Per le RSA e RSD cremonesi annunciato un aumento delle rette tra i 3 e i 4 euro giornalieri

Il rincaro non copre comunque i maggiori costi delle strutture di accoglienza per anziani e disabili, che sono stati quantificati per un importo di 10 euro al giorno per posto letto

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Mercoledì 5 ottobre, presso la Fondazione Sospiro, si è tenuto un incontro di A.R.Sa.C., l’associazione che raccoglie tutte e 29 le strutture di accoglienza per anziani e disabili della provincia di Cremona. L’incontro, promosso dal presidente Giovanni Scotti, mirava a trovare una linea comune circa i vertiginosi aumenti non solo dell’energia ma di tutti i costi indotti.

«Le RSA e RSD cremonesi – dichiara il presidente Scotti – escono già da un periodo estremamente duro a causa della pandemia che ha causato un aumento dei costi di sanificazione e dei vari presidi e una diminuzione dei ricavi a causa della chiusura forzata degli ingressi per diversi mesi. Abbiamo anche accusato una grave emorragia del personale verso le strutture pubbliche dove i contratti sono più favorevoli per cui anche da questo punto di vista abbiamo dovuto investire risorse per fidelizzare i nostri dipendenti. Con le ossa ancora rotte ora dobbiamo affrontare questi ulteriori costi energetici. A malincuore quindi abbiamo deciso un aumento comune, entro l’autunno, tra i 3 e i 4 euro giornalieri».

«Tale aumento – continua Scotti – non copre comunque i maggiori costi che sono stati quantificati per un importo di 10 euro al giorno per posto letto. Bisogna tenere conto che i 39 milioni di euro stanziati dalla Regione Lombardia sono, in realtà, un piccolo aiuto che si aggira attorno a 1 euro al giorno per posto letto. A tutt’oggi non si hanno notizie certe di un sostegno da parte dello Stato: si parla di un aiuto parziale e minimo sulle maggior spese delle bollette, ma tale contributo non è stato ancora ufficializzato, e non tutti sono così ottimisti».

Pur nella consapevolezza che quest’ultimo aumento inciderà notevolmente sui bilanci familiari già così provati dalla crisi economica, A.R.Sa.C. rileva come essi si rivelano necessari per sopperire almeno parzialmente agli aumenti energetici.

Ancora più grave è la situazione delle strutture che hanno reparti di cure intermedie che sono finanziate solo dalla Regione, la quale ha già annunciato che, per ora, non ci sarà nessun adeguamento tariffario. Queste realtà, quindi, non possono nemmeno contare su quel piccolo aumento delle rette che invece le altre strutture conteranno di porre in essere a breve.

A.R.Sa.C. fin da subito cercherà una interlocuzione con Ie istituzioni del territorio, anche con la Diocesi di Cremona, per sostenere le famiglie che avranno difficoltà nell’affrontare gli aumenti delle rette. Da questo punto di vista anche gli Enti locali sono chiamati a fare la loro parte.

«Siamo consapevoli del disagio che si creerà in tante famiglie – conclude Scotti –, ma questo aumento, è bene ricordarlo, coprirà solo in parte le perdite che dovremo sostenere nel 2022 e soprattutto del 2023. Questi aumenti permetteranno al comparto di non implodere, di mantenere una risposta al bisogno e di mantenere oltre 7000 posti di lavoro che con l’indotto salgono a 9000. A tal proposito A.R.Sa.C. è disponibile ad un confronto con le organizzazioni sindacali per informarle della situazione e sulle misure poste in essere».

TeleRadio Cremona Cittanova
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