Pellegrinaggio a Roma: perchè è giusto andarci

Se il Giubileo è possibile celebrarlo in tutte le diocesi perchè recarsi nella Città eterna?

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Con l’inizio dell’anno Santo della misericordia che il Papa ha voluto si celebrasse contemporaneamente a Roma e in tutto il mondo, nasce spontanea una domanda: perché ancora si va in pellegrinaggio a Roma? Da sempre la Città eterna è meta di pellegrinaggio, che si è modificato nelle modalità nel corso dei secoli, ma che ha sempre mantenuto la caratteristica di itinerario “sacro”. Vale la pena, allora, pur per sommi capi, ripercorrere questi due millenni cristiani per renderci conto dell’importanza e della insostituibilità della meta, segno e immagine di un’altra meta, “la Gerusalemme di lassù, che è nostra madre”, punto di arrivo definitivo del cammino di ogni credente.

Nel IV secolo, terminato il periodo delle persecuzioni, nascono a Roma le grandi basiliche costantiniane sulle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo che diventano da subito richiamo, per tutta la cristianità; successivamente si aggiungeranno, come tappe del pellegrinaggio, il complesso del Laterano, con la Cattedrale “madre e capo di tutte le chiese” e S. Maria Maggiore, che, insieme, andranno a costituire il gruppo delle quattro basiliche papali, più significative. Nel corso dei secoli esse sono state ricostruite e abbellite, pur mantenendo inalterata la dedicazione: memorabili sono le vicende della costruzione del “nuovo” S. Pietro, tra il XVI e il XVII secolo, così come non si può dimenticare la ricostruzione di S. Paolo fuori le mura, dopo il pauroso incendio che la devastò quasi totalmente, nel 1823.

Quando la città di Roma perde l’importanza politica del tempo dell’impero, cresce il richiamo di figure straordinarie chiamate a reggere insieme le sorti della città e della chiesa universale: pensiamo che cosa hanno rappresentato i Papi Leone magno e Gregorio magno, difensori della fede e per questo, difensori della città, ricca delle memorie cristiane.

Il pellegrinaggio romeo si arricchisce ben presto di alcuni percorsi ufficiali che si snodano lungo la penisola, da nord a sud, quasi una preparazione al grande incontro: la cosiddetta via “Francigena”, le cui tappe sono descritte con dovizia di particolari da Sigerico, che, nominato Vescovo di Canterbury nel 990 da Papa Giovanni XV, giunge fino a Roma, attraverso il passo del S. Bernardo e toccando località come Fidenza, Lucca, Siena,  per ricevere l’investitura direttamente dal Papa. Ma anche la via “romea” che, dalle terre germaniche, passando per Aquileia, Pomposa e Ravenna, giungeva pure a Roma per un altro itinerario.

Accanto alla venerazione per le memorie degli Apostoli il pellegrinaggio romeo si arricchisce di altri elementi tangibili, come le reliquie insigni, giunte a Roma dall’Oriente: quelle della passione del Signore, dalla vera croce, alla lancia di Longino, al velo della Veronica, quelle personali del Papa, custodite nel Sancta sanctorum del “patriarchio”, l’antica sede papale presso S. Giovanni e una moltitudine di icone bizantine, oggi venerate in tante chiese della città, scampate alla furia iconoclasta e alle successive vicende politiche dell’Oriente, culminate con la caduta di Costantinopoli del 1453, tra cui, la più nota di tutte, quella della “salus populi romani” di S. Maria Maggiore.

E arriviamo al primo anno santo della storia, il 1300, voluto da Bonifacio VIII, quando giungono a Roma folle di pellegrini, richiamati dal dono dell’indulgenza che il Papa annette al pellegrinaggio. Così da quel lontano 1300 gli anni santi sono stati ritmati dal pellegrinaggio, rinnovato nelle modalità, ma sempre incentrato sulla visita dei luoghi santi di Roma; da ricordare l’iniziativa di S. Filippo Neri che, per l’anno santo del 1550, propone la visita alle 7 chiese: accanto alle quattro basiliche papali vengono aggiunte l’antica chiesa di S. Lorenzo al Verano, S. Sebastiano sulla via Appia e S. Croce in Gerusalemme.

Con la riscoperta delle catacombe, soprattutto quelle collocate lungo la via Appia, culminata nel XIX secolo, il pellegrinaggio a Roma si arricchisce ulteriormente: la venerazione per i martiri antichi, come Agnese, Cecilia e Sebastiano, nei luoghi della loro sepoltura, che con gli Apostoli, colonne della chiesa, fanno di Roma una città-santuario, è invito a riscoprire la dimensione della testimonianza della fede, in tempi differenti ma che pur sempre necessitano di coerenza e di fedeltà incondizionata al Signore.

Dopo i periodi della rivoluzione francese e napoleonico,  durante i quali i Papi vengono ridotti in una sostanziale schiavitù, l’andare a Roma, ha significato “vedere Pietro” ed esprimere al Papa il proprio affetto  e la propria filiale devozione.

Per giungere così ai nostri giorni: la primavera della Chiesa del Concilio Vaticano II, Giovanni XXIII e Paolo VI, il lungo pontificato di Giovanni Paolo II ed oggi la ventata di entusiasmo e di simpatia che suscita in tutti Papa Francesco, sono gli elementi che connotano e riassumono l’andare a Roma da pellegrini per questo anno santo della misericordia: il sentirsi confermati nella fede da Pietro, “roccia della chiesa”, l’incontro con una Chiesa missionaria, di cui ci sentiamo membra vive, che dialoga con il mondo, che guarda con simpatia e insieme con preoccupazione gli uomini, spesso disorientati e confusi, alla ricerca di un senso della loro vita.

È dunque il respiro per l’universalità della Chiesa – una, santa, cattolica ed apostolica – la componente attuale, forse preponderante, rafforzata da tutti gli elementi che hanno caratterizzato, lungo i secoli, il pellegrinaggio a Roma.

Nella nota pastorale Cei “venite saliamo sul monte del Signore” del 1998 vengono messe in luce le caratteristiche del vero pellegrinaggio, non più visto in termini devozionistici, dopo aver ricordato che  “particolare rilievo assume il pellegrinaggio a Roma….verso la chiesa che presiede alla comunione”: il pellegrinaggio è anzitutto un cammino che esprime la ricerca di un significato religioso dell’esistenza, è una visita per rinfrancare la fede, è un commiato, una nostalgia per una permanenza definitiva presso il Signore che si compirà alla fine della vita.

Con questa consapevolezza anche noi ci mettiamo in cammino verso Roma, lo facciamo come Chiesa cremonese, in questa stagione particolare, di riconoscenza per il servizio ministeriale del Vescovo Dante e di accoglienza del Vescovo Antonio, presto tra noi.

Sac. Roberto Rota

Il segretariato diocesano pellegrinaggi  propone due trasferte a Roma in occasione dell’Anno Santo: quella di febbraio dal 22 al 24 (cliccare qui per i dettagli della proposta per gruppi e per singoli) e quella di ottobre dal 10 al 13.

Tutte le proposte di pellegrinaggi per il 2016

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