Per don Mazzolari una rosa da Papa Francesco

Inaspettata sorpresa durante la presentazione del libro "La parola ai poveri" il 14 gennaio a Cremona con mons. Sapienza

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Una rosa sulla tomba di don Mazzolari da parte di Papa Francesco. È stata questa la sorpresa, davvero inaspettata, che il Santo Padre ha fatto in occasione dell’anniversario della nascita di don Primo attraverso mons. Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa pontificia, ospite il 14 gennaio a Cremona per presentare, in Comune, la recente pubblicazione del testo mazzolariano da lui curato: “La parola ai poveri”. Libro che inizia proprio con una pagina autografa in cui Papa Francesco invita a leggere e meditare queste pagine, ancora di grande attualità.

Quasi sgravandosi da un peso, prima di iniziare il proprio intervento, mons. Sapienza ha affermato: «Normalmente le sorprese si fanno alla fine, ma da quando siamo arrivati a Bozzolo il mio cuore è talmente stracolmo di emozione che voglio fare subito quello che mi è stato chiesto di fare». «Uno scherzo da prete. Una sorpresa, che lascio aprire al Vescovo», ha aggiunto quindi per stemperare la tensione mentre ha consegnato a mons. Napolioni una scatola blu chiusa con un fiocco.

All’interno una rosa bianca e una busta su cui, a caratteri piccoli, a mano, vi era scritto: «Mons. Leonardo Sapienza. Personale». «Una calligrafia microscopica che in ambiente vaticano ormai si riconosce», ha subito puntualizzato il Vescovo, facendo capire a tutti il mittente: Papa Francesco. Nel biglietto, di suo pugno, il Santo Padre ha scritto queste parole. «Il mio ricordo e la mia preghiera – ha letto mons. Napolioni abbastanza commosso – sulla tomba di don Primo Mazzolari. Con la mia benedizione. Francesco. 14 gennaio 2017».

Un forte applauso ha quindi accolto il gradito e inaspettato dono, che sarà ufficialmente posto sulla tomba di don Primo Mazzolari domenica 23 aprile quando, nell’anniversario della morte di don Primo, Mazzolari sarà solennemente ricordato con la Messa presieduta dal card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città di Castello.

Una notizia appresa con forte commozione dal parroco di Bozzolo, don Giovanni Maccalli, presente in sala così come il sindaco di Bozzolo Cinzia Nolli, insieme dall’on. Giuseppe Torchio.

L’annuncio della sorpresa di Papa Francesco

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L’incontro, promosso dalla Fondazione “Don Primo Mazzolari” di Bozzolo insieme al Comune e alla Diocesi di Cremona, si è svolto nel pomeriggio di sabato 14 gennaio nella sala dei Quadri del Palazzo comunale di Cremona, all’indomani del 127° anniversario della nascita di don Primo, avvenuta il 13 gennaio 1890 presso la cascina S. Colombano, al Boschetto. Il resoconto della commemorazione del 13 gennaio al Boschetto

Gremita la sala consiliare, alla presenza di parecchie autorità, tra cui il vescovo emerito di Lodi mons. Giuseppe Merisi, e il presidente della Provincia di Cremona, Davide Viola.

 

A introdurre l’incontro il presidente della Fondazione “Don Primo Mazzolari”, don Bruno Bignami, che, spiegando il senso della commemorazione, ha ricordato come “La parola ai poveri” sia la raccolta di scritti del parroco di Bozzolo pubblicati negli anni ’50 nell’omonima rubrica del quindicinale Adesso in cui riflette sul rapporto con i poveri. Particolarità di questa nuova edizione, uscita alla fine del 2016 a cura di mons, Sapienza, è certamente l’invito alla lettura che Papa Francesco ha voluto scrivere di suo pugno. Proprio questa pagina autografa apre il libro: «Ci farà bene leggere e meditare queste pagine molto attuali di don Primo Mazzolari, sacerdote coraggioso. Lui ci ricorda che i poveri sono la vera ricchezza della Chiesa, i poveri sono l’unica salvezza del mondo! Chiediamo al Signore la grazia di vedere i poveri che bussano al cuore, e di uscire da noi stessi con generosità, con atteggiamento di misericordia, perché la misericordia di Dio possa entrare nel nostro cuore».

