“Pandemia: una lettura guidata dalla fede” con mons. Bruno Forte (AUDIO)

L'arcivescovo di Chieti e Vasto, noto teologo, è intervenuto all'incontro diocesano di formazione del Clero cremonese

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“Pandemia: una lettura guidata dalla fede”: su questo tema, di pressante e profetica attualità, si è incentrata la riflessione che mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti e Vasto e noto teologo, ha offerto giovedì 4 febbraio ai presbiteri della diocesi di Cremona, collegati on line per una mattina di formazione, condivisione, preghiera.

L’incontro è stato introdotto dal saluto e dalla preghiera del vescovo mons. Antonio Napilioni, che ha ripreso la supplica da lui composta ed elevata alla Vergine di Caravaggio, co-patrona della diocesi di Cremona, durante la prima ondata della pandemia, recuperando sia il clima di sofferenza che la ha caratterizzata e la caratterizza, lasciando profondi segni e tracce, sia la carica di affidamento, speranza, forza che da Lei può provenire.

Mons. Forte ha quindi introdotto la propria relazione con quelle domande di fondo, che albergano in tutte le menti e in tutti i cuori: “Perché? E che cosa questa vicenda così drammatica può dire a noi, uomini di fede?”.

Prendendo le mosse dalla considerazione di come il mondo prima della esplosione della pandemia fosse all’insegna di una globalizzazione oggettivamente ingiusta, con lo sfruttamento di popoli ed aree svantaggiate (la “cultura dello scarto”, così definita da Papa Francesco), con forti ricadute anche sul piano ecologico e delle relazioni, caratterizzate dallo sviluppo di una visione della vita e del mondo egoistica ed arrogante, ha preso atto di come questo sistema sia andato in crisi, a causa di un microscopico virus.

Da questa situazione scaturisce inevitabile la tragica domanda: “Se Dio c’è, perché tanto male? Questo Dio, se è amore personale, provvidente, prossimo, dove sta ora? Quale è il suo vero volto?”.

Ebbene, il Dio cristiano è un Dio crocifisso: noi crediamo in un Dio che ci ama al punto da farsi compagno del nostro dolore e di caricarsi di esso. E questo amore che lega l’’abbandonante’ all’’abbandonato’ passa attraverso la sofferenza: il discepolo di Cristo è il discepolo della croce. Allora, che immagine di Dio emerge? Arido, freddo, indifferente… o “compassionevole”?

Ecco allora la bellezza e la grandezza del “tocco di Gesù”, immagine mutuata dal Vangelo di Marco: il luogo in cui questo “tocco” raggiunge il vertice è la croce, là dove Dio è entrato nell’abisso della sofferenza. croce che lo Spirito fa diventare esperienza possibile, grazie anche alle straordinarie testimonianze di “prossimità” vissute in questi mesi, che hanno reso visibile un Dio alleato, fedele e presente, che non abbandona. La paura può essere dunque vinta dalla speranza e la solitudine dalla carità. Perché la pandemia da una parte ha reso evidente che non ci si salva da soli, dall’altra ha portato a nuove aperture, nel segno del senso di responsabilità, del dono di sé, del dialogo, della prossimità, della condivisione, per il bene di tutti, grazie a una umanità solidale, che si mette al servizio di tutti, soprattutto dei più poveri.

Mons. Forte ha concluso il suo intervento recitando la preghiera da lui scritta, caratterizzata da forte speranza.

La relazione di mons. Bruno Forte

Dopo i sentiti e cordiali ringraziamenti di mons. Napolioni è stato aperto il dibattito, caratterizzato da vivo apprezzamento, propositività, condivisione di sensibilità e prospettive.

Risposte dell’arcivescovo di Chieti e Vasto al dibattito

TeleRadio Cremona Cittanova
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