«Liberaci dal male che ci assedia», a Caravaggio l’affidamento dell’Italia a Maria (VIDEO e FOTO)

Il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto al Santuario di Santa Maria del Fonte la preghiera promossa dalla Conferenza episcopale italiana

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Un atto di fiducia. Come quello che, impauriti, abbiamo sperimentato nella rassicurante tenerezza delle braccia che ci hanno accolti in questo mondo. Così, nella tiepida serata dell’inizio di maggio, il Santuario di Santa Maria del Fonte presso Caravaggio ha raccolto un’intera nazione, duramente provata da un’emergenza che nessuno pensava potesse fare tanto male. Un gesto di affidamento alla Madre di Dio, celebrato sobriamente in terra lombarda a nome di un popolo che in Lei ha riscoperto una sorgente limpida e profonda. È questo il senso della proposta che la Cei e il suo presidente, il cardinale Gualtiero Bassetti, hanno fatto propria interpretando la sollecitazione di tanti credenti: un corale atto di affidamento dell’Italia alla Vergine in tempo di pandemia, invocazione accorata da un territorio drammaticamente colpito nel contagio.

Trasmessa dall’emittente televisiva Tv2000 e dai canali social della diocesi di Cremona, la preghiera in santuario è stata presieduta dal vescovo Napolioni, affiancato dal rettore monsignor Amedeo Ferrari. Iniziata al canto dell’inno alla Vergine, la liturgia ha ripercorso la passione di Cristo nella contemplazione dei Misteri dolorosi del Rosario. Ma ha scelto di farli precedere dalla simbolica accensione di una luce dinanzi all’immagine di Maria venerata in Santuario, perché – come ha pregato il vescovo – «dove c’è incredulità fiorisca la fede, dove c’è disperazione fiorisca la speranza, dove c’è egoismo fiorisca la carità».

E nella preghiera di affidamento alla Madre di Cristo ha voluto raccogliere la sofferenza di tutti e di ciascuno, nell’intreccio delle vicende che hanno sconvolto quella che da tutti era ritenuta normalità.

«Sostieni le famiglie smarrite, soprattutto le più povere, stringi al tuo seno i bambini, prendi per mano i giovani, rendi sapienti i genitori, da’ vigore agli anziani, salute agli ammalati, pace eterna a chi muore».

Davanti allo Speco del Santuario si è fatto memoria del dolore che ancora pulsa nei cuori, delle assenze inattese e crudeli. «Santa Maria, non c’è lacrima che tu non asciughi», ha pregato il vescovo ricordando quanti continuano a prodigarsi in questo tempo difficile svolgendo il loro lavoro: medici, infermieri, politici, forze dell’ordine, volontari e scienziati. E la supplica a Maria non ha potuto dimenticare quanti temono per l’incertezza del loro lavoro.

La recita del Rosario è stata scandita da cinque lettori: un giovane medico operante all’ospedale di Treviglio (ora ospitato presso il Centro di Spiritualità del Santuario), due laiche, un giovane e una religiosa. Storie diverse di impegno parrocchiale, associativo o professionale. Ad ogni decina del Rosario una intenzione speciale ha orientato la preghiera, un pensiero tratto dagli interventi di papa Francesco ha reso ancora più vivida la presenza di Maria.

La basilica del Santuario, così bella nella notte di Caravaggio, e la memoria che custodisce, si sono fatte grembo accogliente per le parole e i pensieri di molti. La preghiera del Papa ha concluso la liturgia senza dimenticare alcuno. Nessuno poteva mancare. E non poteva essere taciuto l’osceno scandalo di scelte politiche internazionali che offendono il dolore dell’umanità in questo tempo di pandemia: «Maria Santissima, tocca le coscienze perché le ingenti somme usate per accrescere e perfezionare gli armamenti siano invece destinate a promuovere adeguati studi per prevenire simili catastrofi in futuro».

 

Il libretto della preghiera

 

 

Photogallery della celebrazione

 

 

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