Domenica 15 settembre, dalle ore 9 alle ore 10.30 e dalle ore 14 alle ore 17.30, il complesso monastico di San Sigismondo, in largo Bianca Maria Visconti, a Cremona, aprirà le sue porte consentendo straordinariamente di accedere anche agli ambienti normalmente non fruibili per le regole di clausura, quali le cappelle laterali, il presbiterio e, soprattutto, il chiostro e il refettorio. Vi sarà anche la possibilità di visite guidate, organizzate dall’Associazione Amici del Monastero senza necessità di prenotazione (durata delle visite guidate di circa 45 minuti con partenza ogni 15 minuti). Si tratta di un evento gratuito ma con la possibilità di lasciare un’offerta a supporto delle attività di manutenzione della chiesa e del monastero domenicano.
Per chi lo desidera sarà inoltre possibile partecipare alle celebrazioni domenicali con la comunità monastica: alle 11 la Messa e alle 18 il canto dei Vespri. Entrambe le celebrazioni saranno presiedute dal nuovo cappellano del Monastero, don Giuseppe Manzoni.
Anche le “Casalinghe di San Sigismondo” saranno presenti con il consueto tavolo di dolci e confezioni artistiche di lavanda coltivata in monastero per offrire ai turisti un ricordo della visita.
L’apertura straordinaria del complesso monastico avviene due volte all’anno: il 1° maggio, nella memoria liturgica di San Sigismondo, e la terza domenica di settembre, nel ricordo della dedicazione della chiesa, avvenuta proprio il 15 settembre 1600 per opera del vescovo Cesare Speciano.
«La terza domenica di settembre – ricordano le monache domenicane di Cremona – non ha una semplice valenza folcloristica, ma porta in sé un significato altamente spirituale. Per felice coincidenza il 15 settembre di quest’anno coincide proprio con la data della Dedicazione. La chiesa di San Sigismondo, infatti, è stata solennemente dedicata a Dio e riservata all’assemblea liturgica il 15 settembre del 1600. La chiesa di pietre è figura della Chiesa, è un richiamo alla comunità e alla comunione. Come un edificio non potrebbe stare in piedi se tutti i materiali di cui è composto non fossero tenuti saldamente insieme, così tutti i membri della Chiesa, “comunità di fede, di speranza e di carità” (LG 8), debbono vivere e operare in una sincera e costante solidarietà e comunione».
Locandina dell’evento del 15 settembre
La dedicazione della chiesa: 15 settembre 1600
Probabilmente nel quadro della riorganizzazione ecclesiale a seguito del concilio di Trento, che vede in Diocesi l’incremento della dedicazione di chiese (Cattedrale compresa: 2 giugno 1592) si colloca anche la dedicazione della chiesa di S. Sigismondo a 137 anni dalla sua fondazione.
Il vescovo di Cremona Cesare Speciano la dedicò il 15 settembre 1600, come attesta l’iscrizione scolpita sulla base della terza lesena di destra (partendo dal coro):
Divo Sigismondo martiri / burgundionum regi dicatum / templum monachorum heremitarum / divi Hieronimi de observantia / solemni ritu Consecravit / Cæsar spetianus episcopus Cremonensis / et xl dierum indulgentiæ / annua Consecrationis / die donavit / m.d.c. die xv septembris
Cesare Speciano, vescovo di Cremona, consacrò con rito solenne il tempio dei monaci eremiti osservanti di san Girolamo dedicato a san Sigismondo martire re dei Burgundi e assegnò 40 giorni di indulgenza nel giorno anniversario della consacrazione il 15 settembre 1600.
La costruzione della chiesa e del monastero
Il 25 ottobre 1441 Bianca Maria, ultima erede dei Visconti, andò sposa a Francesco Sforza, figlio del condottiero Muzio Attendolo: Bianca Maria portava con sé una dote sontuosa, che comprendeva la città di Cremona; e per questo motivo la cerimonia di nozze, fastosa come si addiceva all’importanza dell’avvenimento, si svolse nella piccola, antichissima chiesa di S. Sigismondo, posta poco lontano dalla città.
Vent’anni dopo, il 20 giugno 1463, Bianca Maria volle ricostruire il monastero e una nuova grande chiesa sul luogo della cappella antica che aveva visto le sue nozze, come preghiera – recita il codice di donazione – “per l’incolumità dell’illustrissimo consorte, e nostra, e dei nostri figli”, e come ringraziamento a Dio per i grandi benefici concessi a lei e a Francesco, durante la loro esistenza. Monastero e chiesa furono affidati ai monaci Girolamini.
Bianca Maria morì nel 1468 e a quella data i lavori erano certamente già cominciati sia per ciò che riguarda la chiesa sia il monastero; la duchessa, nel suo testamento, dispose infatti l’obbligo, per gli eredi, di provvedere al finanziamento dell’impresa, che sarà però di fatto abbandonata fino all’avvento al potere di Ludovico il Moro. Solo nel 1488, infatti, il duca di Milano decise di riprendere i lavori e di pagare finalmente ai monaci il denaro che era loro dovuto. Sulla fabbrica calò di nuovo il silenzio. Solo nel 1517 si hanno di nuovo notizie della chiesa: una bolla di papa Leone X che dispose l’incremento patrimoniale dell’abbazia. I lavori si protrassero, probabilmente, ancora per qualche anno: certamente erano ormai compiuti nel 1535, quando cominciò la campagna decorativa che ha reso la chiesa uno dei gioielli della pittura rinascimentale cremonese e lombarda.
Soppresso il monastero dei Girolamini verso la fine del ‘700, chiesa e monastero divennero sede di parrocchia fino al 2007, quando il complesso tornò monastico e ospitando la comunità di clausura dell’Ordine dei Frati Predicatori, meglio note come Domenicane, (Monastero “S. Giuseppe”), trasferitesi a Cremona da Fontanellato (PR).
Ulteriori informazioni sul sito www.diocesidicremona.it/monasterodomenicano.
Il complesso di San Sigismondo
Durante l’apertura del complesso monastico di San Sigismondo del 15 settembre si potrà ammirare da vicino la notevole Ultima Cena di Tommaso Aleni, realizzata nel 1508 e custodita nel refettorio del monastero. Il dipinto è uno dei capolavori del pittore e documenta l’accurata rielaborazione delle sollecitazioni artistiche milanesi ispirate non solo al Cenacolo leonardesco, come si evince dalla suddivisione in gruppi di tre dei discepoli, ma anche alla ricerca prospettica di Bartolomeo Suardi, detto Bramantino, che si coglie perfettamente nella resa del pavimento. Non mancano, inoltre, i riferimenti ai modelli veneti di Marco Marziale nel volto di Cristo, e centro-italiani, come il peruginismo nelle fisionomie di alcuni personaggi (a Cremona è documentata la presenza della Pala Roncadelli di Perugino dal 1494) e la ripresa del linguaggio ferrarese di Lorenzo Costa.
Oltre al capolavoro dell’Aleni si potranno apprezzare anche alcune delle testimonianze più significative e poco fruibili del manierismo cremonese, come il sorprendente affresco eseguito da Camillo Boccaccino nella conca absidale e la monumentale pala d’altare dedicata a Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza firmata da Giulio Campi.