«La Caritas da sempre aiuta gli ultimi, senza chiedere la nazionalità»

Intervista al direttore don Pezzetti al quotidiano "La Provincia": «Continueremo ad accogliere a nostre spese chi altrimenti finirebbe in mezzo alla strada»

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«Noi non chiediamo la nazionalità, l’origine o la religione: cerchiamo di rispondere ai bisogni di tutti quelli che si rivolgono a noi». Si apre così l’intervista rilasciata da don Antonio Pezzetti, direttore della Caritas diocesana, al quotidiano locale “La Provincia”. «Non ci sono posti per stranieri e posti per italiani. E nemmeno precedenze: noi, da sempre, aiutiamo gli ultimi».

Interpellato dal quotidiano a seguito di recenti polemiche legate ai temi dell’immigrazione, don Antonio ribadisce con decisione e serenità la “mission” della Caritas diocesana, in tutte le forme in cui si esprime sul territorio: dalla casa dell’accoglienza ai centri di ascolto alla casa per i malati di Aids… «Pratichiamo l’accoglienza per dire a tutti che l’accoglienza è un valore – spiega – La povertà esisteva prima che l’Italia diventasse una terra di immigrazione. E la Caritas c’era. Noi, come cristiani, vediamo il Signore nel povero e aiutarlo è parte del nostro vivere il Vangelo».

Una riflessione che si attua quotidianamente senza distinzioni di passaporto. Il sacerdote ricorda che il 40% delle persone che si rivolgono al centro di ascolto della Caritas si sono italiani in difficoltà: «Anche se – osserva – gli italiani hanno spesso una rete di relazioni che li protegge che gli stranieri non hanno».

«Noi – dice ancora nel corso dell’intervista il direttore della Caritas – incontriamo persone, uomini e donne che sul territorio sono in difficoltà». Tra questi anche i richiedenti asilo che perderanno il diritto alla protezione internazionale secondo la nuova legge introdotta dal decreto sicurezza, che le Caritas lombarde hanno deciso di non lasciare sulla strada, pur perdendo il diritto al contributo economico statale. Dunque anche la struttura di via Sant’Antonio del Fuoco a Cremona continuerà ad offrire accoglienza a proprie spese a circa 150 persone escluse dal sistema di accoglienza: «E’ utile a tutti – aggiunge don Antonio – che noi continuiamo ad offrire ospitalità a chi altrimenti finirebbe in mezzo alla strada, costretto a vivere di espedienti o di piccola criminalità».

 

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