione locale come storia passata, esperienze entusiasmanti ma inattuali. Dobbiamo quindi augurarci iniziative politiche eclatanti sulla frontiera dei nuovi «diritti» (eutanasia, suicidio assistito, utero in affitto, selezione eugenetica finalizzata magari a società «Down free») per suscitare nuovo interesse e vigorose iniziative a tutela del diritto umano più elementare, cioè la tutela del concepito non ancora nato? La questione aborto rimane drammaticamente aperta, generosamente fronteggiata dalla straordinaria opera di persone ed associazioni (Centri di aiuto alla vita, consultorio Ucipem, case di accoglienza, Caritas) che, pur in ristrettezza di mezzi adeguati, si offrono come aiuto e compagnia alle mamme tentate dall’interruzione della propria gravidanza.
In particolare l’azione dello sportello Cav dell’ospedale di Cremona (affiancato, speriamo a breve, da uno analogo all’interno dell’Ospedale Oglio–Po), è diventata tanto più provvidenziale quanto più è cresciuta la consapevolezza che nessun aiuto è precluso, nemmeno nell’imminenza dell’atto abortivo. Dovremmo avere maggiore conoscenza, anche fra noi, delle non poche risorse che la comunità mette a disposizione! Ma ancora di più occorre maturare la certezza che l’aborto non è scelta inevitabile e che la società nel suo insieme può e deve (come peraltro previsto anche dalla stessa legge 194) adoperarsi per rimuovere le cause che lo inducono. Fra queste quella culturale, cioè la negazione della dignità umana già tutta presente nel figlio concepito e la conseguente negazione del suo diritto a nascere, rappresenta un terreno di confronto e di riflessione ancora di primaria attualità.
Troverei quindi appropriato che le catechesi nelle nostre parrocchie non eludessero questo tema, talvolta marginalizzato. Così come il percorso educativo rivolto ai giovani non dovrebbe esimersi dal giudicare la pericolosa banalizzazione della sessualità conseguente anche alla disponibilità di pillole contrabbandate come «contraccettivi di emergenza» il cui consumo, anche nel nostro territorio, è in progressivo aumento soprattutto tra le minorenni. Senza colpevolizzare i protagonisti di tali atti non possiamo abdicare ad un corretto uso della ragione per dimostrare un dato di realtà elementare: ogni vita ha in sé la propria giustificazione. Il Movimento per la Vita, nel confermare tutta la propria stima al magistero autorevole della Chiesa, si rende disponibile, come sempre, ad aiutare le comuniità nella comprensione delle più stringenti questioni bioetiche e biogiuridiche.

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