Nella mattinata di sabato 30 gennaio, ad un anno esatto di distanza dalla scomparsa di Gianluca Firetti, il giovane di Sospiro morto di osteosarcoma lo scorso anno, il nuovo vescovo di Cremona mi chiede di accompagnarlo al cimitero, nella mattinata della sua ordinazione. Gian è da lui conosciuto perché un prete marchigiano, suo ex alunno al Pontificio Seminario Regionale di Ancona glielo ha regalato tempo fa. Lui lo ha letto e meditato e una sera mi fa le sue considerazioni su questa storia di fede e di dolore. Chiama queste esperienze di dolore e di risurrezione “evangelizzazione”. E così, con partenza dal Seminario, verso le 9,30 arriviamo al cimitero di Sospiro. Io sono d’accordo con la famiglia per una preghiera e anche con gli amici di Gian, ma nessuno sa nulla. Il Vescovo chiede di non diffondere la notizia prima.
All’arrivo al cimitero la mia Panda è riconoscibile, ma quando scende il vescovo Antonio che abbraccia i genitori di Gian, il fratello Federico, poi saluta gli amici che si sono raccolti insieme, la commozione è forte. Si sta vivendo, grazie a Gian, un momento di grande comunione, per quello che lui ha lasciato, divenendo segno eloquente di quanto il Signore ha scritto nel suo cuore e nel cuore di tanti che lo hanno incontrato, grazie al suo libro “Spaccato in due. L’alfabeto di Gianluca”.
Questo libro sta facendo il giro d’Italia, con molta facilità. Viene acquistato, regalato, presentato, offerto, meditato e pregato. Non lo dico per orgoglio. Lo dico con umiltà, proprio perché non avrei mai immaginato la quantità di incontri (104) che sono stati fatti. “Ai giovani devono parlare i testimoni” dice il vescovo Antonio. E Gian si fa sentire. Questo è anche il senso del testo che, sempre per la San Paolo (collana “storie vere” come “Spaccato in due”) sta per essere pubblicato. Il nuovo libro, dal titolo “Gianluca Firetti, santo della porta accanto”, parla degli ultimi giorni della vita di Gian. Se il primo ha tenuto in vita lui, ed è stato per Gian una gioiosa fatica, questo tiene in vita noi e ci obbliga a non dimenticare la sofferenza del Calvario che si apre a squarci di luce e di risurrezione. Gian è stato un Vangelo gioioso, una porta di misericordia per quelli che lo hanno avviniato. Per questo Gian non è morto disperato, ma affidato. Non se n’è andato sbattendo la porta, ma incamminandosi. Non ha chiuso l’esistenza imprecando per un buio che non si meritava, ma desiderando un incontro con la Luce del mondo, appena contemplata nella gioia del Natale.
Quella di Gian, umanamente, è una storia di dolore. Evangelicamente, una storia di grazia e di bellezza. A soli vent’anni ha dimostrato che si può essere abitati da Dio e dagli uomini. È possibile farsi amare e amare. Per questo ho voluto raccogliere gli ultimi giorni di Gian e quanto, in questo anno, il Signore è andato costruendo in tante comunità pèarrocchiali e civili della diocesi e dell’Italia.
Il vescovo Antonio, al termine della visita a Gian, ha salutato il parroco di Sospiro, don Federico Celini e il sindaco, Paolo Abruzzi con grande semplciità e cordialità.
Il prossimo appuntamento con Gian sarà, sempre a Sospiro sabato 12 marzo alle ore 21 nel teatro comunale dove Federico Benna, con la regia di Danio Belloni, presenterà “Spaccato in due”, come spettacolo teatrale. Un’altra occasione per riflettere e ringraziare, come faceva Gian, per il dono della vita.
don Marco D’Agostino