Progetto Fami a Castelleone: la testimonianza di Tina Taino, responsabile del percorso

L'iniziativa, finalizzata all'alfabetizzazione delle donne straniere, ha l’obiettivo di promuovere una gestione integrata dei flussi migratori sostenendo tutti gli aspetti del fenomeno: asilo, integrazione e rimpatrio

image_pdfimage_print

A Castelleone è partito da alcuni mesi il Progetto Fami, di alfabetizzazione per donne straniere, un percorso per favorire l’integrazione e per costruire relazioni positive che vede la collaborazione di istituzioni pubbliche, associazioni e semplici volontari. Tina Taino, una delle responsabili del percorso, ha dato alcune informazioni sul progetto Fami.

In che cosa consiste il progetto Fami?

«Fami sta per “Fondo asilo migrazione e integrazione”. E’ uno strumento finanziario istituito con il Regolamento UE con l’obiettivo di promuovere una gestione integrata dei flussi migratori sostenendo tutti gli aspetti del fenomeno: asilo, integrazione e rimpatrio. Fornisce, tra le varie risorse, insegnanti che provvedano all’alfabetizzazione degli stranieri. Il Progetto, triennale, è stato richiesto e avviato a Castelleone per soddisfare le richieste di apprendimento della lingua italiana espresso da una quarantina di donne di cultura arabo-islamica e da una trentina di donne indiane residenti a Castelleone. La proposta è partita dall’Associazione Famiglie in cammino e si è deciso di concentrare l’attenzione sul mondo femminile straniero, sia per attivare un percorso di integrazione e di autonomia delle donne  sia per offrire occasioni per sentirsi protagoniste».

Quali sono gli enti promotori?

«Il Progetto è stato condiviso e accolto nell’ambito del “Laboratorio Fare Legami” che vede coinvolti Comune, Famiglie in cammino, Late, Avis, Croce Verde, Brunenghi e Parrocchia, in sinergia anche con il Cpia e l’Istituto Comprensivo P. Sentati, ottenendo un finanziamento per la realizzazione di laboratori di cucina che coinvolgessero varie associazioni presenti sul territorio».

Quali obiettivi si propone il progetto?

«Gli obiettivi del Fami sono la formazione linguistica e un percorso di cittadinanza per agevolare la consapevolezza delle donne straniere nei confronti della propria condizione di vita, delle sfide alle quali rispondere vivendo in una società culturalmente differente da quella di provenienza e dei compiti educativi a cui le donne sono chiamate. Le donne giungono in Italia, generalmente, per necessità di ricongiungimento familiare e difficilmente accedono a scuole per apprendere la lingua italiana. Inoltre le donne costituiscono la fascia di popolazione più debole, non frequentano ambienti misti e non danno importanza all’integrazione in quanto la  cultura tradizionale, soprattutto arabo islamica, considera la donna prima di tutto nel ruolo di sposa e madre. Le donne, solitamente isolate, non comprendono e non conoscono le regole della società italiana, non sanno utilizzare correttamente i servizi socio-sanitari e non riescono ad accedere al mondo del lavoro».

Quali attività sono previste?

«Il progetto Fami ha garantito la possibilità di avvio di due corsi di alfabetizzazione linguistica per 100 ore a partire da giugno 2019  e ora in fase di conclusione. Nello stesso periodo le volontarie dell’associazione Famiglie in cammino e della scuola hanno tenuto lezioni alle donne non alfabetizzate nella lingua d’origine, con due incontri settimanali di circa tre ore ciascuno. Nell’anno 2020 è partito un nuovo corso di livello A1 finanziato dal Fami; contemporaneamente, in attesa di finanziamenti per nuovi corsi, i volontari  proseguono nel loro impegno. Per agevolare le relazioni e gli apprendimenti si sono pensate anche attività laboratoriali. Con il contributo di volontarie dell’Associazione Late e dell’Oratorio è partito un laboratorio di cucina dove la manualità serva anche a veicolare competenze linguistiche e culturali. Si sono così tenuti tre incontri: due svolti nelle cucine dell’Oratorio e uno presso la Cooperativa Il Seme nei mesi di dicembre e di gennaio, durante i quali le donne al mattino hanno preparato i cibi tradizionali delle diverse etnie, nel pomeriggio corsiste, volontari e persone varie hanno consumato insieme i cibi confezionati. L’esperienza si è dimostrata molto positiva perché, accanto all’apprendimento lessicale, si sono registrati momenti di scambio e di collaborazione fra le etnie presenti, fra donne italiane e non, familiarizzazione con ambienti e persone solitamente non frequentati dalle donne straniere, in un clima caldo e festoso».

Eugenio Clerici
TeleRadio Cremona Cittanova
Facebooktwittermail