 

Nelle parole del vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, il grazie a mons. Sapienza – «uno dei tanti volti umani del vaticano» e «cultore del sacerdozio», del quale ha citato alcuni passaggi del testo “Il nostro sacerdozio”, una raccolte di omelie del card. Montini – che sta facendo conoscere don Mazzolari a Papa Francesco da vicino, «in un riconoscimento crescente della forza di chi si ispira al sacerdozio nella sua essenzialità e serve la Chiesa e il mondo nella sua interezza». «E noi? – si è quindi domandato il Vescovo –. Noi siamo qui stasera per ascoltare, per risvegliare questa memoria, per esserne sempre più degni e per coltivarla ancora». E qui l’annuncio ufficiale della celebrazione commemorativa della morte di don Mazzolari a Bozzolo domenica 23 aprile con la Messa presieduta dal card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città di Castello.

 

La parola è passata quindi al sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, guardando proprio a questo «libro di profezie» che pone continue domande. Una articolata riflessione in cui il primo cittadino ha sottolineato anzitutto la necessità di «saper vedere»: ma quali occhi si usano per vedere le realtà? Guardare che si deve tradurre, secondo Galimberti, in una visione di società. «Un libro che gli ipocriti non possono leggere», che «non propone risposte», da non leggere come questioni di anni passati ma «nel mutamento delle cose questioni che riguardano l’oggi». Parola d’ordine: discernimento. Cui deve seguire l’azione personale di ciascuno, costruendo relazioni di comunità.

Sempre il sindaco Galimberti al termine dell’incontro ha voluto annunciare che la figura di don Mazzolari, insieme ad altre figure cremonesi del Novecento, sarà al centro della riflessione culturale che l’Amministrazione comunale promuoverà nel 2018.

 

Cuore dell’incontro è stato l’intervento di mons. Leonardo Sapienza, religioso rogazionista, tra i più stretti collaboratori di papa Francesco. La sua straordinaria capacità organizzativa è stata ininterrottamente al servizio di tre pontefici: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e ora Francesco. Il prelato non ha mai nascosto il suo debito spirituale nei confronti di don Primo, che ha letto, studiato e meditato per anni. Collabora da tempo con la Fondazione di Bozzolo: oltre a “La parola ai poveri”, è in uscita nelle prossime settimane un altro testo di Mazzolari, curato sempre da mons. Sapienza: “Quaresimale minore”.

Dopo la sorpresa di Papa Francesco, ha presentato il volume da lui curato con una riflessione sul tema della povertà nel mondo e nella Chiesa guardando, naturalmente l’insegnamento di don Primo, ma anche il magistero di Papa Francesco. E subito il sacerdote ha voluto mettere in guardia dalle commemorazioni arrivate postume, dopo le tante sofferenze riservate nella vita. Santi che sono stati troppo spesso la prova della Chiesa prima di diventarne la gloria. Un pensiero condiviso anche da Papa Francesco, ha affermato il sacerdote, che ha proseguito: «Speriamo, proprio per l’opera di Papa Francesco, di poter celebrare la gloria di don Primo».

Al centro della riflessione di mons. Sapienza il tema della povertà e dei poveri. E il pensiero è andato naturalmente a don Primo che «si è identificato con i poveri» perché «ha sofferto per i poveri»: non solo prete dei poveri, ma prete povero. Nella consapevolezza che solo la una povertà condivisa permette di comprenderla più facilmente.

Tanti gli spunti all’attualità e a Papa Francesco, con il racconto d alcune esperienze personali utilizzate per mettere in guardia da una carità solo di facciata. Usando le parole del Papa: servire i poveri, ma non servirsi dei poveri. E ancora: chi non vive per servire non serve per vivere.

