In Seminario l’ultimo saluto a don Bernardino Orlandelli

I funerali sono stati presieduti nel pomeriggio del 4 agosto dal vescovo emerito Dante Lafranconi; quindi il trasferimento della salma a Pomponesco dove continuerà la preghiera di suffragio prima della tumulazione

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«Chiediamo al Signore, per don Bernardino, di poter vedere dall’alto quello che non ha potuto vedere qui in terra: tutto ciò che la sua opera, la sua preghiera e l’offerta della sua sofferenza ha operato. Dio se ne è servito per delle cose straordinarie!». È l’augurio espresso dal vescovo emerito di Cremona, mons. Dante Lafranconi, che nel pomeriggio di venerdì 4 agosto nella chiesa del Seminario di Cremona ha presieduto le esequie di don Bernardino Orlandelli, deceduto giovedì mattina all’età di 85 anni.

Il vescovo emerito, affiancato dal vicario generale don Massimo Calvi e dal rettore del Seminario don Marco d’Agostino, ha portato alla famiglia e alla comunità il cordoglio e la vicinanza del vescovo Antonio Napolioni, impegnato in Portogallo alla Giornata mondiale della gioventù.

Insieme ai famigliari, una rappresentanza del movimento dei Focolari e della parrocchia della Beata Vergine di Caravaggio (di cui don Orlandelli è stato parroco per 15 anni, dal 1998 al 2013), con il parroco don Giulio Brambilla e il vicario don Davide Schiavon, insieme anche a molti altri confratelli. E c’era naturalmente la comunità del Seminario e della Casa del Clero, con cui don Orlandelli ha condiviso gli ultimi anni di vita e di ministero.

Nell’omelia il vescovo emerito Dante Lafranconi, prendendo spunto dalle letture, si è in particolare voluto soffermare sul ruolo del sacerdote, sottolineando l’opera di Dio nell’agire dei consacrati, anche se «a volte è difficile credere che quello che facciamo è attraversato dalla potenza salvatrice di Dio». Un invito, in altre parole, a «credere in noi stessi». Sottolineando poi che «fare memoria» non è solo ricordare il passato, ma «riconoscere l’opera di Dio nel presente». Da qui il richiamo a una «fede che entra nella vita» insieme all’invito a non perdere la fiducia in se stessi quando non si vede germogliare il seme gettato.

«Anche quando si affacciavano i limiti più evidenti nella vita di don Bernardino – ha proseguito Lafranconi – questa fede aveva il suo posto, trovava la sua stabilità, era motivo di conforto e di consolazione. Perché nonostante vengano meno le capacità, le forze e tante altre cose, Dio continua a operare. Ecco perché noi preti abbiamo sempre tanto bisogno di essere sostenuti dalla preghiera e dalla fede del nostro popolo. Perché anche noi, a nostra volta, possiamo diventare un sostegno di fede per tutti i credenti».

Il vescovo emerito ha poi ricordato la vicinanza di don Bernardino al movimento del Focolari. Ricordando poi che l’appartenenza ai gruppi ecclesiali non deve diventare motivo per estraniarsi, «ma è per fare entrare meglio nella nostra esistenza quotidiana quella forza di vita di cui ognuno di noi è rifornito dal giorno in cui è diventato figlio di Dio nel Battesimo. E ciascuno di noi preti è fornito con la grazia dell’ordine sacerdotale».

Quindi, dopo aver citato un passo di Chiara Lubich sul senso della vita, ha concluso: «Caro don Bernardino, tu che hai già fatto questo passaggio, ti pensiamo volentieri che, dopo aver visto il volto sfigurato del Cristo abbandonato, possa tu contemplare ora, per sempre, il suo volto trasfigurato nella gloria: contemplarlo senza fine».

 

Omelia del vescovo emerito Dante Lafranconi

 

Al termine della Messa il feretro è stato trasferito a Pomponesco, suo paese natale: alle 21 nella chiesa parrocchiale la preghiera del Rosario; nella mattinata di sabato 5 agosto, alle 9.30, le celebrazione di commiato e a seguire la tumulazione nel cimitero del paese.

 

Profilo di don Bernardino Orlandelli

Nato a Viadana il 9 novembre 1937, originario di Pomponesco (dove sarà sepolto), don Bernardino Orlandelli è stato ordinato sacerdote il 27 giugno 1964 insieme ad altri 17 confratelli. Dopo essere stato vicario a Sabbioneta, nel 1976 è stato trasferito a Pozzaglio come parroco. Dopo sei anni è diventato parroco di San Giovanni in Croce, dove è rimasto 16 anni. Nel 1985 è stato anche vicario zonale dell’allora Zona pastorale XI.

Nel 1998 il vescovo Giulio Nicolini l’ha trasferito a Cremona, affidandogli la cura pastorale della comunità della Beata Vergine di Caravaggio, la parrocchia accanto all’Ospedale che ha guidato sino al 2013, al raggiungimento del limite d’età previsto.

Negli anni successivi ha svolto il proprio ministero come collaboratore parrocchiale dell’unità pastorale Cafarnao (Binanuova, Ca’ de’ Stefani, Gabbioneta, Pescarolo, Pieve Terzagni e Vescovato), ritirandosi quindi nel 2019 a Villa Flaminia e successivamente nella Casa del Clero in Seminario.

Il decesso è avvenuto all’alba di giovedì 3 agosto, presso la casa di cura Ancelle della Carità di Cremona dove era ricoverato da diverse settimane: l’aggravamento delle sue condizioni di salute lo aveva portato a un ricovero in ospedale circa un mese fa, seguito dal trasferimento nella clinica di via Aselli.

TeleRadio Cremona Cittanova
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