Oltre 500 persone a Rivarolo Mantovano per Enzo Bianchi

Al centro della riflessione dell'ex priore di Bose il tema: “Una Chiesa sempre in stato di riforma”

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“Una Chiesa sempre in stato di riforma” è stata al centro dell’incontro con Enzo Bianchi a Rivarolo Mantovano, dove il fondatore di Bose è stato ospite per la 16esima volta in 15 anni. A sorpresa tra i circa 500 presenti anche il vescovo Napolioni che in chiusura ha detto di sottoscrivere quanto detto da Enzo Bianchi sulla Chiesa e Papa Francesco, senza aver paura dei cambiamenti.

In apertura d’incontro, dopo il canto allo Spirito Santo, un passo del Vangelo e la preghiera del Padre Nostro, il parroco don Luigi Carrai ha ringraziato e introdotto la serata ricevendo attestati di stima da Enzo Bianchi, che ha ricordato anche l’amicizia con mons. Napolioni fin da quando era rettore del Seminario regionale di Ancona, considerandolo un pastore come vuole Papa Francesco.

Parlando del tema della “Ecclesia semper reformanda” ha svolto dapprima un excursus storico. Se tale locuzione nel primo millennio implicava un significato solo individuale di adeguamento a Cristo, nel secondo ha assunto, invece, anche un significato istituzionale e di ritorno alla Chiesa degli inizi apostolici. A tutta la Chiesa si chiede “ravvedimento, purificazione, conversione per il ritorno all’amore primitivo”.

È stata nel passato talora fuorviante la posizione dei Padri della Chiesa, per cui essa non deve essere riformata. In realtà essi si riferivano alla roccia del Vangelo su cui la Chiesa poggia: non che non debba essere richiamata nel suo modo di essere.

Citando Gregorio VII e Pier Damiani, Enzo Bianchi ha detto che i tentativi di riforma si erano fatti sentire dopo l’anno Mille, diventando pressanti a partire dal XII secolo, alcuni con successo come Francesco d’Assisi o Domenico da Guzman e altri meno e addirittura tragici come Pietro Valdo.

La situazione era andata degenerando fino a Lutero, quando cui le esigenze di cambiamento si saldarono a una politica di identità nazionale. A Martin Lutero ha riconosciuto di aver avuto una intenzione evangelica, ma ha richiamato anche fatti enigmatici come la giustificazione della guerra ai contadini o che il perseguire gli ebrei non fosse in contrasto col Vangelo.

Dopo il tentativo di Adriano VI e la rottura dirompente della Chiesa, la parola riforma quasi scomparve per ricominciare a comparire negli anni 50 del secolo scorso. È con il Concilio e l’Ecclesiam Suam di Paolo VI che si intraprende la strada della riforma che si fa martellante in Papa Francesco unendosi al concetto di Misericordia.

La Chiesa va riformata in capitis e in membris secondo papa Francesco, che parla di rovesciamento della piramide attuale in cui la punta coincide con il pontefice. Il Vangelo ha la centralità della vita del cristiano e della comunità, contempla una morale che viene dopo l’incontro con Gesù. La Chiesa si fa inclusiva e non escludente. Nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium Papa Francesco ha spiegato bene le sue intenzioni privilegiando la parrocchia come momento di attrazione a Gesù e al Vangelo.

Sull’ecumenismo Enzo Bianchi ha rilevato che la Chiesa cattolica sta facendo grossi passi avanti ma che anche le altre Chiese cristiane hanno bisogno di riforma. Rispondendo ad una domanda di riforma di istituzioni nella chiesa ha affermato che avrà successo se cambiano anche gli uomini, anche sulla scia di quanto ha detto papa Francesco.

Attilio Pedretti

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