Mons. Napolioni al Movimento di Comunione e Liberazione: “Che disponibilità volete dare a questa Chiesa?”

Lunedì 15 febbraio in Cattedrale Messa del vescovo Antonio in occasione dell'11° della morte di don Giusanni e del 34° del riconoscimento pontificio della Fraternità

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“Siete proprio uomini e donne di grande fede” perché “volete bene al più scout dei Vescovi”. Ha scherzato così mons. Napolioni nella Messa celebrata la sera di lunedì 15 febbraio in Cattedrale per il movimento di Comunione e Liberazione. Ma non è mancata una richiesta ben più seria: “Che disponibilità volete dare a questa Chiesa?”. Perché, ha detto nell’omelia, “bisogna vedere in che direzione va il movimento”.

Il primo incontro ufficiale tra il nuovo Vescovo di Cremona e i membri del movimento ecclesiale Comunione e Liberazione si è svolto in occasione della tradizionale Messa celebrata nell’anniversario della morte del fondatore, don Luigi Giusanni, (l’undicesimo) e del riconoscimento pontificio della fraternità (ricorrenza numero trentaquattro). Una celebrazione svolta un po’ in anticipo rispetto al solito, a motivo del fitto calendario di impegni di mons. Napolioni che il 22 febbraio (giorno della morte di don Giussani) sarà a Roma per il pellegrinaggio diocesano del Giubileo della Misericordia. È stato lo stesso Vescovo a scusarsi per il forzato anticipo all’inizio della Messa dopo che don Davide Pezzali ha dato lettura delle intenzioni Messa.

Tra i concelebranti anche don Antonio Moro (parroco della parrocchia di Cristo Risorto in Cassano d’Adda), don Eugenio Pagliari (parroco in solido dell’unità pastorale di Malagnino), don Fabio Sozzi (vicario a Viadana), don Luca Bosio (vicario a Rivolta d’Adda), don Davide Ottoni (collaboratore a Soresina) e il segretario vescovile don Flavio Meani, alla presenza anche dei sacerdoti della Cattedrale: il parroco mons. Alberto Franzini e il collaboratore mons. Antonio Trabucchi.

Ad animare con il canto la celebrazione il coro “don Cesare Zaffanella” (già coro “San Facio”) diretto da Barbara Leopizzi e accompagnato all’organo Mascioni da Camillo Fiorentini. A riempire la navata centrale del Duomo gli aderenti del Movimento: adulti, ma anche giovani e ragazzi.

“Le tue parole, Signore, sono spirito e vita”. Su questo versetto biblico il Vescovo si è in particolare soffermato nell’omelia prendendo spunto dalle Letture, e sottolineando il grande amore di Dio, nel quale è dunque possibile abbandonarsi con piena fiducia. “Meditiamo la Parola – ha affermato – nel profondo del cuore, là dove si nascondono le nostre paure più segrete. Lasciamola arrivare a curare le nostre ferite; non come una consolazione a buon mercato, ma come questa grande scommessa della fede. Signore, tu sei tutto, tu sai tutto, tu puoi tutto e non ti chiedo più altro miracolo che quello di accorgermi di te, di vederti in ogni istante, di riconoscerti in ogni volto, di poterti seguire con la mia debolezza. Non mi metterò in testa io di essere santo, a modo mio, o a modo degli altri”.

Poi il riferimento a don Giussani, chiamato quasi santo dal Vescovo che ha precisato: “Mi veniva da dire san Giussani. Non credo che egli studiasse da santo. Il Signore ce lo rivelerà. A voi lo ha già rivelato, perché per voi lo è già: ha già un riflesso purissimo e credibile dell’amore di Dio”.

