È stato il suggestivo rito del “lucernario” a dare inizio alla solenne liturgia vigiliare della solennità dell’Assunzione di Maria, presieduta da mons. Norberto Donghi, prevosto della Città di Treviglio, al Santuario di Santa Maria del Fonte presso Caravaggio. I numerosi fedeli convenuti e i ministri hanno attinto alla fiamma posizionata davanti all’ingresso del Sacro Fonte ed hanno acceso i propri ceri per poi incamminarsi processionalmente sotto i portici esterni del Santuario dove, recitando il Rosario, hanno meditato i misteri della gloria.
Giunti in basilica, accompagnati dal suono festoso dell’organo, tutti i partecipanti hanno preso posto sotto le volte illuminate a festa del tempio mariano e hanno recitato l’ufficio delle letture della solennità dell’Assunzione di Maria. Dopo il canto dei salmi, accompagnato dalla corale S. Pio V di Soncino diretta dal maestro Roberto Grazioli, e l’ascolto delle letture proposte per questa solennità è stato proclamato un brano del Vangelo secondo Luca.
Nella sua omelia mons. Donghi, facendo eco alla Parola di Dio appena ascoltata, ha affermato che sembra proprio di immaginare la scena che ha per protagonista quella donna, la quale udendo il Signore dire cose così grandi esclama a gran voce: «Beata tua madre, beato il grembo che ti ha generato!» Questo potrebbe essere anche il rischio di ciascuno, ha affermato il sacerdote: quello di introdurci nella festa dell’Assunta pensando semplicemente a quanto Maria sia grande, celebrando un suo privilegio. «Oggi – ha proseguito mons. Donghi – non siamo qui a celebrare semplicemente la fortuna di Maria Santissima di essere stata assunta in cielo dopo la Pasqua, ma dovremmo celebrare la festa di tutti noi».
Quindi, citando la lettura di san Paolo, ha invitato i presenti a «pensare alla speranza alla quale siamo stati chiamati», ad un destino di gloria che attende tutti. La festa dell’Assunta è una festa «carnale» – ha affermato – perché dice che a Dio interessa tutto degli uomini, non solo la loro anima. Maria è allora un segno grande perché è stata accolta tutta in cielo, è segno di speranza e di consolazione per ciascuno che vive la fatica della fede e della vita. «La Pasqua di Gesù è vera anche per noi – ha concluso mons. Donghi – perché Gesù non è risorto per sé stesso, ma per essere il primogenito di coloro che risuscitano dai morti. Maria è segno sicuro che un giorno anche noi saremo dove è anche lei».
La celebrazione è proseguita con il canto festoso del Te Deum, al termine del quale, dopo la recita dell’orazione conclusiva, Mons. Donghi ha impartito a tutti i presenti la benedizione del Signore.
Come ha ricordato il rettore del Santuario, mons. Amedeo Ferrari, al termine della celebrazione ringraziando tutti i presenti, questa veglia ha ben introdotto nella grande solennità dell’Assunzione della Vergine, facendo gustare un pezzo di quella grande liturgia celeste che ogni giorno loda il Creatore.
Lasciando il Santuario molte persone hanno alzato lo sguardo verso la grande cupola, illuminata da una corona di fiaccole, quasi a richiamare la corona di stelle che splende sul capo della Vergine, regina del cielo e della terra.