Padre Facchetti: «Noi missionari sperimentiamo la ricchezza di umanità di un popolo che affronta le difficoltà della fame con speranza»

Intervista al missionario saveriano originario di Viadana che è parroco in Mozambico: sarà tra i testimoni della veglia missionaria diocesana di sabato al Cambonino

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Il mese missionario, ogni anno a ottobre, porta a guardare a paese lontani, nel segno di un annuncio che spesso diventa anche impegno alla solidarietà. Ma c’è anche chi la missione la vive in prima persona, come carisma e stile di vita, un bisogno irrinunciabile che porta a partire per il mondo per diffondere il messaggio del Vangelo, speranza dove la guerra e l’indifferenza regnano incontrastate. Una storia come quella di padre Andrea Facchetti, partito vent’anni fa da Viadana.

Cresciuto in oratorio e vivendo l’esperienza Scout, a 17 anni prende in mano il Vangelo e inizia a viverlo. Conseguita la laurea in Scienze della Comunicazione, capisce che la sua vita ha bisogno di uno scopo più grande. Così a 25 anni entra nell’istituto dei Missionari Saveriani, «ma prima di allora – confessa – mai mi sarei aspettato di diventare un missionario».

La Parola di Dio e l’incontro con i poveri lo convincono a partire per il Mozambico. È il 2012, e da quel momento la sua casa diventa l’Africa, la sua missione portare speranza a chi pensa di averla persa.

«Vicino al fiume Zambesi esiste una realtà povera nella vita ordinaria, ma tanto ricca di umanità», racconta padre Facchetti, in Italia per un breve periodo di riposo e durante il quale poter rincontrare i propri familiari. Una permanenza a casa durante il mese missionario che gli ha permesso di testimoniare la propria esperienza in molte realtà, tra la quali anche la veglia missionaria diocesana in programma sabato 19 ottobre alle 21 a Cremona, nella chiesa del Cambonino.

«Ho iniziato a fare un po’ di scuola ai bambini, adesso sono diventato parrocco di due parrocchie enormi che distano 120 chilometri», racconta con il pensiero sempre rivolto al Mozambico, dove ancora un Vangelo agli inizi e i missionari accompagnano le comunità nell’esperienza dell’evangelizzazione, dove la vita cristiana diventa «un dare e un ricevere». «Prima conosciamo la gente, impariamo la lingua e da lì – spiega il missionario viadanese – nasce uno scambio di culture, il Vangelo racconta di una vita più bella, più umana. Noi missionari sperimentiamo la ricchezza di umanità di un popolo che affronta le difficoltà della fame con speranza».

TeleRadio Cremona Cittanova
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