Quindi uno sguardo alla misericordia di Dio, incline molto di più alla ricompensa che non alla punizione: “La sua aritmetica – ha detto mons. Napolioni – è a favore della misericordia. Ma non approfittiamoci contando noi in anticipo quanti peccati e quante mancanze, quante omissioni o quanti punti abbiamo totalizzato nel cammino verso il Paradiso. Il Paradiso dobbiamo cercarlo adesso. Dobbiamo accorgersi adesso che la realtà nella sua fragilità, fatta di affamati e di solitudine – e quante ce ne sono oggi! – è abitata da lui. E lo troviamo lì, e ci attira lì, e ci dà appuntamento lì: non tra i migliori, non tra i perfetti, ma tra gli scarti della società. E se anche a noi capita di essere scartati dalla società sappiamo che Cristo è il grande scartato reso pietra angolare da Padre. E ben venga dunque: perché solo con quelle pietre lì si fanno cattedrali come questa”. Da qui l’augurio “di vivere questi giorni di memoria e di celebrazione con gratitudine, con fiducia, sapendo che il Signore ha in serbo santi sempre più stupefacenti di quanto noi possiamo immaginare, sapendo che siamo sempre all’inizio dell’esperienza cristiana, sapendo che è bene restare dilettanti nella sequela, umili discepoli, apprendisti dell’amore di Dio”.

Da ultimo il Vescovo ha concluso: “Ringraziamo perché abbiamo incontrato dei maestri e se ci è chiesto di fare la nostra parte raccontiamola a chi incontriamo, sì con la fierezza della fede, ma anche con la cura di non disperdere nulla di ciò che il Signore ha seminato in chi ci sta accanto. Allora sì che saremo un vero movimento. Non basta essere il movimento: bisogna vedere in che direzione va il movimento. Non ogni movimento va nella direzione del Signore. Lasciate che il vostro essere in movimento ogni giorno venga rigenerato dalle sue parole che sono spirito e vita”.

Durante la Messa, in particolare nella preghiera dei fedeli, il pensiero è andato anche ai defunti del Movimento, in particolare don Giussani e i sacerdoti cremonesi don Natale Bellani e don Cesare Zaffanella. E non è mancato neppure un ricordo, nelle parole del Vescovo, di don Giuseppe, il prete “più ciellino” della sua diocesi d’origine: “Quello che – ha affermato mons. Napolioni – quando arrivò giovane viceparroco in Cattedrale mi scoraggiò per la sua timidezza e smisi di andare a Messa per qualche anno. Poi, invece, è diventato un grande amico e mi ha dato una testimonianza straordinaria di fede nella malattia, fino alla morte”.

Al termine della Messa ha preso la parola l’avvocato Paolo Mirri, responsabile diocesano di CL, che ha ringraziato il Vescovo “per le parole che ci ha detto, perché ci riportano al cuore della nostra fede, che è fare esperienza di Cristo non dentro a un discorso, ma in incontri ben precisi”. Non è mancato neppure un riferimento alla propria esperienza personale: “Se il Cristianesimo a un certo momento mi ha affascinato – ha ricordato – quando stavo per scartarlo, è proprio perché ho incontrato delle persone che erano più contente, più gioiose, più serie nella vita. Questa è l’attrattiva che ancora oggi vivo”. Da ultimo il riferimento alla richiesta espressa dal Vescovo ai responsabili del Movimento prima della Messa: “Che disponibilità volete dare a questa Chiesa?”. “Siamo aperti a tutto – ha affermato Mirri – nella sequela di Cristo attraverso la sua persona. Come figli siamo qua e come figli la vogliamo seguire proprio camminando insieme in Cristo”.

Parole a cui il Vescovo ha risposto scherzando: “Che la realtà superi ogni fantasia lo dimostra il fatto che volete bene al più scout dei Vescovi e quindi siete proprio uomini e donne di grande fede. Ma essere scout o essere di Cl sono circostanze, la realtà è essere di Cristo e in Cristo: questo ci unisce al di là di ogni diversità immaginabile”.

Dopo la Messa un momento di incontro personale tra il Vescovo e quanti erano presenti in Chiesa, a cominciare dal gruppo di ragazzi che ha accolto mons. Napolioni fuori dalla sagrestia con un suggestivo canto di montagna.

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