Niente può fermare i sogni. A Covo la testimonianza dell’atleta paralimpico Oney Tapia

Il 24 gennaio all’oratorio di Covo serata di riflessione promossa dalle polisportive oratoriane di Covo, Fontanella ed Antegnate. Tra gli interventi anche quello di Mario Donelli, ex calciatore professionista e oggi allenatore

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“Niente può fermare i sogni”. Questo il titolo di una serata formativa organizzata venerdì 24 gennaio all’oratorio San Tarcisio di Covo dalle polisportive oratoriane di Covo, Fontanella ed Antegnate con il patrocinio dei rispettivi comuni. Presentato da Gigi Lanzani e introdotto dal saluto dei sindaci di Covo, Andrea Capelletti, e di Fontanella, Mauro Brambilla, dell’assessore allo sport di Antegnate, Ivan Brambilla, e del parroco di Fontanella, don Diego Poli, l’evento ha segnato un ulteriore, positivo momento di collaborazione fra le tre parrocchie, anche in vista della creazione di una futura unità pastorale.

Protagonista Oney Tapia, 43enne atleta paralimpico di origini cubane, ex giocatore di baseball all’inizio degli anni duemila, ex primatista del mondo, tre ori agli europei paralimpici nel lancio del disco e nel getto del peso e medaglia d’argento alle paralimpiadi di Rio de Janeiro nel lancio del disco, che ha raccontato la sua esperienza di vita ad una platea formata da bambini, ragazzi e genitori.

Prima di lui però, a parlare al pubblico offrendo la propria testimonianza di vita è stato Mario Donelli, ex calciatore professionista, oggi allenatore. Nel suo curriculum, anche le esperienze con i “Milan Academy” in Australia ed in Giappone. “La nostra mission – ha detto – è riempire di gioia e di passione. Ai miei ragazzi dico di non smettere mai di sognare”.

Un concetto, quest’ultimo, che è stato sviluppato anche da Tapia, la cui vita è cambiata radicalmente un giorno di maggio del 2011 quando sul lavoro (faceva il giardiniere a Treviglio) un ramo l’ha colpito causandogli la perdita della vista. Carattere estroverso e piglio da intrattenitore nato, Oney ha raccontato la sua esperienza e partendo da quella ha invitato tutti a riflettere e a piangersi addosso il meno possibile, “Perché in fondo – ha detto in un passaggio del suo intervento – la vita è un gioco e bisogna imparare a giocare”. “Il 25 maggio 2011, giorno del mio incidente – ha esordito – si è spenta una luce e se n’è accesa un’altra, è caduta una pianta ed è nato un bosco. Ho pianto, ho urlato ma ho anche ricominciato a fare i primi passi, assieme a mia mamma”.

E poi l’inizio delle attività sportive per non vedenti, il colpo di fulmine con l’atletica leggera, grazie al gruppo “Omero” di Bergamo, e la carriera paralimpica piena di soddisfazioni”. Oney, che ha vinto tanto in pedana, ha parlato anche delle sconfitte, dalle quali va tratto un insegnamento. “Se noi stessi non decidiamo quando agire – ha spiegato – anche il miglior psicologo del mondo non riuscirebbe ad aiutarci. Se partiamo dicendo che ce la faremo, siamo già al 50% dell’opera. A prescindere dai problemi, dobbiamo cercare di vivere sereni. E dobbiamo seminare. Semina un’idea e raccoglierai un’emozione, semina un’emozione e raccoglierai un’azione. Se non sogniamo, cari miei, siamo fritti. Quello che oggi noi diamo alla vita la vita ce lo restituirà”.

Luca Maestri
TeleRadio Cremona Cittanova
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