Necessaria dunque una carità quotidiana, con la quale davvero si dà testimonianza del Vangelo. Con una fermezza che ha portato don Mazzolari, quando alcuni temi trattati sull’Adesso trovavano molti contrasti, a preferire di scontentare qualche lettore e perdere qualche abbonato piuttosto che perdere il povero.

Povertà che – ha sottolineato mons. Sapienza – è ancora piaga globale, pur se l’Onu nel 2000 aveva posto proprio la lotta alla povertà tra gli obiettivi di sviluppo del millennio.

Tante le consonanze sottolineate tra il pensiero mazzolariano e Papa Francesco, in particolare rispetto a una Chiesa che guarda chi soffre per diritto e dovere evangelico. E invece – ha ricordato mons. Sapienza – troppo speso si legge il Vangelo come se non si avessero soldi e si usa il denaro come se non si conoscesse il Vangelo. Non si può capire il Vangelo senza capire le povertà reale. «Non si tratta di pauperismo – ha sottolineato il reggente della Prefettura della Casa pontificia – ma di Vangelo!». Non a caso – ha ricordato – a conclusione del Giubileo della Misericordia il Papa ha voluto istituire la Giornata dei poveri.

Senza dimenticare che nessuno è così povero da non poter donare qualcosa. L’esempio concreto mons. Sapienza l’ha proposto guardando a quel villaggio del Congo, dove 9 abitanti su 10 non hanno uno stipendio, che ha voluto donare 240 dollari ai terremotati del Centro Italia.

Vangelo, carità e poveri le parole d’ordine che mons. Sapienza ha voluto richiamare concludendo il proprio intervento. Lo ha fatto riprendendo le parole di don Umberto Vivarelli, collaboratore di don Primo. Vangelo che è impegno e fonte della fede; carità che è fonte e impegno della speranza, poveri che sono impegno e fonte nella carità.

Sollecitato da uno dei presenti sul tema della povertà rispetto al Vaticano, mons. Sapienza ha risposto proponendo due aneddoti personali. Un primo su mons. Marcinkus, a capo dello IOR, che si affannava a ritrovare 5 lire cadute in terra, «che per i poveri valgono tanto». E poi raccontando di quando Papa Francesco visitò per la prima volte l’appartamento apostolico, definito «non un gran ché, solo grande». Eppure alla domanda di mons. Sapienza «Santo Padre, ha capito perché abbiamo fatto questa visita?», Francesco ha ribattuto: «E tu hai capito perché voglio abitare a Santa Marta?».

 

L’incontro è stato occasione anche per fare il punto sul processo di beatificazione del servo di Dio don Primo Mazzolari, in particolare rispetto ai lavori che le commissioni stanno portando avanti. Mons. Napolioni, intervenendo, ha voluto ricordare anche l’impegno rispetto all’iter di mons. Cazzani per il quale però, pur a fronte di un minor numero di testi da esaminare, il lavoro risulta più complesso in quanto non già così studiati e approfonditi come quelli di Mazzolari.

Lo stesso mons. Napolioni non ha escluso che nei prossimi mesi si possa aprire la fase diocesana del processo di beatificazione di don Primo, «La cosa fondamentale adesso, però, – ha voluto precisare – è tener viva la memoria, l’affetto, la lettura, la testimonianza, l’imitazione della persona e dell’opera di don Primo. Non ci interessa la ciliegina sulla torta, ma la torta! Allora è quanto mai importante che non solo a Bozzolo, ma anche a Cremona in tutta la diocesi, quell’affetto che cresce in giro per l’Italia e per il mondo per don Primo sia scavato, riproposto e raccontato anche ai giovani e a tutte le comunità. Quindi prendiamoci tutti questo impegno di essere cultori e narratori di questa fonte, che è ancora così viva».

Photogallery dell’incontro a Cremona

 

Prima di giungere a Cremona, mons. Sapienza, insieme a un gruppo di giovani, ha fatto tappa a Bozzolo per pregare sulla tomba di don Primo. La tappa mantovana è stata anche occasione per una visita alla Fondazione Mazzolari.

Photogallery della visita di mons. Sapienza a Bozzolo

 

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