Mons. Napolioni: «Nel rapporto tra uomini e donne il futuro della Chiesa e del mondo»

Lunedì 6 febbraio Messa del vescovo a Rivolta d’Adda per la festa del beato Francesco Spinelli, il fondatore delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento

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Il prossimo 21 giugno saranno 25 anni anni dalla beatificazione di don Francesco Spinelli, il fondatore delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento, festeggiato lunedì 6 febbraio presso la Casa madre dell’Istituto. Ma quella che si è svolta alla presenza del vescovo Napolioni non è stata la commemorazione del passato, quanto il rinnovato invito a una santità che chiama tutti a essere «protagonisti umili ma necessari dell’oggi», secondo le diverse vocazioni, nell’armonia di un rapporto tra uomini e donne -, e tra preti e suore – da cui dipende il futuro.

Le celebrazioni per la festa liturgica del beato Spinelli a Rivolta d’Adda hanno preso avvio ufficialmente nel pomeriggio, quando il vescovo Antonio Napolioni ha incontrato le Adoratrici ospitate presso Casa “Santa Maria”, la struttura che ospita le religiose anziane o malate. Un momento intimo e di affetto che si è concluso con la preghiera del Vespro.

Quindi per tutti l’appuntamento è stato nella chiesa di Casa madre, dove sono conservate le spoglie del Fondatore. Qui alle 17.30 mons. Napolioni ha celebrato l’Eucaristia. Presenti tanti amici dell’Istituto, alcuni degli ospiti di Casa Famiglia e, naturalmente, le Suore Adoratrici, con la superiora generale, madre Isabella Vecchio, affiancata dal Consiglio. In prima fila anche le autorità del territorio.

Parecchi i sacerdoti concelebranti, della diocesi di Cremona e non solo. E come ormai tradizione hanno voluto essere presenti anche le Suore Sacramentine, fondate da madre Gertrude Comensoli insieme al beato Spinelli.

Ad animare la celebrazione con il canto c’era la corale “Santa Cecilia” di Nosadello insieme alla “Corale Laurenziana” di Arzago d’Adda sotto la direzione di Ivan Losio.

All’inizio della Messa il saluto a mons. Napolioni da parte di madre Isabella, che ha fatto propria la benedizione scritta nel 1893 da padre Spinelli per il Vescovo. «Si senta amato e accolto», ha detto la generale, prima di rivolgere un pensiero ai sacerdoti, «prediletti del nostro Padre fondatore».

Nell’omelia il Vescovo ha voluto soffermarsi anzitutto sul rapporto maschio-femmina, nella consapevolezza che «il futuro della Chiesa dipende dal rapporto nuovo, profondo e corretto tra preti e suore, quanto il futuro del mondo dipende dal rapporto nuovo, profondo e corretto tra uomini e donne».

Mons. Napolioni ha rimarcato la bellezza del rapporto tra uomini e donne che hanno incontrato Gesù, auspicando la costruzione di una armonia perfetta tra preti e suore. Interrogandosi su quale sguardo sulla donna e quale immagine di Chiesa avesse il fondatore delle Adoratrici, ha quindi citato Papa Francesco per sottolinare l’importanza di avere uno sguardo anche “femminile” sulla Chiesa e sul mondo.

E ritornano ancora sul rapporto tra preti e suore, ha individuato nelle consacrate le sorelle dei sacerdoti. Vocazioni diverse per le quali è necessario imparare le distanze, senza confondere i ruoli: non madri, non serve, ma sorelle appunto. E guardando a questo speciale rapporto fraterno mons. Napolioni ha fatto riferimento al vescovo Dante, che può contare proprio sulla sorella come compagna di viaggio.

Prendo spunto dalla Parola di Dio, e in particolare dalla prima lettera di san Pietro apostolo (3, 8-17), nella quale si invita ad adorare il Signore “nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”, dopo aver riflettuto sul differente modo di adorare tra uomini e donne, il Vescovo ha invitato ad adorate «Cristo nel cuore gli uni degli altri» e non solo nel «tabernacolo privato nel proprio cuore».

