Mons. Napolioni: «Generatrici di una novità di vita che non rende sterili»

Il 18 dicembre il Vescovo ha presieduto l'Eucaristia a S. Imerio, a Cremona, prima del congedo della statua della Madonna Pellegrina di Fatima

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Una settimana intensa di spiritualità mariana per guardare a Cristo e centrare su di Lui la vita e le scelte di ogni giorno, per una conversione che si fa missione. È stata vissuta così nella parrocchia di S. Imerio, a Cremona, la presenza della statua della Madonna Pellegrina di Fatima. L’immagine della Vergine, accolta l’11 dicembre alla presenza del vescovo emerito Dante Lafranconi, è stata salutata prima del congedo il 18 dicembre alla presenza del vescovo Antonio Napolioni.

L’occasione è stata la celebrazione presieduta, in mattinata, dal Vescovo di Cremona nella quarta domenica di Avvento.

La liturgia è iniziata con il saluto del parroco, don Giuseppe Nevi, che salutando il Vescovo ha voluto fare un bilancio della ricca settimana che ha aiutato a ripercorre il «cuore dell’esperienza cristiana con cinque grandi passi». Anzitutto un maggior slancio nella preghiera, ascolto da cui nasce la conversione: un vero e proprio cambiamento di mentalità che significa anche «prendendosi cura della propria crescita umana e spirituale». Il terzo passo quello della penitenza, che significa anche far diventare Dio il signore della propria vita. Da qui l’invito a prendere parte all’azione salvifica di Dio e alla consacrazione, nella consapevolezza che Maria è tramite attraverso il quale tutto arriva a Gesù Cristo. «Maria sta preparando il suo popolo – ha affermato don Nevi –, lei che vince il male» e chiama a una battaglia che non è solo spirituale, visto che – come ricordava san Giovanni Paolo II – il peccato diventa anche struttura.

La celebrazione, alla presenza del vicario don Michele Rocchetti, è stata animata con il canto dal coro parrocchiale. Sull’altare anche una folta delegazione dei Templari Cattolici d’Italia, presente con i membri del Priorato di S. Michele.

Nell’omelia il Vescovo – anch’egli un po’ di S. Imerio, essendo a metà tra la parrocchia di via Aporti e la Cattedrale – ha sottolineato come la Parola compie ciò che lo Spirito ha realizzato in Maria. «Gesù Cristo diventa carne, la nostra! È in noi che viene generato», ha detto mons. Napolioni.

Il brano evangelico di Matteo (Mt 1,18-24) ha posto sotto l’attenzione il tema del generare. In un contesto storico, come quello attuale, in cui le nascite sono in continuo calo. «Non sappiamo più generare – ha affermato il Vescovo –. E non solo biologicamente! È il segno di una paura del futuro, di una fatica a metter su famiglia, di dare lavoro ai giovani, di riorganizzare la società in maniera che sia davvero cristiana, cioè amante della vita e generatrice di vita, aperta al futuro, perché Dio ci attira verso di sé dandoci la forza di assomigliargli giorno per giorno». E ancora: «Se i cristiani non sono continuamente quelli che generano novità di vita siamo sterili!».

Ma come fare a non essere sterili? Mons. Napolioni ha guardato a Giuseppe, segno di chi si abbandona al Mistero. Questo per il Vescovo il modo migliore per prepararsi al Natale: lasciandosi plasmare dal Signore e accogliendo il suo invito a “non temere”, ripetuto nella Bibbia ben 365 volte, «come se lo ripetesse ogni giorno».

Poi l’attenzione è andata a Maria. Chiamata dalla devozione popolare con tanti nomi, ma sempre la giovane di Nazareth. E richiamando proprio alle tante e diverse immagini della Vergine presenti nella basilica dell’Annunciazione, mons. Napolioni ha voluto sottolineare come ella sia la madre dell’unità, della Chiesa e dell’umanità nuova. Maria, dunque, come modello, madre, immagine e primizia della Chiesa. Nella consapevolezza che, come ha sottolineato il Concilio Vaticano II, la Vergine non può mai essere staccata da Cristo, dalla Chiesa e dal mondo.

Le parole rivolte a Giuseppe “non temere di prendere con te Maria” diventano così l’invito per ciascuno a «non temere di prendere con te la Chiesa: di oggi, di ieri e di domani». E qui il forte appello del Vescovo a essere parte dell’unica Chiesa, senza mai dividere o selezionare. «Tutti siamo in ascolto della fantasia dello Spirito – ha affermato –, tutti abbiamo bisogno del dialogo incessante, sofferto e affascinante, come in famiglia». Ecco dunque che «comanda chi ha più saggezza, chi più la mette in circolo, chi più ascolta, chi più capisce, chi più ama, chi più dona la vita, chi più muore e risorge per gli altri. Questo Cristo ci ha insegnato e ci rende capaci di vivere!». Da qui l’incito a fidarsi fino in fondo dello Spirito Santo, «ci darà Lui – ha concluso il Vescovo – la capacità di generare il futuro più bello».

Al termine della Messa in tanti hanno voluto sostare ancora per qualche istante davanti all’immagine della Madonna, che nel primo pomeriggio di domenica 18 dicembre ha lasciato Cremona per continuare la sua peregrinatio a nella diocesi di Vigevano.

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L’accoglienza della statua Madonna pellegrina di Fatima

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