Mons. Napolioni ai militari: “Siate come il centurione sotto la croce, con il dito puntato verso l’amore, la verità e la bellezza della vita”

Lunedì 7 marzo Forze armate e di polizia in Cattedrale per la consueta Messa in preparazione alla Pasqua. A presiederla per la prima volta il vescovo Antonio.

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L’augurio del vescovo Antonio ai militari e alle forze di polizia radunati in Cattedrale per la consueta celebrazione in preparazione alla Pasqua è stato con lo sguardo rivolto all’imponente affresco della Crocifissione, dipinto in controfacciata. Quasi riportando all’oggi quel centurione sotto la croce (il sottufficiale di un tempo e il maresciallo di oggi, ha detto) ha rivolto a tutti i presenti l’augurio “di essere questo dito puntato verso l’amore, la verità e la bellezza della vita”.

Nella mattinata di lunedì 7 marzo la Cattedrale di Cremona si è riempita di uomini e donne in divisa, in servizio e in congedo. Esercito, polizia, carabinieri, guardia di finanza, vigili del fuoco, polizia penitenziaria. Davvero non mancava nessuno. Ai piedi dell’altare i labari delle associazioni combattentistiche e d’arma. Sull’altare due carabinieri in alta uniforme.

In prima file la autorità civili e militari: il prefetto Paola Picciafuochi, il questore Gaetano Bonaccorso, il comandante provinciale dell’Arma Cesare Lenti, quello delle Fiamme Gialle Alfonso Ghiraldini, il comandante del X Reggimento genio guastatori della Col di Lana Massimo Bendazzoli e il comandante dei Vigili del Fuoco Filippo Fiorello. In fascia tricolore il presidente del Consiglio comunale di Cremona, Simona Pasquali, affiancata dal comandante della Municipale, Pier Luigi Sforza, e da quello della polizia provinciale, Massimo Barborini.

Accanto al vescovo Napolioni, che per la prima volta ha presieduto questa celebrazione a Cremona, c’erano i cappellani dei vari corpi: don Stefano Peretti (Polizia di Stato), padre Tiziano Sterli (Carabinieri), don Enrico Pirotta (Guardia di finanza), don Roberto Musa (Polizia penitenziaria), il parroco della Cattedrale mons. Alberto Franzini (Polizia locale del Comune di Cremona) e don Andrea Aldovini (Esercito), che ha aperto la celebrazione con il saluto al Vescovo con un chiaro riferimento all’Anno giubilare indetto da Papa Francesco.

Al centro dell’omelia del Vescovo alcune “parole d’ordine” – ha detto mons. Napolioni richiamando il gergo militare – per poter entrare nella senso della vita. Perché per orientarsi non basta il comando di un siperiore, ha detto ancora il Presule, figlio di un tenente degli Alpini, come egli stesso ha ricordato all’inizio della Messa.

Una riflettura iniziata rileggendo la prima lettura (Is 65,17-21), che mostra un Dio all’opera, che mette a punto una nuova città in cui l’ordine è perfetto. “Il Signore non ci lascia soli”, ha ricordato il Vescovo che poi si è soffermato sul Vangelo (Gv 4,43-54). Proprio la figura del funzionario del re, che chiede a Gesù la guarigione del figli, è stata lo spunto per guardare a gli “uomini in divisa che hanno sempre dato il loro contributo alla società e hanno il compito di testimoniare che l’ordine è possibile. Non solo di ottenerlo con la forza!”. Proprio a loro ha quindi rivolto un richiamo a curare la bellezza di tutta la vita: pubblica e privata. E qui il pensiero è andato allo “slancio di servizio” che ha porta, anche fuori servizio, persino a dare la vita per gli altri. “Questo fa onore a chi porta la divisa e si ricorda di portarla dentro anche quando la toglie”. “Ma siamo orriditi – ha proseguito – da chi la infanga, da chi si serve del ruolo che riveste”.

“Ci affascina la coerenza e ci scandalizza la corruzione – ha continuato il Vescovo. – Siamo qui per fare Pasqua, cioè per passare di nuovo dalla mentalità minimalista (di chi dice: che importa, fan tutti così, non ci si può far niente) a una mentalità adulta, di uomini e donne che, insieme, secondo la missione che ciascuno ha ricevuto, credono nell’ordine e non lo impongono con la forza, ma lo testimoniano con la bellezza del proprio servizio. Minuto per minuto: quando mi vedono gli altri, quando mi vedono i figli, quando mi vede solo Dio”.

Mons. Napolioni ha poi rivolto un pensiero particolare alle famiglie di ciascuno dei presenti: “Non abbiate timore di aprire il cuore di casa, dei problemi che affrontate, delle insoddisfazioni che vi accompagnano a questa presenza amorevole del Signore”.

“Mentre sembra che prevalgano i segni di morte una speranza rinasce”, questa la buona Pasqua auguata dal Vescovo. “Fate Pasqua con le vostre famiglie e le vostre comunità sentendo che non è un rito vuoto, ma una sorgente alla quale possiamo davvero dissetarci per sentire quella forza di cui abbiamo bisogno per essere credibili e fecondi”.

Dopo le Comunioni tutti si sono messi sull’attenti per la Preghiera alla Patria.

Dio Onnipotente ed Eterno, cui danno gloria il cielo, la terra e il mare, ascolta la nostra preghiera.

Giurando fedeltà alla Bandiera, abbiamo promesso amore e servizio alla Patria, nel ricordo del sacrificio di chi è caduto perché noi vivessimo in un mondo più libero e più giusto.

Donaci, o Signore, la forza di custodire e difendere il bene prezioso della pace e, in comunione di spirito con tutti coloro che lavorano e soffrono, donaci la gioia di dare il nostro contributo, per la serenità delle nostre case, per la prosperità della nostra terra, per il bene dell’Italia. Amen.

Subito dopo, prima della benedizione finale, mons. Napolioni ha invitato tutti a voltare lo sguardo indietro per guardare all’imponente affresco della Crocifissione, dipinto in controfacciata della Cattedrale. In particolare l’attenzione si è focalizzata sul centuarione: il maresciallo, il sottifficiale del tempo, ha detto il Vescovo. Proprio guardando a questo soldato, che ha riconosciuto il Figlio di Dio nel Cristo appeso sulla croce, ha affermato: “Vi auguro di essere questo dito puntato verso l’amore, la verità e la bellezza della vita”.

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