Il grano evangelico (Gv 6, 51-58) ha suggerito, invece, l’immagine di cristo come “pane vivo”. «Diventiamo tutti ascoltatori, adoratori e missionari, capaci di mettere in moto le nostre energie», ha quindi affermato mons. Napolioni rivolgendo lo sguardo a una Chiesa che solo così può rinnovarsi davvero. «Non guardando al futuro secondo i nostri calcoli – ha infine ammonito – ma in base al sogno di Dio che conduce la storia». Da qui dunque l’impegno a essere «protagonisti umili ma necessari dell’oggi che siamo chiamati a vivere».

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Biografia del beato Spinelli

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Nato a Milano il 14 aprile 1853 da genitori bergamaschi a servizio dei Marchesi Stanga, Francesco cresce bravo e vivace e, come S. Giovanni Bosco, è pieno di gioia quando attira gli altri bambini organizzando spettacolini di marionette.  Quando è libero, la mamma lo conduce a visitare poveri e ammalati e lui è felice di amare e aiutare il prossimo, come insegnato da Gesù.

Nasce la vocazione, e Francesco studia a Bergamo, e viene ordinato sacerdote nel 1875.  In quello stesso anno si reca a Roma per il Giubileo, e in S. Maria Maggiore ha una visione: uno stuolo di vergini che adorano Gesù Sacramentato. Don Francesco capisce il progetto della sua vita, ma aspetta il momento giusto per realizzarlo.

Tornato da Roma, svolge attività educative e una scuola serale presso l’ oratorio di don Palazzolo, un’apostolato fra i poveri nella parrocchia dello zio don Pietro, l’insegnamento in Seminario e la guida di alcune comunità religiose femminili, fino a quando nel 1882 recatosi a S.Gervasio d’Adda (CR) incontra una giovane ragazza, Caterina Comensoli, che desidera diventare religiosa in una congregazione che abbia come scopo l’Adorazione Eucaristica.

Don Francesco può così realizzare quel sogno visto in S. Maria Maggiore. Il 15 dicembre 1882 le prime aspiranti suore entrano in una casa che sarà il primo convento, in via S. Antonino a Bergamo. Quel giorno l’Istituto delle Suore Adoratrici ha inizio.  Intanto si aprono nuove case e le religiose accolgono handicappati, poveri e ammalati.

Tutto va bene fino a quando, per una serie di spiacevoli equivoci, don Francesco è costretto ad abbandonare la diocesi di Bergamo, e il 4 aprile 1889 si trasferisce in diocesi di Cremona, a Rivolta d’Adda, dove le sue figlie hanno aperto una casa. Il sacerdote non può più governare l’Istituto, e così la fondazione si divide: madre Comensoli fonda la congregazione delle Suore Sacramentine, don Francesco quella delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento.

Ottenuta la giusta approvazione, le Adoratrici prendono vita. Esse hanno il compito di adorare giorno e notte Gesù nell’Eucarestia e di servire i fratelli poveri e sofferenti, nei quali “Ravvisare il Volto di Cristo”.  Gesù è la fonte e il modello della vita sacerdotale di don Francesco, dal quale prendeva forza e vigore per servire gli altri.

A Rivolta si piega a cercare Cristo fra gli infelici, gli emarginati, i respinti, e dove c’è un bisogno di qualsiasi tipo: scuole, oratori, assistenza agli infermi, agli anziani soli.

I suoi prediletti sono i portatori di handicap, per i quali nutre un affetto di padre. Per loro, oltre all’assistenza, si prodiga per farli organizzare in semplici lavori per sollecitare la loro capacità e promuovere una maggiore autonomia personale. Crede in loro e non li tratta come dei “minorati”.

Accoglie i giovani del grosso borgo cremonese, nella casa madre, ed è felice di trovarsi con loro e farli divertire.  Circondato da vastissima fama di santità, raggiunge l’amato Dio, il 6 febbraio 1913.

Viene dichiarato beato da Giovanni Paolo II il 21 giugno 1992,nel Santuario Mariano di Caravaggio.

Beato Francesco Spinelli, sacerdote
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