Rosa d’argento per Mazzolari, il grazie al Papa per l’inaspettato dono

In una lettera inviata dal vescovo Napolioni a Francesco dopo la sorpresa di mons. Sapienza. La riflessione di don Bignami, presidente della Fondazione di Bozzolo

image_pdfimage_print

Una lettera a Papa Francesco per l’inatteso e gradito dono della una rosa d’argento inviata, mediante mons. Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa pontificia, per la tomba di don Primo Mazzolari. L’ha scritta il vescovo Antonio Napolioni, subito dopo aver ricevuto il prezioso regalo.

«Questi gesti di paterna tenerezza e squisita fraternità sacerdotale con cui il Papa ci insegna a guardare al parroco dei poveri che ha gridato il Vangelo con la parola e con la vita nelle nostre terre – scrive il Vescovo di Cremona – ci colpiscono e ci scuotono. Domandano a tutti noi, soprattutto al Presbiterio cremonese, un sussulto di gratitudine e di orgoglio per aver generato e conosciuto preti così, affinché non ci limitiamo a ricordarli, ma ci impegniamo ad attualizzarne la lezione, tra le miserie e le sfide del nostro tempo».

Nella missiva mons. Napolioni informa il Pontefice che la rosa sarà posta sulla tomba di don Primo, nella chiesa parrocchiale di Bozzolo, in occasione dell’anniversario della morte di Mazzolari, il prossimo 23 aprile, in occasione della solenne celebrazione che sarà presieduta dal card. Gualtiero Bassetti.

«Santità, continui a parlarci ancora della gioia del Vangelo, e a darcene testimonianza con gesti sempre semplici e veri, – conclude nella sua lettera al Papa mons. Napolioni – con la tenacia e la chiarezza che lo Spirito Le stanno donando. Noi la ascoltiamo, cercheremo di tenere il Suo passo, come non fu facile tenere il passo di don Mazzolari, e pregheremo sempre per la Sua vita e la Sua missione».

Proprio a partire dallo speciale dono di Papa Francesco per don Mazzolari, proponiamo una riflessione di don Bruno Bignami, presidente della Fondazione “Don Primo Mazzolari” di Bozzolo.

L’incontro del 14 gennaio a Cremona con mons. Sapienza

 

Una rosa, due direzioni

Se fosse un film, potremmo dire che i due protagonisti della sceneggiatura si chiamano papa Francesco e don Primo Mazzolari. L’intermediario dell’incontro è mons. Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa Pontificia, ossia uno dei collaboratori più stretti degli ultimi tre pontefici, al servizio prima di san Giovanni Paolo II e poi sia di Benedetto XVI che di Francesco. Egli ha accolto l’invito di commemorare a Cremona, sabato 14 gennaio 2017, l’anniversario della nascita di don Primo (avvenuta 127 anni fa, il 13 gennaio 1890, a Boschetto), presentando un volume da lui curato: La parola ai poveri. Tra l’altro, il libretto inizia con una pagina autografa attraverso la quale papa Francesco invita a leggere e meditare le pagine del parroco di Bozzolo, ancora di grande attualità.

Prima di prendere la parola, però, mons. Sapienza ha esordito con uno scherzo da preti, come si suol dire. Il salone dei quadri del Palazzo Comunale, alla presenza del sindaco Gianluca Galimberti, si è riempito di suspence e curiosità quando ha voluto porgere al vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, un omaggio di papa Bergoglio. Il dono è stato accompagnato dall’eloquente affermazione: «Normalmente le sorprese si fanno alla fine, ma da quando siamo arrivati a Bozzolo il mio cuore è talmente stracolmo di emozione che voglio fare subito quello che mi è stato chiesto di fare».

La sorpresa è stata accolta da un applauso: una rosa d’argento che Francesco chiede sia collocata sulla tomba di don Primo a Bozzolo. L’applauso non è stato solo di circostanza: Cremona può essere orgogliosa di commemorare un concittadino che in epoche difficili ha avuto il coraggio di indicare alla Chiesa la strada della fedeltà al Vangelo attraverso il servizio ai poveri. Stando alla testimonianza di mons. Sapienza, e c’è da crederci, papa Francesco si è accostato negli ultimi mesi agli scritti di Mazzolari e ne ha apprezzato la ricchezza di spiritualità, tanto da uscire più volte con l’esclamazione «È un grande!».

Che dire? Per la Fondazione «don Primo Mazzolari» di Bozzolo è un riconoscimento che non solo fa piacere. Soprattutto, rende giustizia. La Chiesa, mentre era in vita don Primo, non ha sempre compreso il suo messaggio, lo ha osteggiato e, talvolta, colpito duramente. Ora si trova, attraverso la persona del successore di Pietro sulla cattedra di Roma, a riconoscere che il parroco di Bozzolo aveva ragione, che era dotato di un sorprendente fiuto evangelico e che le passate freddezze nei suoi confronti meritano oggi un caloroso mea culpa.

Ecco, allora, il regalo della rosa. Che significa? Nel linguaggio pontificio è una distinzione onorifica. Nel corso della storia è stata attribuita a personalità speciali in ordine alla fede (santi) o alla difesa della Chiesa (capi di stato). Recentemente i papi l’hanno consegnata a santuari o a luoghi di culto. Il biglietto che accompagna il dono indirizzato a mons. Napolioni fa intuire il motivo per Mazzolari. Scrive il papa argentino: «Il mio ricordo e la mia preghiera sulla tomba di don Primo Mazzolari. Con la mia benedizione. Francesco. 14 gennaio 2017».

Dunque, una rosa e due direzioni. La prima direzione è da Francesco a Mazzolari: un omaggio al prete degli ultimi, al predicatore di una Chiesa povera, al parroco dei lontani e al megafono della misericordia di Dio. Molti dei temi mazzolariani trovano nel papa attuale una sorta di naturale continuità perché radicati nel vangelo di Cristo.

La seconda direzione, però, è da Mazzolari a Francesco: la rosa possiamo anche immaginarla una richiesta di protezione e di luce. Come don Primo è stato segno di contraddizione per i numerosi «fratelli maggiori» che, nella Chiesa, invece di battersi il petto, si sentono giusti e continuano a far soffrire chi prende sul serio il vangelo, così oggi Francesco sente il peso di guidare una Chiesa che vive la tentazione di pensare la conversione solo per gli altri e di attaccarsi a logiche di potere. Del resto, si sa: non esiste rosa senza spine.

La rosa esprime così insieme gratitudine e invocazione, riconoscenza e preghiera. Bene ha fatto il vescovo di Cremona a proporre di collocare la gradita sorpresa pontificia sulla tomba di don Primo in occasione del 58° anniversario della morte, quando a Bozzolo, nel pomeriggio di domenica 23 aprile, presiederà l’eucaristia il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città di Castello. In fondo, tutto questo può diventare il modo per far rivivere il messaggio di don Mazzolari: dare la parola ai poveri. Per la Chiesa cremonese significa ridare la parola a lui, prete povero (senza essere povero prete), capace di indicare un cristianesimo incarnato nella storia. Bozzolo val bene una rosa…

don Bruno Bignami
presidente Fondazione Mazzolari

Facebooktwittermail