San Giuseppe festeggiato tra i frati Cappuccini del convento cremonese

Presieduta dal Vescovo l'Eucaristia nella solennità del patrono della Chiesa universale

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Martedì 19 marzo, nella solennità di san Giuseppe, il vescovo Antonio Napolioni ha celebrato la Messa presso la chiesa dei frati cappuccini di via Brescia a Cremona, intitolata al Patrono della Chiesa universale. La celebrazione, molto partecipata, è stata animata dal coro dei giovani. Accanto a mons. Napolioni anche il vescovo emerito Lafranconi e padre Giorgio Peracchi, guardiano della comunità cappuccina. Presenti anche gli altri religiosi francescani, insieme ad alcuni sacerdoti della città, tra i quali don Giuliano Vezzosi, parroco della parrocchia di S. Bernardo, nel cui territorio si trova il convento.

Nell’omelia mons. Napolioni ha evidenziato, prendendo spunto dalle letture, come la storia della salvezza non rinneghi le pagine più oscure, segnate dal peccato umano. Perché «dove non arriva il patriarca o il re arriva il piccolo e sconosciuto falegname di Nazareth, che tiene in mano un bambino e il mondo, simbolo della regalità del figlio che non è suo, che non è di nessuno». Il Vescovo ha voluto immaginare che la somiglianza di Gesù non è fosse solo con il padre putativo, Giuseppe – somiglianza umana coltivata nell’educazione ricevuta dal padre – ma anche nell’immersione nella cultura e nella quotidiana appartenenza alla vita, perché il suo linguaggio diventasse Vangelo.

«I vangeli apocrifi si avventurano nella descrizione dei rapporti tra Gesù e Giuseppe, ma sono letture troppo umane e forzate che non rispettano la delicatezza dell’incarnazione – ha proseguito nella sua omelia il Vescovo di Cremona – anche noi oggi facciamo questo giochetto, ognuno riscrive il volto di Dio come gli piace ignorando la profondità della Scrittura e “tiriamo il Signore per la giacca” riducendone l’abbraccio. Nelle letture abbiamo letto che Abramo è padre di tutti i popoli (…) ciò serve a indicare che egli è padre di tutti, non solo nostro. Così anche Giuseppe non solo è padre mio, dei bianchi, dei lombardi, dei francescani, perché è padre universale che indica come l’apertura del cuore sia l’unica via per accogliere la salvezza del Signore».

Nel concludere la sua riflessione, la richiesta di intercessione affinché nei nostri giorni il santo Patrono della Chiesa doni a tutti uno sguardo fiducioso verso gli altri, anche quando la passione o le vicende del momento potrebbero indurre ad altre scelte.

Photogallery della celebrazione

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