Intorno all’opera/15 -La Pentecoste di Giulio Campi

Nello scrigno di San Sigismondo un capolavoro che ci coinvolge

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Entrare e non saper dove posare lo sguardo, tanta è la foga nel raccontare, nonostante il rigore della maniera che in questa chiesa si contrappone al Rinascimento della cattedrale. Posta appena fuori Cremona, una volta monastero, ed oggi ritornato luogo claustrale con l’arrivo delle monache domenicane, S. Sigismondo è uno scrigno di fantasiosa decorazione.

In questo luogo, ma non ancora in questa chiesa, si sposarono Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti, il che conferì al monastero quell’importanza che gli permise, a casato ormai evoluto, di rimanere luogo emblematico, e di dotarsi di una di quelle architetture auliche che avrebbero riassunto i migliori dettami del Rinascimento in corso.

Merita una particolare attenzione il grande affresco cinquecentesco di Giulio Campi, che rappresenta la Pentecoste, dipinto sulla volta della prima campata della navata, appena varcata la soglia del portone principale. Tra svolazzi delle tuniche, le geometrie dei cerchi concentrici e l’ardita prospettiva, un bizzarro capolavoro che ha già assimilato tutta la follia ritmica del Manierismo agli esordi. L’imbuto prospettico ci svela un cielo che ci fa ricordare il soffitto della camera degli sposi del palazzo Ducale di Mantova, realizzato circa cento anni prima dal Mantegna. Le fiammelle sembrano lapidei infuocati che una eruzione vulcanica fa cadere dal cielo con una velocità potente e una visione scientifica moderna.

Un cenacolo innovativo, una Pentecoste che non può lasciarci indifferenti, perché ci coinvolge, è il primo avvenimento che ci accade mentre varchiamo la soglia della Chiesa, anche di questa chiesa. Posta sopra le nostre teste sembra metterci al centro. Straordinario questo: il dono dello Spirito Santo è anche per noi, non ci possiamo sottrarre, ci coinvolge e ci rende protagonisti, pure noi come i dodici con lo sguardo verso l’alto. Le meteore che ci piombano addosso sono più del numero degli apostoli, una sarà dunque per noi.

don Gianluca Gaiardi

incaricato diocesano per i Beni culturali

TeleRadio Cremona Cittanova
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