Si è spento all’età di 72 anni il dottor Bruno Melzi, presidente della Fondazione Brunenghi di Castelleone

Era ricoverato dal 5 marzo a Milano per polmonite da coronavirus. Le condoglianze del vescovo Napolioni e del vicario generale don Massimo Calvi

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È morto nella serata di domenica 29 marzo il dottor Bruno Melzi, presidente della Fondazione Brunenghi di Castelleone, che dal 5 marzo scorso era ricoverato presso l’Istituto Humanitas di Milano per polmonite da coronavirus.

Il dottor Melzi, 72 anni, era stato confermato nello scorso gennaio come rappresentante della Diocesi di Cremona nel Consiglio di Amministrazione della Fondazione che gestisce la rsa di Castelleone di cui era stato nominato presidente. Il vescovo Napolioni esprime il suo cordoglio, ricordando con riconoscenza la disponibilità che in lui ha sempre incontrato.

«Del dott. Bruno Melzi – scrive anche in una nota il vicario generale don Massimo Calvi – mi piace ricordare la partecipazione attiva e propositiva alle nostre riunioni, costantemente animato nelle comuni riflessioni dal desiderio di concretezza e dalla volontà di favorire una sempre maggiore collaborazione tra le diverse Fondazioni. Esprimo le mie più vive condoglianze ed assicuro un fraterno e grato ricordo nella preghiera per lui e i suoi familiari».

A ricordare il dottor Melzi è tutta la comunità di Castelleone, alla quale si era dedicato con impegno e professionalità dopo una lunga carriera manageriale. Da  pochi mesi aveva iniziato il suo secondo mandato come presidente della Fondazione Brunenghi, senza dimenticare i precedenti incarichi come consigliere comunale  e presidente della locale corpo bandistico G. Verdi.

Dotato di un carattere estroverso e di calda simpatia umana, Bruno Melzi era in grado di dialogare con tutti, passando da discorsi poco impegnati come quelli sportivi (non si può dimenticare la sua grande passione per il Milan) ad argomenti seri come la politica o l’economia, con il grande pregio di mettere qualsiasi interlocutore a proprio agio, passando spesso dal dialetto all’italiano.

Pur nella riservatezza, sapeva aiutare, disponibile a offrire consigli e a indicare soluzioni a chi lo consultava.

«Amo il mio paese […] e ho sempre avuto il desiderio di fare qualcosa per i miei concittadini – diceva in un’intervista rilasciata alla rivista della Fondazione Brunenghi nell’aprile del 2015, pochi mesi dopo essere diventato presidente –  di mettere la mia esperienza professionale a disposizione della mia comunità. Un’ambizione positiva che ho sempre avuto anche quando vivevo lontano. Così, quando mi è stato proposto l’incarico, mi è sembrato quasi naturale accettare, era l’occasione che aspettavo da tanto quasi senza saperlo».

Responsabilità  e orgoglio di mettersi a disposizione di una comunità alla quale era molto legato e alla quale sempre tornava come per un bisogno di affetti autentici e di rigenerazione.

 

Eugenio Clerici
TeleRadio Cremona Cittanova
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