Martedì l’anteprima del documentario su don Mazzolari e il suo impegno nel salvare gli ebrei durante la guerra

Ad aprire il filmato il suono del violino della Shoah. Durante la serata proposto l'inno di don Primo Mazzolari

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Anche il vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, sarà presente nella serata di martedì 13 settembre a Bozzolo, nella piazza antistante la chiesa parrocchiale intitolata al servo di Dio don Primo Mazzolari, per l’anteprima del film-documentario “Don Primo Mazzolari – Una piccola, inestimabile memoria” realizzato dalla Rai.

Non potrà, invece, essere presente il vescovo Antonio Napolioni, impegnato a Roma in un corso residenziale promosso dalla CEI per i nuovi vescovi.

Il documentario, girato nei mesi scorsi a Bozzolo, guarda alle storie di Oskar Tänzer e Leone Benycar, ebrei salvati, con le proprie famiglie, dalla persecuzione raziale. Naturalmente con riferimento proprio a don Primo Mazzolari, uno degli artefici del salvataggio di famiglie ebraiche nella seconda guerra mondiale. Le scene vedono protagonisti i luoghi storici di Bozzolo, dove comparse locali hanno favorito la ricostruzione degli scenari della cittadina mantovana in epoca bellica.

Accanto al protagonista del filmato, il sopravvissuto Oskar Tänzer, saranno presenti i produttori Rai, con la regista Fedora Sasso e l’interprete Giovanni Paolo Fontana, alcuni rappresentanti della Comunità ebraica italiana con Aldo Norsa (presidente dell’Istituto Franchetti di Mantova) insieme alla madre Licia e i membri della Fondazione “Don Primo Mazzolari”, della Parrocchia e del Comune di Bozzolo, oltre naturalmente ai testimoni bozzolesi degli eventi. Non mancherà neppure il direttore di Famiglia Cristiana, don Antonio Sciortino.

Il film, prodotto da Rai Cultura e Rai Storia, andrà in onda la sera si sabato 17 settembre, alle 21.10, su Rai Storia (canale 54 del digitale terrestre).

La serata intende essere un omaggio alla figura del servo di Dio don Mazzolari, che ha servito la comunità di Bozzolo per 27 anni, dal 1932 al 1959: periodo segnato dal dramma della seconda guerra mondiale, vissuto con la forza inesauribile e creativa della carità cristiana. L’anteprima nazionale del documentario non sarà solo occasione per Bozzolo di venire alla ribalta nazionale, ma anche per approfondire la conoscenza del parroco don Primo, autentico testimone di una fede che si fa servizio per ogni vita umana, oltre ogni steccato e chiusura.

Il filmato, tra l’altro, sarà accompagnato dal suono del violino della Shoah, messo generosamente a disposizione dalla famiglia cremonese Carutti e dal Comune di Cremona: si tratta di uno strumento appartenente a un ragazzo ebreo, suonato ad Auschwitz e ritrovato dopo anni di oblio. A suonarlo, all’inizio del documentario, il maestro Paolo Ghidoni di Mantova. Proprio per questa produzione è stato composto dal maestro cremonese Federico Mantovani un brano, intitolato “Hésed” (Misericordia).

Durante la serata, inoltre, sarà presentato l’inno di don Primo Mazzolari, su esecuzione dei maestri Pier Paolo Vigolini e Valentino Salvini.

 

La vicenda della famiglia Tänzer

L’incontro tra la famiglia ebrea Tänzer e don Mazzolari avviene nel 1943. Nel mese di febbraio la famiglia Tänzer è sfollata e trova ospitalità a Bozzolo.

Arrestato in seguito alle leggi razziali, il capo famiglia è internato. La moglie è così costretta a gestire una difficile situazione familiare con tre figli a carico. Dopo qualche mese, però, anche l’uomo ottiene il trasferimento in confino a Bozzolo e raggiunge il nucleo familiare.

Verso la fine di ottobre del 1943 si presentano alla porta di casa tre uomini: sono il podestà Giovanni Rosa, il maresciallo dei carabinieri Antonio Sartori e il parroco don Primo Mazzolari. Il podestà comunica di aver ricevuto ordine da Mantova di inviare l’elenco degli ebrei residenti sul territorio e di essere costretto a segnalare la loro presenza. Perciò, li invita a fuggire nel giro di tre giorni, il tempo che lui si sarebbe preso per inviare la lista, fingendo un’assenza da Bozzolo per malattia. Il maresciallo rassicura la famiglia circa la massima collaborazione da parte sua e don Mazzolari annuncia di aver già trovato una famiglia bozzolese, assolutamente affidabile, disposta a nasconderli al sicuro in una cascina. Il parroco esprime il suo rincrescimento di non poterli accogliere in canonica, ma la sua casa è sotto controllo dai tedeschi e il suo nome è al centro di troppi sospetti per l’impegno in favore di altre persone in pericolo. Sia il podestà sia il maresciallo concordano che la proposta di don Primo è la più sicura e consigliano di accettarla in fretta.

Mentre la famiglia medita il da farsi, il più piccolo dei figli, Oskar, si reca a Milano con documenti falsi, procurati tramite il podestà, e lì gli viene offerta una soluzione ancora più radicale: la fuga in Svizzera. La famiglia sceglie questa opzione estera, che permette di non mettere in pericolo gente del paese. Prima di partire, i Tänzer lasciano i loro averi a don Mazzolari che li custodisce con cura per tutto il periodo bellico e glieli rende persino rinnovati alla fine del conflitto.

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