La Via Crucis dei lavoratori

Nella serata del 27 marzo cammino di preghiera e riflessione promosso dalle Acli cremonesi

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La Via crucis dei lavoratori organizzata dalle Acli cremonesi per la serata di martedì 27 marzo si è svolta lungo un tragitto di sei tappe, con soste presso luoghi simbolici per il mondo del lavoro: ad ogni tappa si è alternata una testimonianza del mondo del lavoro. La processione è stata guidata da don Antonio Agnelli, assistente spirituale delle Acli, affiancato da Carla Bellani, presidente provinciale.

Percorrere la Via Crucis significa, per le Acli, condividere le fatiche dei lavoratori ma anche impegnarsi a costruire un’economia di giustizia che faccia del lavoro un diritto primario per la vita e non un privilegio. Troppe persone e famiglie, oggi, sperimentano la precarietà, lo sfruttamento, la disoccupazione. Soffrono la perdita di dignità umana, l’assenza di tutele; vivono l’insicurezza del presente e l’impossibilità di immaginare del futuro. Portano ogni giorno una croce pesante che li schiaccia e opprime. Nella passione di Cristo rivive anche tutta la passione che travaglia il mondo del lavoro che attende risposte concrete e di speranza.

Alla partenza in via Brescia, davanti la chiesa di San Bernardo, si è data spiegazione del senso di questa Via crucis con le parole di denuncia di papa Francesco, il quale insiste sul fatto che “vivere del sangue della gente” sfruttando i lavoratori è “peccato mortale”: un peccato molto diffuso anche ai giorni nostri. “Come cristiani – ha sottolineato don Agnelli – crediamo che anche la preghiera sia una forza misteriosa che può generare speranza e nuove prospettive in una realtà che può sembrare chiusa”.

La seconda tappa è stata davanti l’ingresso dei ferrovieri, in via Brescia, dove si sono ricordate le vittime sul lavoro e il disastro ferroviario di Pioltello. In Italia tra i lavoratori regolari si registra una media di tre morti al giorno sul lavoro; in aggiunta vanno considerati anche i molti decessi non conteggiati in quanto lavoro nero. Queste morti non sono frutto della fatalità, ma colpa di un sistema che decide consapevolmente di non investire risorse nella sicurezza dei lavoratori. Purtroppo – è stato ricordato – la tendenza attuale è quella di una diminuzione delle risorse destinate ai controlli: la dignità dell’uomo lavoratore deve invece essere messa davanti al profitto economico.

Successivamente la processione si è fermata davanti al supermercato Penny dove si è voluto sottolineare lo sfruttamento e le nuove schiavitù sul lavoro. Oggi – è stato sottolineato – troppo spesso i diritti dei lavoratori sono ridotti al minimo e si è disposti ad accettare qualsiasi condizione pur di mantenere il lavoro. Spesso la condizione economica porta ad accettare qualsiasi condizione sentendosi persino dei privilegiati anche solo per il fatto stesso di avere un lavoro: al lavoratore, però, non va garantito solo uno stipendio, ma anche tutele, i diritti a vivere una vita in famiglia e a mantenere spazi di libertà personale.

La sosta a sostegno di chi è in difficoltà per mancanza di lavoro è stata davanti alla chiesa dei frati Cappuccini. La riflessione è stata sull’attività della San Vincenzo: un’opera che ormai non riesce a risolvere i problemi, ma solo a “tamponare” situazioni critiche. Si è messo in risalto come oggi vi siano molti giovani che si rivolgono alle strutture per chiedere aiuto e non solo chi tradizionalmente si ritrovava in difficoltà economica come le persone anziane. Questo è un fenomeno preoccupante perché le famiglie non riescono più a mantenersi economicamente e la crisi continua a farsi sentire per il futuro delle persone. Un ulteriore problema è il circolo vizioso che porta le persone senza lavoro dentro a un sistema di esclusione ed emarginazione delle persone dallo stesso mercato del lavoro.

La tappa davanti alla sede provinciale delle Acli è stata occasione per ricordare la dignità dei lavoratori sfruttati e licenziati per il puro profitto. Si è evidenziata l’alienazione che le diverse forme di lavoro possono portare mettendo al centro il dio denaro che porta alla cultura dello scarto. Al centro del lavoro deve esserci ogni uomo e ogni donna. Un pensiero particolare è stato riservato ai giovani disoccupati che non devono perdere la speranza tentando vie alternative sbagliate al lavoro.

L’ultima tappa è stata al centro del Ri-Uso di Emmaus dove si è riflettuto sul lavoro come generatore di una nuova economia. L’esperienza di Emmaus si pone come esempio di dono e servizio: le persone della comunità Emmaus che sono state escluse dalla società, anche spesso per loro errori, con questo lavoro sostengono la realtà che li accoglie tramite proprio quello che viene scartato dalla società. È così che l’economia dello scarto si trasforma in qualcosa che genera benessere per tutti a partire da chi è stato scartato: anche Gesù “pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo”.

Al termine della serata i ringraziamenti e i saluti di don Antonio e di Carla Bellani, che ha anche sottolineato come questa nuova iniziativa della Via crucis dei lavoratori intendesse essere un’occasione per mettere al centro le problematiche oggi diffuse nel mondo del lavoro che oggi vengono troppo messe da parte anche nel dibattito pubblico e politico. “Questa serata è stata un segno piccolo: noi però crediamo alla forza dei segni piccoli, noi crediamo alla piccolezza e non alla potenza, crediamo alla profezia”. Il senso della serata è stato anche quello di sentirsi vicino alla sofferenza che attraversa tutto il mondo del lavoro e che tutti i giorni viene sperimentata anche alle Acli nell’aiutare i problemi dei lavoratori purtroppo che non sempre si possono risolvere. La presidente delle Acli ha sottolineato come “risolvere il problema del lavoro vuol dire risolvere i problemi di un’economia che uccide, che non fa vivere le persone: anche il papa ci parla di una rivoluzione culturale e ci invita a cambiare l’economia e i suoi valori. Ci sono tanti piccoli segni come quelli che vengono da tutte le nostre associazioni, piccoli segni di cambiamento e resurrezione che coinvolge anche le strutture e la politica”. Infine ha concluso con la speranza pasquale perché “crediamo in questa resurrezione che deve essere una conversione della mente, una conversione ecologica del sistema, una conversione dell’economia che non è più sostenibile soprattutto per i più poveri perché fa arricchire solo i più ricchi”.

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