Per le Giornate FAI di Primavera apre a Cremona Casa Ferraroni

Le visite nel palazzo dell'Opera Sant'Omobono sabato 15 e domenica 16 maggio: obbligatoria la prenotazione

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Dopo un lungo periodo di restrizioni riaprono i luoghi della cultura e con essi tornano le Giornate FAI di Primavera per sensibilizzare i cittadini alla bellezza e alla conoscenza del patrimonio culturale. Tra i luoghi aperti a Cremona il 15 e 16 maggio, oltre al Teatro Ponchielli e a Palazzo Fodri, sarà visitabile per la prima volta Casa Ferraroni, piccola e inedita curiosità neoclassica in via Gerolamo da Cremona 49, immobile dell’Opera Sant’Omobono. Costituita da tre salette con una straordinaria decorazione pittorica, ricca di vedute, sculture dipinte e grottesche è riferita a Giuseppe Manfredini, forse in collaborazione con Francesco Ferrari. Si tratta di una grande occasione colta dalla Delegazione FAI di Cremona che consentirà ai visitatori di poter scoprire un tassello davvero interessante della tradizione pittorica cremonese a cavallo tra Sette e Ottocento.

Le visite si svolgeranno sabato 15 e domenica 16 maggio dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso alle 17.30) con accesso consentito esclusivamente su prenotazione, che si potrà effettuare a partire dal 6 maggio 2021 sul sito www.giornatefai.it. La partecipazione all’evento si svolgerà nel pieno rispetto delle norme anti-contagio e vedrà il coinvolgimento della Protezione civile per garantire la sicurezza ed evitare assembramenti. Per qualsiasi informazione scrivere a cremona@delegazionefai.fondoambiente.it oppure chiamare il 3791656134 (dal lunedì al venerdì dalle 13.30 alle 15.30).

La storia di Casa Ferraroni è ancora tutta da scrivere. L’unica fonte che ne documenta l’esistenza, almeno in base alle ricerche attuali, è costituita dalle pagine di Lidia Azzolini nel volume dedicato ai palazzi nobiliari cremonesi dell’Ottocento. Da questo contributo si evince che il 30 giugno 1792 i fratelli Antonio, Manfredo e Pergentino Puerari acquistarono il palazzo da Giobatta Ferraroni e ne rimasero i proprietari fino al 1818, quando fu ceduto a Evangelista Rosani e, poco dopo, alle sorelle Antonia e Maddalena Barnieri, spose dei fratelli Antonio e Francesco Porro. Agli inizi del Novecento si saldò il legame tra la proprietà e il Capitolo della Cattedrale nella figura di Marco de Dionigi, canonico della Cattedrale dal 1926 al 1953. L’immobile attualmente è di proprietà dell’Opera di religione Sant’Omobono, riconosciuta come personalità giuridica nel 1966.

La decorazione del salone d’onore del piccolo appartamento è una delle meno note ma più convincenti interpretazioni della cultura figurativa neoclassica cremonese, assegnata a Giuseppe Manfredini, forse in collaborazione con Francesco Ferrari. Le pareti sono scandite da nicchie in cui sono inserite sculture dipinte che riprendono la statuaria antica, alternate a riquadri con grottesche e vedute di paesaggi. Scorci architettonici, motivi ornamentali geometrici e rovine caratterizzano la decorazione del soffitto, mentre nelle salette adiacenti si ritrovano cortei con putti e sfondamenti prospettici seminascosti da veli e trasparenze che rimandano inequivocabilmente alle soluzioni adottate da Manfredini in palazzo Manna agli inizi dell’Ottocento.

TeleRadio Cremona Cittanova
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