Nel 2023 uccisi nel mondo 20 missionari

Il bilancio dei testimoni della fede nel mondo nell'ultimo Rapporto Fides: il numero più elevato in Africa

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Nel 2023 sono stati uccisi nel mondo 20 missionari: un vescovo, otto sacerdoti, due religiosi non sacerdoti, un seminarista, un novizio e sette tra laici e laiche. È quanto emerge dalle informazioni raccolte dall’Agenzia Fides. Con due missionari uccisi in più rispetto all’anno precedente.

Secondo la ripartizione continentale, il numero più elevato torna a registrarsi in Africa, dove nel 2023 sono stati uccisi nove missionari: cinque sacerdoti, due religiosi, un seminarista, un novizio. In America sono stati assassinati sei missionari: un vescovo, tre sacerdoti, due laiche. In Asia sono morti, uccisi dalla violenza, quattro laici e laiche. Infine in Europa è stato ucciso un laico.

Uno dei tratti distintivi che accomunano la maggior parte degli operatori pastorali uccisi nel 2023 – si legge nel Dossier a cura di Stefano Lodigiani – è senza dubbio la loro normalità di vita: non hanno compiuto cioè azioni eclatanti o imprese fuori del comune che avrebbero potuto attirare l’attenzione e farli entrare nel mirino di qualcuno. Scorrendo le poche note sulla circostanza della loro morte violenta troviamo sacerdoti che stavano andando a celebrare la Messa o a svolgere attività pastorali in qualche comunità lontana; aggressioni a mano armata perpetrate lungo strade trafficate; assalti a canoniche e conventi dove erano impegnati nell’evangelizzazione, nella carità, nella promozione umana. Si sono trovati ad essere, senza colpa, vittime di sequestri, di atti di terrorismo, coinvolti in sparatorie o violenze di diverso tipo.

“Avrebbero potuto andare altrove – si legge nel Dossier –, spostarsi in luoghi più sicuri o desistere dai loro impegni cristiani, magari riducendoli, ma non lo hanno fatto, pur essendo consapevoli della situazione e dei pericoli che correvano ogni giorno. Ingenui, agli occhi del mondo. Ma la Chiesa, e in definitiva il mondo stesso, vanno avanti grazie a loro, che ‘non sono fiori spuntati in un deserto’, e ai tanti che, come loro, testimoniano la loro gratitudine per l’amore di Cristo traducendola in atti quotidiani di fraternità e speranza”.

Secondo i dati in possesso dell’Agenzia Fides, è stato il decennio 1990/2000 il periodo più sanguinario con un totale di 604 missionari uccisi. Il numero risulta sensibilmente più elevato rispetto al decennio precedente per diversi fattori, tra cui il genocidio del Rwanda (1994) che ha provocato almeno 248 vittime tra il personale ecclesiastico. Nel decennio 1980/1989 hanno perso la vita in modo violento 115 missionari. Tale cifra però – scrive Fides – è senza dubbio in difetto poiché si riferisce solo ai casi accertati e di cui si è avuta notizia. Negli anni 2001-2022 il totale degli operatori pastorali uccisi è di 544.

“Nell’anno che si conclude (il 2023, ndr), i missionari, le operatrici e gli operatori pastorali cattolici uccisi sono stati almeno venti. E anche alla fine di quest’anno, come ogni anno, l’Agenzia Fides fa memoria di loro”.

“Un atto consueto, ripetuto ogni volta con stupore e gratitudine. Non per dovere d’ufficio, non per abitudine. Perché le storie accennate anche quest’anno nel dossier curato da Stefano Lodigiani non danno mai ‘assuefazione’. A esse non ci si abitua”. Lo scrive Gianni Valente, direttore dell’Agenzia Fides, a commento del Dossier sui Missionari Uccisi nell’anno 2023. “Molti di loro – prosegue Valente – sono stati ammazzati in luoghi e situazioni segnati da conflitti. Sono stati uccisi da soldati di eserciti regolari, da miliziani di bande armate fuori controllo, da gruppi di terroristi, da sbandati con il mitra. Nelle propaggini disperse di guerre oscurate. Nelle metastasi disseminate in tutto il mondo dal cancro della Guerra mondiale ormai non più ‘a pezzi’ che dissangua la vita di popoli interi, come ripete con ostinazione il magistero di Papa Francesco”.

Il direttore di Fides propone qualche storia. Quella di don Isaac Achi, ucciso dalle fiamme durante l’assalto di un gruppo armato alla sua parrocchia, in Nigeria; o quelle della 18enne Janine Arenas e del 24enne Junrey Barbante, studenti filippini coinvolti nelle attività della Cappellania universitaria della Mindanao State University, uccisi da una bomba fatta esplodere nella palestra dell’ateneo dove si stava celebrando una messa.

“La nuova guerra mondiale in atto esige il sangue dei poveri, reclama il sacrificio umano di moltitudini di innocenti”, scrive Valente. “E le povere vite spezzate dei venti operatori e operatrici pastorali uccisi nel 2023 incrociano il destino del mondo. Hanno a che fare con la possibilità di salvezza o di dannazione che si affacciano all’orizzonte di tutti. Il loro sangue si mescola al dolore muto e rimosso delle innumerevoli vittime sacrificali nei nuovi mattatoi della storia”.

M. Chiara Biagioni (AgenSir)

TeleRadio Cremona Cittanova
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