Studi teologici, l’anno dei Seminari inaugurato a Cremona

Dopo la visita al Museo Diocesano, in via Milano la celebrazione presieduta dal vescovo Napolioni, affiancato dai vescovi di Crema, Lodi, Pavia e Vigevano

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Il mese di settembre segna l’avvio delle attività scolastiche e anche del percorso di studi dei giovani in discernimento verso il sacerdozio. L’inizio delle lezioni, lunedì 26 settembre, ha segnato l’avvio ufficiale dell’anno accademico dei Seminari di Cremona, Crema, Lodi, Pavia e Vigevano con la celebrazione, alla presenza dei cinque vescovi, che quest’anno si è tenuta a Cremona dopo la visita al nuovo Museo Diocesano.

A presiedere l’Eucaristia, che è stata celebrata nella chiesa inferiore del Seminario di via Milano, è stato il vescovo Antonio Napolioni, affiancato dai vescovi Daniele Gianotti (Crema), Maurizio Malvestiti (Lodi), Corrado Sanguineti (Pavia) e Maurizio Gervasoni (Vigevano), dai rettori, dagli altri sacerdoti formatori e docenti.

A comporre l’assemblea i seminaristi delle cinque diocesi, alla presenza naturalmente del gruppo cremonese. Una comunità formata da una quindicina di componenti, dalla classe di Propedeutica sino all’anno del Baccellierato, con i quattro diaconi recentemente ordinati e che a giugno diventeranno sacerdoti.

Nell’omelia il vescovo Napolioni ha voluto suggerire tre specifiche indicazioni rivolte agli studenti di Teologia.

La prima è incarnata nella figura di Giobbe, «che si ripropone continuamente, nella storia, nella realtà, perché l’esperienza di essere provati, nella carne, negli affetti, nei pensieri, nei sentimenti, sta affliggendo tanti fratelli e sorelle». Giobbe che, nella prima lettura, ha ricevuto dai suoi messaggeri la notizia della morte dei figli. E da qui la riflessione di Napolioni: «Non si può scampare alla sorte. La sorte continuerà a inquietarci, a segnare il nostro cuore e la nostra mente. Anche Giobbe è scampato, ma come vivrà? La domanda sul dramma della vita attanaglia chiunque». «E la risposta arriva immediata – ha proseguito riferendosi al gesto di Giobbe che, spogliatosi delle sue vesti e del suo mantello, si prostra al Signore –. È bello vedere che egli non attribuisce a Dio alcuna colpa». Da questo stralcio del Libro di Giobbe arriva quindi la prima indicazione: «Non si può fare Teologia senza misurarsi con le domande: le domande degli altri, le domande di ciascuno di noi, le domande delle stagioni inquietanti e difficili della vita e della storia».

La seconda indicazione deriva invece dall’ascolto, punto cardine della vita di un cristiano: «L’ascolto del Signore, l’apertura del Vangelo, la contemplazione del Suo volto è il secondo grande mestiere del teologo, non solo di professione, ma anche del credente che ha bisogno di maturare una fede adulta, pensata tale da poter essere testimoniata e annunciata ai fratelli».

La terza indicazione è stata estrapolata dal brano evangelico in cui i discepoli domandano a Gesù chi di loro fosse il più grande: discussione risolta dal Signore attraverso la figura di un bambino. «Che cos’ha di speciale il bambino? Come può essere teologo il bambino? – ha chiesto il vescovo – Non nell’innocenza, ma nella condizione filiale, nella fiducia, questa sua capacità di accoglienza ed esigenza di accoglienza».

La riflessione del vescovo si è poi conclusa con un ultimo spunto, che ha preso vita dal motto “chi non è contro di voi è per voi”. «Stasera questa è la Parola del Signore, che nell’armonia della sua rivelazione ci indica davvero come metterci in ascolto, in ricerca, in studio, in cammino, personalmente e insieme in questo tempo di grazia che ci è dato di vivere anche tra Chiese sorelle».

Dopo la Messa un momento di ritrovo e di fraternità con la cena presso il refettorio del Seminario cremonese.

Matteo Cattaneo
TeleRadio Cremona Cittanova
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