La verità delle news può custodire la pace

In occasione della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, intervista a Giacomo Ghisani, nuovo presidente di TRC

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In occasione della 52ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali abbiamo intervistato Giacomo Ghisani, vicedirettore generale della Segreteria per la comunicazione vaticana istituita da papa Francesco, e da poco nominato presidente di TeleRadio Cremona Cittanova, la cooperativa cui fanno capo i media diocesani.

Un cremonese lavora da anni in Vaticano, presso la Segreteria per la comunicazione di recente istituzione. Un punto di osservazione davvero particolare. Giornata mondiale per le comunicazioni sociali. Perché?

«Per rendere più efficace l’apostolato della Chiesa. D’altronde, è proprio ciò afferma l’Inter Mirifica: con tale decreto del Concilio Vaticano II sugli strumenti delle comunicazioni sociali Paolo VI istituì, nel 1963, questa Giornata – l’unica stabilita dal Concilio – che quest’anno giunge alla 52.ma edizione sul tema: “La verità vi farà liberi” (Gv 8,32). Fake news e giornalismo di pace”. È un punto importante, perché nel suo messaggio Francesco ci dice che il giornalismo oggi deve impegnarsi ad “indicare soluzioni alternative all’escalation del clamore e della violenza verbale”, nell’ottica di un servizio alla verità e non agli interessi particolari».

La comunicazione richiede risorse, investimenti. C’è chi pensa ci siano ambiti pastorali più importanti…

«In realtà, al cuore della missione della Chiesa c’è proprio l’annuncio della “buona novella”, un annuncio che vuole raggiungere tutti, in ogni parte del mondo, e che pertanto ha bisogno di forme e strumenti costantemente aggiornati. U Comunicare il Vangelo vuol dire non escludere nessuno e per fare questo occorrono mezzi adeguati».

Siamo nel vortice delle trasformazioni di strumenti e dinamiche della comunicazione. Cosa permane e cosa dovrà cambiare?

«Ciò che permane è il Vangelo: l’annuncio che ci ha testimoniato Gesù più di 2mila anni fa. A cambiare, invece, sono gli strumenti dell’evangelizzazione, affinché – come diceva San Giovanni Paolo II – essa sia “nuova nell’ardore, nuova nei metodi, nuova nelle espressioni”. Oggi, la comunicazione della Chiesa guarda molto alle nuove tecnologie, in continua evoluzione, proprio per intercettare il linguaggio e le esigenze dei fedeli, che mutano nel tempo. Una Chiesa presente nell’ambito dei nuovi mezzi di comunicazione è una Chiesa presente nel mondo. Ed è con questo obiettivo che, nel 2015, papa Francesco ha istituito il Dicastero per la Comunicazione, proprio per adeguare il sistema comunicativo della Santa Sede allo sviluppo dei media digitali, ai fattori della convergenza e dell’interattività, assicurando una gestione unitaria e integrata dei mezzi di comunicazione».

A proposito di cambiamenti: ci sono analogie tra le scelte operate dalla Santa Sede e quelle che stiamo affrontando in diocesi di Cremona?

«Il cambiamento principale riguarda il digitale. Guardiamo a Vatican News: è il nuovo portale unificato e multimediale che informa gli utenti in tempo reale sull’attività del Papa, del Vaticano e della Chiesa nel mondo. Lanciato a dicembre 2017 in sei lingue, oggi ne ha aggiunte altre dieci, con testi, video, foto ed audio, senza dimenticare le dirette in streaming. A questo si aggiunge il grande sviluppo dei social network: l’account Twitter del Papa, @Pontifex – diffuso in nove lingue – sfiora i 18 milioni di followers in inglese ed i 17 milioni in spagnolo, mentre su Instagram Franciscus è seguito da 5,5 milioni di utenti. Anche la diocesi di Cremona si sta orientando verso lo sviluppo di un nuovo modello di comunicazione integrato e multimediale, capace di captare i nuovi linguaggi ed i nuovi stili comunicativi della contemporaneità. Come la Chiesa universale, anche la Chiesa particolare si fa carico dell’esigenza di convergenza ed unitarietà nella comunicazione. Naturalmente, i contenuti restano sempre quelli evangelici perché è nuova la forma del comunicare, ma è antica la missione».

Un consiglio per le comunità cristiane in questo ambito?

«Quello di praticare “la cultura dell’incontro”, come ci insegna Papa Francesco. Oggi, le comunità cristiane devono assumersi la responsabilità di costruire la pace. E possono farlo anche attraverso gli strumenti di comunicazione sociale, affrontando la sfida di vincere l’indifferenza e di costruire ponti».

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