L’esibizione del Coro delle voci bianche del Teatro alla Scala per i vescovi Antonio e Dante

Il concerto si è tenuto in una affollatissima Cattedrale nella serata di domenica 7 febbraio. All'organo l'ottimo maestro cremonese Fausto Caporali

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La prima settimana del vescovo Napolioni a Cremona si è conclusa in maniera davvera eccellente: domenica 7 febbraio, in una Cattedrale affollata come nelle grandi occasioni, si è tenuto il concerto del Coro di voci bianche dell’Accademia del Teatro alla Scala. Un evento di alto valore culturale voluto dalla diocesi in collaborazione stretta con la Fondazione Arvedi-Buschini per dare il benvenuto al nuovo pastore della Chiesa cremonese e per ringraziare mons. Dante Lafranconi  dopo 14 anni di intenso servizio pastorale. Entrambi i presuli erano seduti in prima fila affiancata dal vicario generale, mons. Mario Marchesi e dal parroco della Cattedrale, mons. Alberto Franzini.

Proprio quest’ultimo, all’inizio del concerto, ha fatto gli onori di casa presentando il coro, composto da poco meno di cinquanta ragazzi e ragazze, il direttore Bruno Casoni e l’organista Fausto Capolari, volto noto in città per la sua importante attività concertistica, ma anche per essere da molti anni il titolare dell’organo Mascioni del massimo tempio cittadino, vero e proprio mago dell’improvvisazione. Mons. Franzini ha ricordato che l’ascolto della buona musica non è solo un godimento estetico, ma una profonda avventura spirituale che porta lo spirito umano a schiudersi al divino.

La serata ha avuto inizio con un brano d’organo, la BWV 147 scritto negli anni giovanili da Johann Sebastian Bach, cui è subito seguito il corale dolce e intenso , dello stesso autore, Jesus bleibet meine Freude  (Gesù rimane la mia gioia).

Caporali ha poi eseguito le Litanies di Jehan Alain, una delle figure più significative del Novecento organistico, un brano austero che echeggia modi gregoriani. E sempre dello stesso autore è stata eseguita dal coro, con l’ausilio del flauto di Federica Mandaliti, la Messa Modale scritta dal compositore e organista francese nel Natale del 1938 per la chiesa di Saint-Nicolas a Maisons-Laffitte. Una messa ricca di nuances e di mistero che crea sempre un’atmosfera di profonda e serena di spiritualità.

Nel repertorio del Coro di voci bianche del Teatro alla Scala non poteva mancare una pagina di Giuseppe Verdi, l’Ave Maria, preceduta da una vibrante parafrasi elaborata dallo stesso Caporali. Si tratta di un mottetto in origine per soprano ed archi. In lingua volgare, traduzione di un testo liturgico attribuito a Dante Alighieri, questo brano rimanda a lezioni palestriniane, nel quadro comunque di una ricercata armonia tardo-ottocentesca.

Sono seguiti di Felix Mendelssohn-Barholdy tre mottetti: il Veni Domine, il Laudate pueri e il Dominica II post Pascha. Brani estremamente romantici nell’interazione fra canto corale e organo con echi di modelli gregoriani.

La serata si è conclusa col pezzo forse più struggente e maestoso: la Carità di Gioacchino Rossini interpretata dalla giovanissima e valente soprano Barbara Massaro. Davvero eccezionale Caporali che prima dell’esibizione corale ha offerto una introduzione e fuga per solo pedale che ha lasciato estasiasta la folta assemblea.

Al termine della serata hanno preso la parola i due vescovi. Mons. Napolioni ha espresso parole di elogio e di gratitudine per aver dischiuso le porte della grazia del canto, ma anche della fanciulezza che spinge a guardare il futuro con speranza: «La lode a Dio che questa sera abbiamo innalzato – ha precisato – ci insegna ad ammirare tutta la bellezza che circonda». Da parte sua mons. Lafranconi ha affermato che il concerto – vera e propria armonia di voci – è certamente di buon augurio perchè il suo servizio episcopale ormai terminato e quello del vescovo Napolioni all’inizio possano ben armonizzarsi: «Per questo – ha concluso – vi chiediamo l’aiuto della preghiera».

 

Photogallery (foto Chiodelli)

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