L’8 gennaio a Castelleone l’incontro del Vescovo con politici e amministratori

Al centro della riflessione la figura di san Bernardino Realino nel 400esimo della morte

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Già parecchie le adesioni all’incontro che il vescovo Antonio Napolioni terrà, nella mattinata di domenica 8 gennaio a Castelleone, con gli esponenti del mondo politico, amministrativo, economico e sociale del territorio diocesano. Quasi 600 gli inviti spediti dall’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, promotore dell’incontro, guardando all’interno territorio diocesano – dall’area del Cremonesese a quelle del Casalasco-Mantovano alla Bergamasca-Milanese – ma senza tralasciare neppure la confinante diocesi di Crema.

«Essendo quest’anno a Castelleone – spiega Sante Mussetola, incaricato diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro – in sinergia con la parrocchia Ss. Filippo e Giacomo abbiamo voluto allargare l’invito anche all’area cremasca, in particolare coinvolgendo anche l’ufficio diocesano di quella Diocesi, con il responsabile Mario Cadisco».

L’incontro del Vescovo di Cremona con gli esponenti del mondo politico, amministrativo, economico e sociale del territorio diocesano è una tradizione ormai consolidata, anche se quest’anno si caratterizza per alcune novità. Anzitutto la scelta della data all’inizio dell’anno anziché come consueto in Avvento, data l’iniziale coincidenza con la data del referendum costituzionale.

Altro elemento di novità è la scelta della location: non il Centro pastorale diocesano di Cremona, ma una realtà “periferica”. «L’obiettivo – sottolinea Mussetola – è quello di un maggior coinvolgimento dell’intera realtà diocesana, dunque non concentrando le nostre attività solo nella città di Cremona, ma coinvolgendo in modo attivo le diverse zone pastorale».

La scelta proprio di Castelleone è dovuta a un’altra coincidenza: «L’iniziativa si colloca nell’ambito del 400° anniversario della morte di san Bernardino Realino, legato a questa terra per la funzione civile che qui ha ricoperto prima di abbracciare la vita religiosa. Proprio guardando alla sua figura, e nello specifico alla bontà del suo governo, vi sarà modo di sottolineare il modo di stare nel mondo con lo stile del servizio, richiamando il motto del coordinamento pastorale in cui l’Ufficio è coinvolto».

A Castelleone le celebrazioni in onore di san Bernardino Realino nel 4° centenario della morte (avvenuta nel 1616) hanno avuto il proprio culmine sabato 17 dicembre alla presenza di mons. Francesco Cavina, vescovo di Carpi (città natale di san Bernardino). La conclusione sarà appunto l’8 gennaio alla presenza del vescovo Antonio Napolioni.

L’appuntamento sarà a partire dalle 9.15 presso il salone dell’ex Cinema “Leone” di Castelleone, in via Garibaldi 27, dove il Vescovo terrà una riflessione sul tema “Nel mondo con lo stile del servizio alla luce della testimonianza di san Bernardino Realino”.

La mattinata si concluderà quindi con la Messa presieduta dal vescovo Napolioni, alle 11.30, nella chiesa parrocchiale di Castelleone.

La celebrazione con il vescovo Cavina

 

Biografia di san Bernardino Realino

SanBernardinoRealinoNato in una illustre famiglia di Carpi, che per i suoi primi studi gli faceva venire i maestri a casa, fu poi mandato all’Accademia modenese. A 26 anni si laurea in diritto civile e canonico e, sotto la protezione di Cristoforo Madruzzo, Bernardino si avvia sulla strada dei pubblici uffici. Governò con giustizia e onestà il comune di Felizzano e quello di Cassine, nel Monferrato, dopo aver esercitato per due anni l’ufficio di avvocato fiscale ad Alessandria.

A servizio di Ferdinando Francesco Davalos, marchese di Pescara e del Vasto, Bernardino fu inviato a Castelleone come magistrato del feudo, devastato da lestofanti. Se a Felizzano e a Cassine Bernadino aveva lasciato sbalordita la gente per la benevolenza usata con tutti, l’alto senso della giustizia e l’illibata onestà nell’amministrazione del pubblico erario, a Castelleone meravigliò tutti con la sua santità. Vigilò con assiduità alla quiete privata e pubblica; fu mite per natura, ma acerbo contro i delitti; fu discreto nel comando, ma esigente nel fare osservare la legge.

Egli fece della carità l’arma infallibile del suo governo: ai bisognosi diede sempre a piene mani, fino a contrarre debiti quando le sue tasche erano vuote.

Gli evidenti miglioramenti apportati dal Bernardino a Castelleone indussero il marchese di Pescara a designarlo suo uditore e luogotenente generale nei feudi che possedeva nel regno di Napoli (1564). Svolse l’ufficio con la sua solita onestà, ma solamente per tre mesi perché nell’udire predicare, nella chiesa del Gesù Vecchio, padre Giambattista Carminata, tocco dalla grazia, decise di entrare nella Compagnia di Gesù, nonostante i suoi 34 anni.

Nel 1567 è ordinato sacerdote e diventa il maestro dei novizi gesuiti. Sette anni dopo, a Lecce, crea un collegio al quale si dedicherà fino alla morte.

Diventò patrono di Lecce mentre era ancora in vita. Nell’estate del 1616, mentre stava morendo, 42 anni dopo essere arrivato in città, venne visitato in forma ufficiale dai reggitori del Municipio che gli facero richiesta di voler essere il protettore della città. Lui, che tanto aveva fatto del bene a Lecce, acconsentì.

Papa Pio XII lo proclamò santo nel 1947.

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